Sportelli multifunzionali/ Confindustria Sicilia spieghi come ha utilizzato le risorse dalla formazione continua all’aggiornamento professionale

Per avvelenare il clima nel settore della formazione professionale siciliana è iniziata da qualche tempo una massiccia campagna di disinformazione. Regista della “messa in scena da opera dei pupi”, qualche potere forte che, in nome dell’economia e della salvaguardia del Prodotto interno lordo dei siciliani (Pil), ha provveduto a minare le fragili basi culturali e politiche su cui poggia il sistema formativo regionale. Un contenitore pieno a zeppo di soldi che fa gola a tutti, nessuno escluso.

Per una terra come la Sicilia è quanto dire e i conti sono presto fatti. Peraltro, in epoca di vacche magre, come non tentare di accaparrarsi una fetta di risorse comunitarie? E allora perché non cominciare proprio con quella che sembra essere la prima a scricchiolare e cioè i Servizi formativi?

Sarà proprio l’attività erogata dagli Sportelli multifunzionali, attraverso gli Avvisi 1 e 2 del 2010, a scadere il prossimo 30 settembre. Ad oggi il Governo regionale non ha assunto alcuna scelta politica, a parte le chiacchiere. Incapacità, incompetenza, o cos’altro? L’assessore al Lavoro, Ester Bonafede, quali obiettivi intenderebbe perseguire? Un’inerzia, la sua, che non aiuta a fare chiarezza sul futuro del settore.

Ma torniamo alla denigrazione organizzata. Come dicevamo, da qualche tempo vari articoli hanno provato a far risaltare agli occhi dell’opinione pubblica certi sprechi per duplicazioni di attività con gli uffici periferici del dipartimento regionale Lavoro. Giocando, in questo, sulla scarsa conoscenza di “chi.. fa.. cosa”. Ne sarebbe un esempio proprio l’ambito dei Servizi formativi che, all’interno del sistema regionale della Formazione professionale, esplica precise funzioni, che non sempre sono percettibili ai più. Se ci si mette poi anche la disinformazione, il progetto demolitorio di certo mondo imprenditoriale e politico trova terreno fertile.

Poi ci sono quelli che nella incertezza generale ci sguazzano, spacciando attività, funzioni e competenze in capo agli Sportelli multifunzionali che, invece, non stanno né in cielo né in terra. Pur di mordere un pezzo del malloppo, certi ambienti politico-affaristici, come dicevamo, non hanno perso tempo a dichiarare le cose più allucinanti, al solo fine di danneggiare la realtà degli Sportelli multifunzionali e gettare fango sul settore formativo al fine di azzerarne l’attuate organizzazione per ricostruirla con nuovi soggetti e nuovi equilibri politici.

Vediamo di capire perché la crisi degli Sportelli multifunzionali e del sistema formativo, più in generale, sia culturale oltre che speculativa.

Partiamo dall’assunto che la Formazione professionale ha una precisa e inconfutabile missione (Mission), quella di trasferire competenze e che gli Sportelli multifunzionali vengono concepiti con il preciso compito di erogare Servizi formativi. Attività di sistema, per esser chiari, che prima dell’affidamento del Servizio da parte della Regione siciliana, agli inizi del duemila, erano svolte dall’ambito della formazione professionale. A confermare tale impostazione, il fatto che le attività dei Servizi formativi venivano disciplinate dalla legge n.24 del 6 marzo 1976, la stessa che finanziava e regolamentava l’erogazione dei corsi di formazione. Difatti, attraverso l’Agenzia regionale per l’impiego furono individuati un certo numero di enti formativi quali destinatari dei Servizi formativi che si aggiungevano all’offerta degli Interventi formativi (corsi di formazione) già erogata dagli stessi organismi privati. E allora è necessario fare chiarezza sui compiti degli Sportelli multifunzionali.

Tanti, forse troppi soggetti, associazioni e gruppi forti si sono sforzati di dipingere, attraverso certa stampa, diversamente la realtà al precipuo scopo, lo ripetiamo, di mordere una fetta della torta il cui ingrediente è il “tornaconto economico”, cioè fiumi di euro. Gli Sportelli multifunzionali erogano, dicevamo, Servizi formativi. Quali? Elenchiamoli a futura memoria, proprio perché possa servire a chi ha il ruolo per decidere che non si ammetteranno scusanti o confusioni inutili per allungare i tempi a discapito dei lavoratori e per favorire Tizio o Caio.

