Bisognerà aspettare marzo per scoprire i nomi degli artisti coinvolti nell'evento. La mostra itinerante, giunta alla sua dodicesima edizione, promette di indagare sulle sfide e i fenomeni contemporanei da una posizione privilegiata come Palermo in quanto hub del Mediterraneano. E il Comune intanto cerca altri fondi
Svelata Manifesta 12, biennale d’arte contemporanea «Dalle opere alla scienza, un evento interdisciplinare»
Partito il conto alla rovescia per Manifesta 12, la biennale di arte contemporanea, che farà tappa a Palermo dal 16 giugno al 4 novembre 2018. Alla presenza del sindaco Leoluca Orlando e dell’assessore alla cultura Andrea Cusumano, il team creatore, guidato dalla olandese Hedwig Fijen, ha esposto il concept della mostra itinerante, ancora una volta legato all’impegno politico e sociale. Partendo dalla storia della città, crocevia di culture fin dall’antichità.
Manifesta 12 avrà il titolo di Il Giardino Planetario. Coltivare la consistenza, un modo per portare avanti il progetto di decodificazione dell’Europa che la biennale propone. «Questa edizione, – rivela Ippolito Pestellini Laparelli, creative mediator – sarà assolutamente interdisciplinare. Si chiede cosa è la consistenza e come essa si pensa a Palermo. Ciò grazie a vari profili, non solo del mondo dell’arte, ma anche del mondo della ricerca e della scienza, sia internazionali che locali. Nomi che verranno svelati a partire da marzo».
La dodicesima edizione, in particolare, indagherà «sulle sfide e i fenomeni contemporanei da una posizione privilegiata come Palermo in quanto hub del Mediterraneano». Al contempo «cercherà di mobilitare l’energia della città attraverso progetti legati al settore formativo» continua Pastellini Laparelli. «Palermo – dice il sindaco Leoluca Orlando – già capitale della cultura, con Manifesta si appresta a diventare anche capitare delle culture. La Carta di Palermo diviene simbolicamente l’antefatto di ciò che sarà la biennale. Il Mediterraneano è un continente liquido, che trova incarnazione nell’Orto Botanico, sede di migrazioni vegetali, prima ancora che Palermo diventasse negli ultimi anni città di arrivo per tanti». Proprio l’Orto Botanico diverrà, insieme ad alti luoghi, come la Magione, Palazzo Butera ed altri non ancora rivelati, sede di una parte delle mostre.
Primo passo nella strada verso Manifesta è stato il recupero del Teatro Garibaldi, divenuto sede di una mostra dal titolo Aspettando Manifesta e centro operativo dell’organizzazione. Il teatro, dopo essere stato vandalizzato più volte, nel 2012 è diventato sede di una sessantina di artisti e dal 2017 è quartiere generale di Manifesta 12, insieme a una libreria, una caffetteria e un punto di riferimento per il quartiere Kalsa, epicentro del centro storico voluto dalla biennale.
Accanto al recupero di edifici storici, l’obbiettivo è quello di creare alcuni eventi paralleli di recupero, per questo è già stato presentato, tra gli altri, un piano per lo Zen. Alcuni dei progetti, collaterali saranno rivolti alla partecipazione di coloro che hanno la possibilità di proporre progetti per la città; questi verranno valutati da una commissione non solo secondo il loro valore artistico, ma anche per la possibilità di trasformarsi in opportunità di sviluppo economico. Altri progetti, denominati “555”, sono rivolti a uno scenario internazionale e in particolare alle start up, in modo da renderne più stabile la presenza nel territorio e la collaborazione con le istituzioni. Lo scopo è riuscire a produrre effetti durevoli nel tempo, nuove possibilità di impiego e di recupero della città.
Per la manifestazione il Comune di Palermo ha stanzino più di tre milioni di euro, «già totalmente spesi a sette mesi dell’apertura – ha dichiarato Andrea Cusumano – a cui si aggiungono circa 2,5 milioni da sponsor privati». Probabilmente, secondo l’assessore, non saranno sufficienti.