Stato-mafia, la deposizione del procuratore Ardita: «Nel ’93 anomalie nel mancato rinnovo del 41 bis»

«Ci sono molte anomalie nelle fasi del procedimento che portò al mancato rinnovo del 41 bis per 334 detenuti nel novembre del 1993». Lo ha detto Sebastiano Ardita, attuale procuratore aggiunto a Messina ed ex direttore, dal 2002 al 2011, dell’ufficio detenuti del ministero della Giustizia, deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia, che si svolge nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. Il giallo del mancato rinnovo dei provvedimenti di carcere duro è stato, come racconta l’Ansa, al centro della sua deposizione. 

«L’istruttoria del Dap per il mancato rinnovo dei 41 bis a novembre 1993 – ha spiegato – fu avviata solo il 29 ottobre precedente, un tempo troppo stretto per procedere in tempo». Ardita si interessò di quei fatti nel 2002.

«In quel periodo – ha raccontato – ricevetti la visita di Gabriele Chelazzi che mi chiese di consultare l’archivio dei documenti sul 41 bis. Collaborai con lui per raccogliere tutta la documentazione. Tra gli atti c’erano anche quelli sulla mancata proroga di alcuni 41 bis nel 1993. A fine 1992 ci sono circa mille detenuti al 41 bis» .

Nel 1992 il direttore del Dap era Nicola Amato che «aveva proposto, tra settembre e novembre 1992, al ministero della Giustizia – ha proseguito Ardita – di applicare il 41 bis a tutti i detenuti per mafia. Sarebbero stati così’ circa cinquemila i detenuti al 41 bis, ma la sua proposta fu bocciata». 

Nel 1993 il ministro della Giustizia, Giovanni Conso, cambiò i vertici del Dap. Fu nominato capo dipartimento Adalberto Capriotti e vice direttore Francesco Di Maggio. A novembre non furono rinnovati 334 provvedimenti di 41 bis. 

«La cartina tornasole per capire se quelle revoche andavano fatte emerge da un dato storico e cioè dal numero dei detenuti che tornarono al 41 bis dopo il mancato rinnovo. Sono oltre 50 quelli che hanno visto riapplicato il regime speciale, anche in epoca molto successiva al 1993».

Non solo. Riporta l’Adnkronos che subito dopo l’arresto del boss mafioso Bernardo Provenzano, l’11 aprile del 2006, Ardita, che come detto era allora capo dell’Ufficio detenuti del Dap, avrebbe ricevuto diverse pressioni per fare trasferire il capomafia di Corleone nel carcere dell’Aquila o in quello di Rebibbia a Roma. 

«Dopo avere appreso la notizia dell’arresto di Provenzano dalle tv, attendevamo gli atti per procedere all’assegnazione di Provenzano nella sede penitenziaria  Mi chiamò un dirigente dell’ufficio ispettivo del Dap che ci disse che Provenzano dovesse essere destinato o all’Aquila o a Roma Rebibbia. In realtà non era la sua competenza. Io risposi genericamente. Passato qualche minuto ricevetti una seconda telefonata – spiega ancora Ardita rispondendo alle domande del pm Nino Di Matteo – stavolta dal responsabile del Gom e anche lui mi chiese di mandare Provenzano all’Aquila o a Roma e stavolta io fui meno garbato dicendo che il Gom non aveva alcuna competenza sulla scelta del carcere per i detenuti.Parlammo,- aggiunge Ardita- quindi, coni tecnici, per verificare le caratteristiche del detenuto e di sicurezza dell’istituto penitenziario. Con la massima serenità decidemmo di portarlo a Terni. Era un carcere molto serio. Andammo così a Terni per fare una visita nel carcere e tornammo a Roma nella certezza che tutto fosse andato bene e che il posto fosse idoneo. Tutto era a posto». 

 Poi Ardita prosegue il suo racconto: «Il giorno dopo che andai a Terni lessi su un quotidiano nazionale una notizia palesemente falsa. C’era scritto che all’ingresso di Provenzano in carcere a Terni, un detenuto, Giovanni Riina (figlio del boss Totò Riina ndr) aveva inveito contro Provenzano gridando: ‘Questo sbirro qua lo hanno portato?’. Era evidente che la notizia fosse falsa. Ma per scrupolo chiamai il direttore del carcere di Terni per avere conferma e lui mi rassicurò che era falso ciò che si disse e la conferma definitiva si ebbe quando nel pomeriggio il detenuto Giovanni Riina diede mandato al suo difensore di smentire la notizia. Noi sapevamo che era una bufala, ma sulla base di questa notizia falsa alcuni uffici del Dap raccolsero elementi per chiedere il trasferimento di Provenzano ad altra struttura. E disse che bisognava portarlo all’Aquila. Fu confezionato un vero e proprio dossier che finì sulla mia scrivania al Dap».