Le attività sono quelle dell’orientamento professionale e scolastico, della progettazione formativa individualizzata, dell’orientamento per le fasce marginali del bilancio delle competenze, Documento necessario, quest’ultimo, alla scelta scolastica o professionale. Il resto, a cui si riferiscono i detrattori, è mestiere per i cosiddetti Servizi alla creazione d’impresa. Competenze indicate specificatamente dalla legge Biagi (Legge 14 febbraio 2003, n.30) che, nel riformare i Servizi per l’impiego, ne ha previsto anche le funzioni.

Si tratta di intermediazione, incrocio domanda e offerta di lavoro, collocazione, ricollocazione, e somministrazione. Per cui l’attività degli Sportelli multifunzionali, lo ribadiamo, con il processo di riforma del Servizi per l’impiego, in discussione a livello nazionale, non c’entra proprio nulla.

Se il Governo regionale e l’assessore nello specifico al ramo, Ester Bonafede, volessero addurre a motivazioni superiori ascrivibili alla politica romana che non decide, cascherebbero male. In questa fase, semmai, torna attuale il vuoto legislativo regionale: è dal 1997 che la Regione siciliana dovrebbe legiferare in materia di organizzazione del mercato del lavoro. Una mancanza che pesa sulla tenuta nel complesso del sistema economico-produttivo e sociale. Serve una legge che riorganizzi il funzionamento del mercato, che individui gli attori, gli strumenti di politica del lavoro. Ed allora non basta più l’atto amministrativo, servono le norme ed il Parlamento regionale (Ars) dovrebbe rispolverare la centralità della politica in questa martoriata Regione, dove mafia e antimafia spesso hanno deciso tutto e il contrario di tutto, facendo il bello e il cattivo tempo.

Informazione di disinformazione, dicevamo. E allora un appunto critico lo facciamo anche noi. Siccome tra i poteri forti che hanno scagliato sassi contro la Formazione professionale e contro gli Sportelli multifunzionali vi è Confindustria Sicilia, sorgono spontanee alcune domande. Quali effetti positivi si sono registrati in Sicilia dall’utilizzo dei fondi previsti dall’articolo 9, comma terzo, della legge n.236 del 16 giugno 1993? Risorse destinate alla formazione professionale, gestita dalle organizzazioni datoriali – e quindi anche da Confindustria – insieme ai sindacati.

Iniziative formative per interventi di formazione continua, di aggiornamento o riqualificazione, per operatori della formazione; interventi di formazione continua a lavoratori occupati in aziende beneficiarie dell’intervento straordinario di integrazione salariale. E ancora, interventi di riqualificazione o aggiornamento professionale per dipendenti di aziende che contribuiscono, in misura non inferiore al 20 per cento del costo delle attività, nonché interventi di formazione professionale destinati ai lavoratori iscritti nelle liste di mobilità, formulate congiuntamente da imprese e gruppi di imprese e dalle organizzazioni sindacali, anche a livello aziendale, dei lavoratori. Ovvero, attuate dalle corrispondenti associazioni o dagli organismi paritetici che abbiano per oggetto la formazione professionale. In che maniera sono stati utilizzati? Eppure sono stati fiumi di denaro. E poi, ancora, quali benefici ha apportato l’utilizzo, da parte delle imprese del sistema confindustriale, dei fondi per l’apprendistato? Quanta occupazione vera e duratura si è creata a conclusione del periodo di formazione e lavoro in impresa?

Anziché lagnarsi, la struttura di Confindustria perché non si è concentrata a progettare la creazione di opportunità di inserimento al lavoro, attraverso l’uso dei fondi per la ricerca? O mediante le risorse destinate per incentivazione al lavoro attraverso l’abbattimento degli oneri contributivi e fiscali? O anche attraverso il trasferimento dei fondi per la nuova occupazione?

Si tratta di iniziative che costituiscono la vera mission del sistema imprenditoriale. Perché non concentrarsi a realizzarle? Che ognuno faccia il proprio mestiere, riferiva qualche giorno fa un vecchio imprenditore del settore formativo. E poi, nel passato quanto ha prodotto il loro utilizzo e quanto ha rappresentato solamente fonte di spreco e opportunità perdute? Anche il sistema camerale, per esempio, potrebbe seriamente candidarsi a gestire gli strumenti di accompagnamento al lavoro e alla creazione dell”impresa. Perché non programmare con una precisa progettazione? Anche il tema dei Fondi interprofessionali è delicato e di quelli che inchiodano Confindustria alle responsabilità. Sono ingenti risorse gestite dalle parti sociali, sindacali e datori di lavoro. Quale impatto, in termini di risultati positivi, per l’occupazione hanno prodotto? Confindustria tiri fuori i dati e non critichi solamente. Perché su tali argomenti le informazioni scarseggiano? Quanto lavoro hanno creato e quanto ne hanno conservato? Sarebbe interessante venirne a conoscenza.

