Fuori gioco, ultimo libro di Salvatore Scalia, racconta un pezzo di storia siciliana filtrata attraverso il fallimento di un giovane che sognava di indossare la maglia dellInter. I sogni nel pallone si intrecciano con la mafia, la speculazione edilizia, una quotidianità fatta di raccomandazioni e false promesse
Sotto lEtna, con gli occhi di un calciatore
Una presentazione atipica quella che martedì 21 aprile, alle Ciminiere di Catania, è stata tributata a “Fuori gioco”, il nuovo romanzo di Salvatore Scalia edito da Marsilio. Il libro è stato discusso, alla presenza dell’autore, dal filosofo del diritto Pietro Barcellona assieme a Marinella Fiume (autrice di saggi etno-storici e di critica letteraria, oltre che scrittrice) e al poeta e scrittore Mario Grasso. Coordinati da Alfio Patti, cantautore e poeta, i tre relatori hanno dato vita ad una vivace diatriba che, partendo dal protagonista di “Fuori gioco”, ha aperto una panoramica molto più ampia sullo “stato delle cose” in Sicilia.
Se Marinella Fiume si era soffermata sul valore letterario dell’opera, con tanto di riferimenti a Vittorini e De Filippo, elencandone temi e contesti (dal ’68 al crollo del comunismo, a Tangentopoli), il professor Barcellona ha bruscamente chiamato in causa l’autore come rappresentante di una generazione “irrisolta”. “Smettiamola di dipingere il popolo siciliano – ha detto – come un popolo di falliti, il Sud è stato sconfitto. E la sconfitta, a differenza del fallimento, non comporta rassegnazione”. La generazione di cui Scalia è stato assunto a rappresentante, è stata così accusata di aver rinunciato a lottare, preferendo rifugiarsi nell’escamotage del fallimento esistenziale.
La lettura del professor Barcellona è stata un commento “a sorpresa”, giustificata solo in parte dalla trama di “Fuori gioco”. Il romanzo narra infatti la storia di un calciatore di provincia che fallisce il provino tanto atteso con l’Inter. Figlio di un operaio raccomandato che diventa un ossessivo impresario dei propri figli, il protagonista, al ritorno in paese, si imbatte nell’ostilità e nell’indifferenza di tutti. Neanche il politico tanto osannato dal padre vuole ormai aiutarlo. In un mondo che premia gli “sperti”, deluso e abbandonato, scivolerà nella depressione e nello sgretolarsi del suo mondo di sogni e di miti. E’ toccato così a Mario Grasso riportare la discussione dall’invettiva “etico-politica”, tanto cara al professor Barcellona, alla valenza più specificamente letteraria del lavoro di Scalia. Grasso si è soffermato soprattutto sulla parte finale, osservando come essa sia un romanzo nel romanzo, costruito attraverso l’espediente narrativo del ripercorrere i fatti narrati dal punto di vista del fratello del protagonista, attraverso i cui diari si arriva a conoscere il gran finale. E, tornando con una battuta al discorso sulla generazione rinunciataria, ha concluso che l’autore può essere definito un combattente che ha scelto come unica arma “di resistenza” quella della scrittura giornalistica e letteraria.
Numerosi gli interventi del pubblico e alla fine, naturalmente, la parola è toccata all’autore. Scalia ha ribadito che il suo intento era stato quello di riscrivere pezzi di storia siciliana, provando a filtrarli attraverso la mente di uno dei miti contemporanei per eccellenza, il calciatore, persona cui è generalmente attribuita molta prestanza e poca cultura. Sta di fatto che Salvatore Scalia sembra continuare un unico grande romanzo, da “Il vulcano e la sua anima” (Prova d’Autore, 1989), enciclopedia di personaggi siciliani, tragici, pazzi, scienziati, rivoluzionari; alla denuncia in “La punizione” (Marsilio, 2006), storia dimenticata dei piccoli“scippatori” di San Cristoforo spariti nel nulla per avere inconsapevolmente osato strappare la borsetta della madre di un boss. Fino a “Fuori gioco”, dove il protagonista è un’altra anima del vulcano, inserita in un quadro impietoso di collusioni tra mafia e potere, una quotidianità di raccomandazioni e false promesse, e di una speculazione edilizia che ha sfigurato una grottesca Mascalucia e un’intrigante Catania, misura forse della sconfitta di una certa sinistra italiana, se non della rassegnazione di un intero popolo. E intanto l’Etna, “fonte della vita e del dolore”, resta a guardare.
Opere citate:
Salvatore Scalia, Fuori gioco. Vita bruciata di un calciatore di provincia, Marsilio 2009
Salvatore Scalia, La punizione. Catania 1976: quattro ragazzi spariti nel nulla, Marsilio 2006
Salvatore Scalia, Il Vulcano e la sua anima, Prova d’Autore 1989