Dalla stessa categoria

Ricevi le notizie di MeridioNews su Whatsapp: iscriviti al canale

I più letti

Il giallo del mancato rinnovo dei provvedimenti di carcere duro  e «le pressione per portare Bernardo Provenzano nel carcere de L'Aquila» al centro delle dichiarazioni del magistrato attualmente in servizio a Messina, ma che per nove anni è stato direttore dell'ufficio detenuti del Ministero della Giustizia. Un altro capitolo del processo sulla tratttiva

Dal controllo della velocità alla segnalazione di un imminente pericolo. Sono gli Adas, i sistemi avanzati di assistenza alla guida che aumentano non solo la sicurezza, ma anche il comfort durante i viaggi in auto. Più o meno sofisticati, i principali strumenti Adas sono ormai di serie nelle auto più nuove, come quelle a noleggio. […]

Un aiuto concreto ai lavoratori per affrontare il carovita. Ma anche un modo per rendere più leggero il contributo fiscale delle aziende. Sono le novità introdotte dalla conversione in legge del cosiddetto decreto lavoro, tra cui figura una nuova soglia dell’esenzione fiscale dei fringe benefit per il 2023, portata fino a un massimo di 3mila euro. […]

Sono passati tre anni da quando un incendio ha distrutto l’impianto di selezione della frazione secca di rifiuti a Grammichele (in provincia di Catania) di proprietà di Kalat Ambiente Srr e gestito in house da Kalat Impianti. «Finalmente il governo regionale ci ha comunicato di avere individuato una soluzione operativa per la ricostruzione e il […]

«Era come avere la zip del giubbotto chiusa sopra e aperta sotto: ecco, noi abbiamo voluto chiudere la zip di questo giubbotto». Indispensabile se si parla di Etna, dove fa sempre fresco. È nato così CraterExpress, la nuova proposta che permette di raggiungere la vetta del vulcano a partire dal centro di Catania, con quattro […]

Leonardo Caffo, catanese. Fumettibrutti (Josephine Jole Signorelli), catanese. Fulvio Abbate, palermitano. La Sicilia contro Chiara Valerio. È la Sicilia, infatti, a essersi resa protagonista dell’abbattimento delle statue raffiguranti Chiara Valerio, iniziando la rivolta contro il regime amichettistico sotto il quale viviamo.Ricapitolando.Chiara Valerio, scrittrice, editrice, attivista, radiofonica, televisiva, premiata, capa assoluta di una certa parte del […]

Dodici mesi, 52 settimane e 365 giorni (attenzione, il 2024 è bisestile e quindi avremo un giorno in più di cui lamentarci). Un tempo legato da un unico filo: l’inadeguatezza. Culturale, innanzitutto, ma anche materiale, davanti ai temi complessi, vecchi e nuovi. Difficoltà resa evidente dagli argomenti che hanno dominato il 2023 siciliano; su tutti, […]

Il seme del cambiamento. Timido, fragile e parecchio sporco di terra, ma è quello che pare stia attecchendo in questi ultimi mesi, dopo i più recenti episodi di violenza sulle donne. In principio, quest’estate, fu lo stupro di gruppo a Palermo. In questi giorni, il femminicidio di Giulia Cecchettin in Veneto. Due storie diverse – […]

Mai come in campagna elettorale si parla di turismo. Tornando da Palermo con gli occhi pieni dei metri di coda – moltiplicata per varie file di serpentina – per visitare la cappella Palatina e qualunque mostra appena un piano sotto, lo stato di musei e beni archeologici di Catania non può che suscitare una domanda: […]

Riforme che potrebbero essere epocali, in termini di ricaduta sulla gestione dei territori e nella vita dei cittadini, ma che sembrano frenate dalla passività della politica. Sembra serena ma pratica- e soprattutto, attendista – la posizione di Ignazio Abbate, parlamentare della Democrazia Cristiana Nuova chiamato a presiedere la commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana. Quella […]

Dai rifiuti alla mobilità interna della Sicilia, che avrà una spinta grazie al ponte sullo Stretto. Ne è convinto Giuseppe Carta, deputato regionale in quota autonomisti, presidente della commissione Ambiente, territorio e mobilità all’Assemblea regionale siciliana. Tavolo di lavoro che ha in mano anche due leggi su temi particolarmente delicati: urbanistica e appalti. Con in […]

Dall’agricoltura alle soluzioni per il caro energia; dalle rinnovabili di difficile gestione pubblica allo sviluppo delle imprese bandiera del governo di Renato Schifani. Sono tanti, vari e non semplici i temi affidati alla commissione Attività produttive presieduta da Gaspare Vitrano. Deputato passato dal Pd a Forza Italia, tornato in questa legislatura dopo un lungo processo […]