Sicilia agli ultimi posti per l’aspettativa di vita. Istat: «Diseguaglianze socio-economiche e territoriali influenzano gli indicatori di mortalità»

In Sicilia si vive all’incirca un paio di anni in meno rispetto che al Nord. A dirlo sono i numeri dell’Istat, che ha presentato il report annuale sulle aspettative di vita degli italiani. Report che vede ancora una volta netto il divario tra Settentrione e Meridione. In Sicilia l’aspettativa di vita alla nascita à di 81,8 anni. Più della Campania, che batte tutti con un poco lusinghiero 81,0, ma meno di tutti gli altri, con Trento che si allontana per distacco (84,6), Bolzano (84,1) o della regione Lombardina (83,8) e in generale della media del Nord Italia, che si attesta attorno agli 83,4 anni. Meno persino della media del Meridione, che chiude con un poco lusinghiero 82,0. Ovviamente si fa riferimento alla speranza di vita, cioè il numero medio di anni che un bambino che nasce in un certo anno di calendario può aspettarsi di vivere.

Ma questo non è l’unico dato sconfortante per la Sicilia. Anche quello relativo alla speranza di vita in buona salute, che in pratica tenta di esprimere statisticamente il numero medio di anni che un bambino può aspettarsi di vivere in buona salute vede l’Isola agli ultimi posti: 56,3 anni contro i 59,2 di media nazionale, ma ancora peggio, per dire i 66,5 anni di Bolzano o il 64,0 della Valle d’Aosta e un discorso analogo si potrebbe fare per quello che è l’indice di salute mentale. C’è da dire che comunque arrivano segnali confortanti sul fronte della salute media, con la riduzione del numero delle persone con problemi gravi di peso e altre patologie, anche per una diminuzione del tasso di sedentarietà.

Il problema è che tra Nord e Sud il divario continua a essere importante su gran parte dei dati raccolti e questo dovrebbe essere indicativo. «L’analisi condotta mostra che le disuguaglianze socio-economiche e territoriali influenzano anche gli indicatori di mortalità Bes – precisa Istat – fornendo così elementi utili per la definizione di politiche sanitarie improntate alla riduzione dei divari nell’accesso a cure mediche di qualità nella prevenzione e nell’adozione di stili di vita salutari». Ma attenzione, la Sicilia non è sempre agli ultimi posti, c’è anche una classifica in cui primeggia in maniera positiva, quella relativa al consumo eccessivo di alcolici, per il quale «si osservano valori più critici in alcune regioni del Nord, in particolare in Valle d’Aosta il consumo a rischio riguarda il 24,2 per cento delle persone, quello più virtuoso si rileva in Sicilia 9,3 per cento».


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