Il 9 aprile si discute l'ordinanza di custodia in carcere per i ragazzi accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti della 19enne americana. «Il mio assistito è molto provato», dice uno dei difensori a MeridioNews. Nell'interrogatorio i tre si erano contraddetti
Stupro in piazza Europa, fissata l’udienza del Riesame Legale: «Non è come pare, alcune novità faranno luce»
Si terrà il prossimo 9 aprile l’udienza al tribunale del Riesame di Catania contro l’ordinanza di custodia cautela in carcere emessa dalla gip Simona Ragazzi nei confronti dei tre giovani accusati di avere stuprato, la notte dello scorso 16 marzo (tra mezzanotte e l’una) in piazza Europa una 19enne statunitense. «Non è come sembra, non è come è stato detto: ci sono importanti novità che emergeranno in aula e che daranno un’altra luce ai fatti accaduti». Così dice l’avvocato Luigi Zinno che assiste il 20enne Roberto Mirabella. Al momento, il giovane si trova in carcere così come Agatino Valentino Spampinato e Salvatore Castrogiovanni. «Sono in tre carceri diverse e non si incontrano tra loro – precisa il legale a MeridioNews – Il mio assistito non sta bene ed è molto provato».
Nessuna anticipazione su quali sarebbero le novità sulla ricostruzione dei fatti. «Prima del giorno dell’udienza – aggiunge l’avvocato – preferisco mantenere assoluto riserbo sulla nostra tesi difensiva». Spampinato è difeso dall’avvocata Monica Catalano insieme a Giovanni Avila, Mirabella è difeso dagli avvocati Luigi Zinna e Giuseppe Rapisarda mentre a occuparsi della posizione di Castrogiovanni è l’avvocata Maria Luisa Ferrari. «Sicuramente ci confronteremo il giorno prima dell’udienza del Riesame – anticipa Zinno – perché le nostre tesi difensive saranno certamente concordi».
Intanto, la procura di Catania ha richiesto alla giudice per le indagini preliminari un incidente probatorio con la deposizione della 19enne statunitense. «Si tratta di una audizione particolarmente significativa», sottolinea a MeridioNews l’avvocata Mirella Viscuso che assiste la 19enne che è tornata negli Stati Uniti «ma continua a tenere con me contatti costanti». Nessuna informazione su quando e dove si terrà l’incidente probatorio. Insomma, non è detto che la ragazza torni in Italia per confermare le dichiarazioni già rese. Come aveva già spiegato la legale, infatti, si potrebbe anche fare ricorso alla videoconferenza dal consolato con degli interpreti o alla rogatoria internazionale.
Tutti e tre sono accusati di violenza sessuale di gruppo aggravata. «Strattonata ripetutamente, costretta a salire a bordo di una macchina intimandole di stare zitta, tirata per i capelli», il tutto – come scrive la gip dopo avere esaminato gli atti del procedimento – «con la minaccia di agire in tre, in un luogo isolato e abusando delle condizioni di inferiorità psichica (perché la ragazza sarebbe stata sotto effetto di alcolici che anche loro stessi le avrebbero precedentemente offerto, ndr) per costringerla a compiere e subire atti sessuali».
Durante l’interrogatorio di convalida del fermo, Mirabella e Spampinato hanno risposto alle domande della gip, mentre Castrogiovanni si è limitato a rendere delle dichiarazioni spontanee. Le versioni dei tre ragazzi si contraddicono su diversi passaggi: orari, uso della marijuana e percezione dei messaggi vocali inviati dalla vittima a un amico. Tutti e tre ammettono di avere avuto rapporti sessuali con la 19enne americana sia a turno che contemporaneamente e riconoscono anche che la ragazza «era un po’ brilla».
Concordano nel dire che sarebbe stata la ragazza ad approcciare con ammiccamenti e facendo capire che «ci stava, era tranquilla» e che, solo in un primo momento avrebbe detto «non voglio». Negano che la giovane si sia lamentata o abbia detto loro di fermarsi. Ricostruzioni che, però, non collimano con le dieci chiamate che la ragazza ha fatto al 112, con il tentativo di contatto con il 911 (numero unico di emergenze negli Usa) e i diversi messaggi audio con richieste di aiuto e la localizzazione gps inviata a un amico. Negano di avere agito con violenza e, di fronte alle contestazioni mosse dopo avere visto il video – girato da loro e inoltrato alla ragazza che lo ha poi fornito alle forze dell’ordine – uno ammette di averla «toccata leggermente» per i capelli.