A chiedere di fare luce sull'eccidio è il presidente del Senato che stamane ha partecipato a un convegno a Palazzo Steri. Per la seconda carica dello Stato occorre scoprire ancora chi realmente «quel massacro ha ordinato»
Strage Portella, dopo 70 anni manca ancora verità Grasso: «Ci sono molte zone d’ombra da esplorare»
Dopo 70 anni la completa verità sulla strage di Portella della Ginestra «non è stata ancora raggiunta, specialmente su chi quella strage ha ordinato». A dirlo il presidente del Senato Pietro Grasso che ha partecipato a Palermo a un convegno sull’eccidio compiuto dalla banda di Salvatore Giuliano tra i contadini che partecipavano alla festa del lavoro. Al convegno, organizzato dall’Istituto Gramsci siciliano, partecipano storici e studiosi per la rilettura di una delle pagine più oscure del dopoguerra italiano.
«Ricordare – ha detto Grasso – è importante. La mia frequentazione dei fatti di mafia e delle stragi siciliane mi fa dire che non sempre non c’è una causale unica ma causali che si sommano. Difficile per questo avere tutta la verità. Ma l’idea della verità e l’impegno a cercarla ci fanno dormire serenamente». Grasso ha poi rammentato che ci sono direttive della Presidenza del Consiglio sulla rimozione del segreto di Stato e decisioni della Commissione parlamentare antimafia perché tutti gli atti finora raccolti sui fatti di Portella vengano resi pubblici.
«L’Antimafia – ha proseguito – ha deliberato di pubblicare gli atti acquisiti a partire dal 1998. Quelli di prima sono già resi pubblici. Ma ci sono ancora molte zone d’ombra da esplorare. Bisogna che chi sa qualcosa metta a disposizione la propria conoscenza. Si deve pensare non solo agli archivi di stato ma anche a quelli dei singoli ministeri. Su questa ricerca – ha concluso – ci sono stati proficui contatti con la presidente della Commissione antimafia, Rosy Bindi».