Sos Sicilia, anche gli Asu in piazza. Esplode la protesta, trionfa il puttanaio della politica

Che quello siciliano si preannunci come una caldo autunno  ormai è un fatto assodato.  La Regione è allo stremo finanziario, mancano i soldi per tutto. Nella bozza del Bilancio che il Governo ha inviato a tutti i dipartimenti della Regione, la pressoché totale assenza di fondi per quasi tutti i settori dell’amministrazione: settori che, in Sicilia – Regione dove l’economia dipende, in buona parte dalla spesa pubblica – coincidono, in buona parte, con i settori economici. E manco a dirlo, mancano i soldi per la cassa integrazione, per i precari degli enti locali, forestali, precari della Regione, precari dell’Esa e dei Consorzi di Bonifica, precari degli Ato rifiuti, precari della sanità, dipendenti delle società collegate alla Regione e via continuando.

Che in Sicilia  siano necessarie riforme strutturali e radicali è una verità inconfutabile. Ma lo è altrettanto la constatazione di una classe politica che non fa nulla per arginare la grave crisi sociale che ha travolto la nostra Isola. Anzi. Un esempio eclatante è lo scippo degli 800 milioni di euro dalle casse regionali ad opera del Governo nazionale. Un prelievo che ha tolto l’ultimo fiato alle casse regionali e fatto in nome di un patto salva-banche  (Fiscal Compact) stipulato con le oligarchie finanziarie dell’Ue.   Un’altra  verità è che il Governo regionale, se avesse avuto a cuore la sorte della Sicilia e dei siciliani, avrebbe potuto opporsi allo scippo.

C’erano tutte le premesse, pure e tecniche e giuridiche, come vi abbiamo detto qui. Non lo ha fatto. E non è un caso. A guidare l’Assessorato regionale all’Economia, c’è infatti un inviato ‘speciale’ di Roma. Luca Bianchi, così si chiama, persona simpatica per carità, ma non può dire no ai diktat di chi lo ha mandato in Sicilia, anche se questi vanno contro gli interessi dei siciliani. Anche se questi determinano una emergenza sociale. Ecco perché, al di là delle banalizzazioni e dalle frasi di circostanza del Presidente della Regione, Rosario Crocetta, non sono mancate nell’Isola voci che hanno denunciato  l’anomalia di un assessore nominato dalle parti della Capitale. Ma, anche Crocetta, evidentemente, come il 95% dei politici siciliani, è più interessato ad intrecciare buoni rapporti con le segreterie romane per garantirsi una brillante carriera, che alle sorti del Popolo Siciliano.

In Sicilia manca la Politica vera. Quella che sposa le cause di un popolo, quella che si onora di farlo progredire.

E così, in mezzo a questo ‘puttanaio’ che è oggi la Sicilia politica, cresce il disagio. Montano le proteste. Si annunciano scioperi e blocchi.  Insomma la situazione è alquanto esplosiva.  Le organizzazioni sindacali sono sul piede di guerra. Oggi è la volta dei lavoratori Asu che annunciano manifestazioni di piazza.  Sono precari degli enti locali di cui non si conosce il destino:

Dopo la parentesi estiva, diversi esponenti del bacino dei lavoratori  ASU, si sono ritrovati ieri nell’aula consiliare del Comune di Sant’Agata di Militello (ME), per discutere le possibili iniziative da intraprendere, con l’obiettivo comune di ottenere certezze, dignità e continuità lavorativa, dopo oltre 15 anni di ingiustizie ed umiliazioni- si legge sul loro blog- Durante l’assemblea è stata fatta una sintesi delle varie iniziative, portate avanti durante l’anno 2013. Dagli incontri in Commissione Bilancio e Commissione Lavoro, agli incontri con il Presidente delle Regione Rosario Crocetta,  alla manifestazione del 18 marzo, che ha visto una partecipazione massiccia e portato in piazza oltre 2000 lavoratori ASU, ed in fine dall’ultimo incontro avuto in “Aula Gialla” di Palazzo dei Normanni nel mese di Aprile, con l’Assessore alle Politiche Sociali e del Lavoro, Ester Bonafede, che annunciava un imminente tavolo tecnico per la risoluzione del problema.

Successivamente  è stato portato all’attenzione dei presenti  il Decreto Legge  n.101/2013 sulla razionalizzazione delle pubbliche amministrazioni (vedi Gli Asu Siciliani ed il Decreto D’Alia) entrato in vigore  il 1° Settembre,  che sarà convertito definitivamente in legge il 31 Ottobre  p.v.
Il Governo Regionale, che all’interno della Pubblica Amministrazione, conta circa 18.000 “contrattisti” e 6000 ASU, visto le diverse criticità d’applicazione nel territorio siciliano ha manifestato l’intenzione di instaurare un tavolo tecnico insieme al Governo Nazionale, al fine di porvi rimedio , ma come viene evidenziato dai partecipanti dell’assemblea,  a tutt’oggi, non si sà, se la categoria ASU sarà oggetto di attenzione da parte del Governo, o se sarà, come sempre relegata a categoria “invisibile” ed “accontentabile”, e non tutelata come invece avviene per altre realtà del mondo del precariato, fagocitate negli ultimi due decenni dalla classe politica siciliana.
Il Decreto “D’Alia” sarà legge entrò 60 giorni, e senza i dovuti accorgimenti, la categoria ASU, non contrattualizzata, rischia di rimanere definitivamente fuori ogni processo di stabilizzazione, rimanendo relegata, solamente a incerte future proroghe ed in ogni caso con il termine ultimo fissato a Dicembre 2015.
Premesso tutto ciò, e considerato che dagli incontri avuti nelle varie Sedi Istituzionali, e con i vari Rappresentanti del Governo,  sono state disattese le varie promesse di rivoluzione del bacino annunciate e non è stato come comunicato,  istituito alcun tavolo tecnico che avvii un percorso che porti ad una soluzione definitiva del problema, gli “attivisti” ASU, hanno infine deciso, che non è più tempo di tergiversare, in ballo c’è il futuro di 6000 famiglie. É ora di tornare in piazza. È iniziato l’autunno caldo degli ASU Siciliani”.
più ascaro del 2013.

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Che quello siciliano si preannunci come una caldo autunno  ormai è un fatto assodato. La regione è allo stremo finanziario, mancano i soldi per tutto. Nella bozza del bilancio che il governo ha inviato a tutti i dipartimenti della regione, la pressoché totale assenza di fondi per quasi tutti i settori dell’amministrazione: settori che, in sicilia – regione dove l’economia dipende, in buona parte dalla spesa pubblica – coincidono, in buona parte, con i settori economici. E manco a dirlo, mancano i soldi per la cassa integrazione, per i precari degli enti locali, forestali, precari della regione, precari dell’esa e dei consorzi di bonifica, precari degli ato rifiuti, precari della sanità, dipendenti delle società collegate alla regione e via continuando.

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