E’ da parecchi anni che l’assessorato regionale per le Attività produttive è a trazione unica. Esponenti espressione diretta di Confindustria Sicilia hanno gestito e gestiscono la delega nel precedente e in questo Governo regionale. Sono cinque anni che Confindustria Sicilia gestisce questo assessorato regionale? Quali i benefici per l’economia siciliana? Quale impulso alla creazione di nuove imprese e occupazione? Quali sinergie tra sistema imprese, mondo dell’istruzione, della formazione professionale e dell’università sono state messe in campo?.

Prima di additare il settore della formazione professionale come colabrodo per lo spreco di denaro dovuto alla scarsa percentuale di occupati al termine dei percorsi formativi – missione che, per altro, spetta ad altri soggetti – sarebbe cosa buona e giusta che le imprese e Confindustria dessero, dati alla mano, contezza dei risultati ottenuti negli ultimi 15 anni su tre indicatori: nuove imprese, nuovi occupati e risorse spese.

Il Governo regionale pare che abbia intenzione di decidere di assegnare ad un soggetto terzo la gestione di una fase transitoria delle attività erogate dagli Sportelli e in scadenza al 30 settembre. E’ vero? E chi sarebbe questo soggetto? Gli industriali senza industrie?

Che lo faccia pure, che si individui, però, il percorso per salvaguardare i lavoratori. Per fare ciò serve una precisa scelta politica. In tal caso, se l’esecutivo regionale dovesse finalmente decidere, si giocherebbe a carte scoperte in assoluta trasparenza. Ad oggi non è così, il Governo non decide.

Qualcuno si diverte a disinformare per ampliare la sfera d’interessi di qualcun altro? Far passare per verità ciò che non lo è a chi giova? In 10 anni solo gli Sportelli multifunzionali hanno attuato in Sicilia le politiche attive del lavoro, diversamente la Regione non avrebbe potuto ottenere, per esempio, i rimborsi sia per i cantieri di lavoro, sia per i cassintegrati.

Basti pensare al prezioso lavoro che si è realizzato per la somministrazione dei Servizi formativi ai lavoratori della società Gesip di Palermo. Il sistema degli enti formativi non contesta che la politica dia un indirizzo di affidamento ad altri in house, come il caso del Ciapi di Priolo. E’ legittimo e lo può fare. Arroccarsi, però, a posizioni di attesa non è responsabile. Gli enti di formazione, che ad oggi erogano attraverso gli Sportelli i Servizi formativi, hanno una posizione chiara nei confronti dell’esecutivo regionale che è quella di salvaguardare prioritariamente tutto il personale con la prosecuzione del servizio. O il Governo Crocetta vuole attuale la ‘macelleria sociale’?

In una società della conoscenza, come ambisce ad essere la nostra, la riforma del diritto allo studio e il grande tema insieme alla riforma del mercato del lavoro. Non può rivoluzionarsi la Sicilia con proclami e atti amministrativi, le vera riforma è quella di dotare la Sicilia di norme vere che possano garantire istruzione e formazione lungo tutto l’arco della vita e regole certe ed efficaci per il buon funzionamento del mercato del lavoro.

Spolverare la centralità dell’Assemblea regionale siciliana è compito delle rappresentanze parlamentari e non solo del Governo regionale. Se guardiamo al passato, la prima grande legge di riforma dopo la seconda guerra mondiale è stata quella a firma di Giorgio La Pira, sottosegretario al ministro del Lavoro dell’epoca, Amintore Fanfani, con l’approvazione della legge n.264 del 29 aprile 1949 che ha introdotto i primi “provvedimenti in materia di avviamento al lavoro e di assistenza dei lavoratori involontariamente disoccupati”.

Una Regione che ambisce alla “rivoluzione copernicana” in salsa crocettiana, che vuole veramente lasciare il segno deve varare due grandi riforme legislative: diritto allo studio e mercato del lavoro all’interno del quale troverebbero utile collocazione i Servizi formativi.

Il presidente Crocetta saprà tradurre la necessità di riforma in un’energica sterzata verso una nuova stagione politica? Vedremo.

 


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