Sono di legno o di cartone, campeggiano sui muri sopra le montagne di rifiuti o si notano tra le enormi quantità di buste abbandonate. Ormai, la questione dei rifiuti a Catania è diventata una croce che tutta la comunità, compresi coloro che cercano di rispettare l’ambiente, porta sulle spalle in un calvario che sembra non avere fine. Il senso è chiaro ed è tutto condensato nell’ultima protesta nata lunedì mattina da un gruppo spontaneo di cittadini che in queste ore ha apposto delle croci sui cumuli di immondizia con su scritto «io mi rifiuto» con tanto di hashtag. Nessuna sigla legata all’associazionismo, nessuna espressione politica dietro, ma soltanto un gruppo di residenti che vogliono restare anonimi e coinvolgere quante più persone possibili per un messaggio che si levi dall’intero capoluogo etneo. «La nostra è una polemica contro le istituzioni, soprattutto verso il Comune di Catania e la Regione – spiega a MeridioNews una dei residenti che ha aderito alla protesta – Un Comune privo di impianti e che si è dimostrato inetto nel promuovere un corretto servizio della differenziata. Ci può essere la mancanza di educazione civile, ma non è stato fatto niente per fare desistere i cittadini davanti all’abbandono indiscriminato di rifiuti».
Così si sono riuniti e hanno lanciato un messaggio. «Abbiamo utilizzato questo simbolo non per essere blasfemi – precisa – ma perché vogliamo che si metta una croce sopra al problema dei rifiuti. Abbiamo raggiunto un piccolo obiettivo, è un modo di scendere in piazza e mostrare il proprio dissenso, coinvolgendo tutti i cittadini. Dove vediamo una discarica ne piantiamo una: chi vuole, può farlo liberamente». I rifiuti all’ombra dell’elefante che si erge a simbolo della città non fanno quasi più notizia. Sia in periferia che al centro, molti cittadini sono costretti a tenere chiuse le finestre per i cattivi odori o a fare lo slalom tra le discariche che si alimentano ogni giorno di più. A provare ad arginare la situazione è stata la risposta della giunta comunale che, dal canto suo, nel mese scorso ha tolto i cassonetti anche dal centro facendo partire la differenziata porta a porta che però, almeno per il momento, non sembra aver portato i risultati sperati.
«Denunciamo giornalmente, abbiamo mandato pec alla Procura e al ministero, a cui abbiamo più volte fatto presente quella che ormai è un’emergenza sanitaria a tutti gli effetti. I Comuni, non soltanto quello di Catania, vengono messi a conoscenza delle segnalazioni – fa notare la cittadina – ma sembra che non ci sia nessuna voglia di trovare delle soluzioni. Una città senza impianti adeguati per la separazione della differenziata, senza programmazione, con la tassa dei rifiuti altissima. Davanti a tutta questa situazione, piuttosto che andare a cercare gli evasori, aumenta i costi, piuttosto che provare a intercettare dei finanziamenti per porre rimedio alla questione». Quello dell’aumento della Tari, la tassa comunale sui rifiuti, è un argomento soltanto posticipato. Risale allo scorso 30 giugno, infatti, la seduta del Consiglio comunale, con tanto di protesta da parte dei cittadini, sull’aumento del tributo, che però è stato rinviato per via dello slittamento dei termini di approvazione del Bilancio comunale da parte del ministero. Secondo quanto emerge da una fotografia fatta da Cgil e Federconsumatori il costo della Tari a Catania è di 504 euro annui a fronte della media di 386 euro di tutta la Sicilia.
I promotori dell’iniziativa sono decisi a continuare e allargare la protesta. «Siamo già circa 70 persone – continua la cittadina – Non è possibile restare indifferenti davanti a tutto questo. Sicuramente c’è una componente di inciviltà, ma il degrado chiama degrado, per questo le istituzioni devono agire. Dall’altro lato tocca ai cittadini segnalare. Non è tollerabile che di fronte a queste denunce nessuno, Asp compresa, intervenga. Con i turisti costretti ad assistere a tutto questo. Speriamo che la gente prenda spunto da questa iniziativa e dimostri una volta per tutte di essere stanca». Una situazione che ormai sembra cronica e destinata a incancrenirsi, nonostante la partenza della raccolta porta a porta anche nel lotto centro, adesso gestito da Gema, ditta succeduta a Dusty. Le cause dell’emergenza rifiuti a Catania sono diverse. Uno dei motivi potrebbe essere la difficoltà a smaltire rifiuti che si accumulano a quelle delle settimane precedenti.
Sullo sfondo resistono i problemi legati al conferimento in discarica. La piattaforma di Motta Sant’Anastasia è stata chiusa, complice il ricorso al Tar di cittadini che hanno contestato delle lacune nella valutazione dei requisiti del sito di abbancamento. Mentre l’impianto di Sicula, dove buona parte dei Comuni della Sicilia orientale, Catania inclusa, conferiscono i rifiuti, è ormai saturo. Nella piattaforma è presente l’impianto di Tmb dove i rifiuti indifferenziati vengono trattati prima di essere smaltiti. Nelle settimane precedenti molti erano i mezzi delle ditte rimasti fuori dai cancelli, ma ultimamente Sicula accoglie tra le 1200 e le 1300 tonnellate di rifiuti giornalieri. Dopo la lavorazione, l’indifferenziato viene portato nelle disacriche di Gela e di Siculiana, nell’Agrigentino. Smaltire l’indifferenziato costa ai Comuni 240 euro a tonnellata, somma che inevitabilmente si riversa sulle spalle dei cittadini.
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