Se la norma sull'impossibilità di chiedere misure alternative per chi viene condannato per reati come la corruzione venisse interpretata in chiave processuale, per l'ex sindaco di Aci Catena e l'ex funzionario Orazio Barbagallo ci sarebbe poco da fare
Spazzacorrotti, le possibili mosse dei legali di Maesano Ex sindaco potrebbe stare in carcere fino a fine 2020
Una notizia che lo ha colto di sorpresa o quantomeno non in casa. L’ex sindaco di Aci Catena, Ascenzio Maesano, si trovava fuori dalla Sicilia quando, ieri, i carabinieri hanno suonato alla sua abitazione, situata nel centro della cittadina del limone verdello, per trasferirlo in carcere dove dovrà scontare il residuo di pena di un anno e dieci mesi per la tangente presa nella tarda primavera di tre anni fa. Il 59enne si è costituito oggi e adesso si trova in una cella del carcere di piazza Lanza. Nello stesso penitenziario ha trovato posto anche Orazio Barbagallo, ex funzionario in pensione e già consigliere comunale, coinvolto nello scandalo che a ottobre 2016 ha scosso il Comune catenoto. Anche per Barbagallo, che è stato prelevato da casa già ieri, il periodo da trascorrere dietro le sbarre sarà pari a quello di Maesano.
I due sono stati condannati in via definitiva il 10 gennaio scorso, quando la Cassazione ha accolto le richieste della difesa in merito alla riduzione dell’interdizione dai pubblici uffici e lasciando intatta la pena decisa, a giugno scorso, dalla Corte d’Appello di Catania. Una condanna che era già stato frutto di un concordato tra difesa e accusa, e che all’epoca aveva fatto ben sperare Maesano e Barbagallo in merito alla possibilità di usufruire di misure alternative per scontare la pena, potendo di fatto dire addio al carcere.
A cambiare drasticamente le cose, però, è stata la legge Spazzacorrotti entrata in vigore il 31 gennaio. Tra i principali cavalli di battaglia del Movimento 5 stelle, il decreto poi convertito dal parlamento toglie la possibilità ai condannati per reati contro la pubblica amministrazione, come nel caso della corruzione, di beneficiare di possibilità fino a poche settimane fa previste per chi otteneva pene inferiori ai quattro anni. Stando così le cose, Maesano e Barbagallo – colpevoli di avere preso una tangente da 20mila euro per garantire i trattamenti di favore all’imprenditore Giovanni Cerami, poi deceduto – dovranno rimanere in carcere fino alla fine del 2020.
Questo, a meno di interpretazioni favorevoli riguardanti i campi di applicabilità della nuova norma. Al vaglio dei legali, infatti, c’è la possibilità di chiedere una verifica alla Corte d’appello sulla retroattività della Spazzacorrotti, partendo dal fatto che la sentenza definitiva è arrivata prima dell’entrata in vigore della legge. Il nodo della questione starebbe infatti sull’interpretazione della norma come sostanziale o processuale.
Fanno parte del primo caso quelle norme che incidono nel merito della valutazione di un reato, mentre si parla di norme processuali per quanto riguarda gli elementi che regolano lo svolgimento del processo. Quando si ha a che fare con una norma sostanziale essa diventa retroattiva se è favorevole al condannato, mentre nel caso di una norma processuale la stessa si applica sempre, anche per vicende giudiziarie già in corso o che non hanno del tutto completato il loro iter prima della nuova legge. In base al principio per cui ogni decisione di giustizia va presa secondo le norme vigenti in quel momento: in questo caso, appunto, lo Spazzacorrotti. In tal senso, considerato l’arresto per Maesano e Barbagallo, l’indirizzo sarebbe quello di un’interpretazione in chiave processuale. Al momento del trasferimento in carcere, entrambi erano ancora in attesa dell’ordine d’esecuzione della pena e dunque la richiesta di misure alternative al carcere doveva ancora essere formulata dai legali.