Stancanelli resta sindaco e annuncia il bis «Il 26 gennaio un nuovo movimento civico»

Una settimana a parlare di cuore e ragione. Il primo a Roma, o meglio alla politica nazionale, alla nuova destra dell’amico Ignazio La Russa. La ragione a Catania, per non abbandonare «il lavoro di risanamento della città durato quattro anni e mezzo». Alla fine ha vinto la ragione. Raffaele Stancanelli rimane sindaco di Catania. Non si dimette e non si candiderà alle prossime elezioni politiche nazionali, ma sarà coordinatore regionale del nuovo movimento politico Fratelli d’Italia. «Mi avevano chiesto di fare il capolista, ma non tradisco i catanesi», ha spiegato Stancanelli nella conferenza stampa annunciata in pompa magna, tenutasi stamattina in un’affollatissima sala giunta di Palazzo degli elefanti.

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Rinuncia a Roma perché, a suo dire, a Catania cuore e ragione si sono ormai fusi. Anche se poco più di un anno fa, nell’ottobre del 2011, quando ancora rivestiva la doppia carica di sindaco e di senatore, era servito l’intervento della Corte Costituzionale – successivo al ricorso al Tar di un comune elettore catanese, Salvatore Battaglia – per convincere Stancanelli a scegliere Catania. «Mi hanno chiamato suor Lucia e don Mario che in questi giorni hanno pregato affinché io rimanessi sindaco – annuncia il primo cittadino con orgoglio – Mi ha scritto un bambino di otto anni dicendomi che mi vuole bene», aggiunge leggendo dal suo cellulare l’sms. Insomma, il cuore diviso ha scelto di rimanere sotto il vulcano. Decisione presa ieri mattina, dopo aver «ragionato a lungo con me stesso e confrontandomi con altri». Indeciso sì, ma «non dilaniato come hanno scritto alcuni giornali».

Non sarà stato facile dire di no a Ignazio La Russa che, però, pare averla presa bene, almeno ufficialmente. «Mi ha detto che rimango sempre un grande», spiega Stancanelli. Mentre il consigliere comunale Manlio Messina e il deputato regionale Salvo Pogliese, entrambi del Pdl, plaudono alla scelta del sindaco. È nata invece una polemica sui termini di legge entro i quali Raffaele Stancanelli si sarebbe dovuto dimettere per candidarsi alle politiche. «Perché tutta questa pagliacciata se, in base alla legge 270 del 2005, i termini sono scaduti? – chiede Vincenzo Barbagallo, giornalista del quotidiano online Sudpress – Avrebbe dovuto fare come il presidente della provincia Castiglione che si è dimesso a novembre». «Non è vero – ribatte il sindaco – lei sta dicendo una falsità giuridica». Dal Comune spiegano che «in caso di elezioni anticipate, gli amministratori locali per candidarsi possono dimettersi entro sette giorni dal giorno del decreto di scioglimento delle Camere».  Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha emanato il decreto il 22 dicembre. Oggi dunque sarebbe stato l’ultimo giorno utile per le dimissioni.

Che però non sono arrivate. Anzi, Stancanelli pensa già al futuro catanese. Finalmente uscito dal Pdl, dove da tempo non si trovava più bene, adesso il sindaco vuole lanciare un movimento civico per provare il bis. «Lo annunceremo il 26 gennaio – anticipa – sarà oltre i partiti ma saremo pronti a dialogare con quelli che ci vorranno stare». Possibilità di vittoria? «Se i catanesi capiranno la mia passione, sono sicuro che sarò rieletto». Quindi torna su uno dei suoi cavalli di battaglia: il risanamento finanziario. «Abbiamo messo in sicurezza Catania, ripulendo il bilancio comunale di 474 milioni di crediti non esigibili, frutto dell’irresponsabilità di chi ci ha preceduto». E a chi gli rimprovera di non essere nato a Catania replica: «Smettiamola con questa storia; qui ho studiato e iniziato a fare politica. Ama veramente Catania chi è in condizione di comprendere di cosa questa città ha bisogno. Io ormai, quando viaggio, guardo le cose che ci sono fuori con l’occhio del sindaco e del catanese». Nel frattempo da coordinatore regionale del nuovo partito di destra Fratelli d’Italia sarà lui ad avere l’ultima parola sulle liste da presentare per le elezioni nazionali. «Non rinuncio alla politica, ma prima – conclude – viene la città».


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