Gli appelli lanciati da HRYO e dai numerosi attivisti palermitani hanno innescato una vera e propria gara alla solidarietà che ha valicato anche i confini dell’isola, raccogliendo supporto virtuale persino dal Cile. «Confondere il suo bisogno di cure con un tentativo di allarme è il messaggio più sbagliato»
#Slibero, il caso continua a indignare Solidarietà anche fuori dalla Sicilia
Il caso dello studente di origine marocchina con problemi psichici denunciato per procurato allarme e che adesso rischia di essere espulso e rimpatriato continua a far parlare anche al di fuori della Sicilia. Dopo i sit-in di protesta e gli appelli lanciati da volontari e amici del ragazzo, rinchiuso dal 13 aprile presso il Cie di Caltanissetta, è nata una campagna si sensibilizzazione collegata all’hashtag #Slibero, seguita da una richiesta urgente di intervento rivolta al Ministro della Giustizia Andrea Orlando. E a quell’hashtag stanno aderendo sempre più persone. Non solo quindi il mondo dell’associazionismo palermitano, dai ragazzi di Arci Porco Rosso, che presso il loro circolo hanno dato vita a un presidio di indignazione, allo staff del Pyc – Palermo youth centre.
In rete ormai è un turbinio di foto con persone che da Palermo al Cile addirittura condividono i propri scatti mostrando un cartello con l’hashtag in bella mostra: e così ecco piovere solidarietà anche da chi, a Modena, Bologna e Napoli, ha sentito la storia di S. e ha deciso di aderire alla campagna di liberazione messa in atto da HRYO – Human rights youth organization e da tutte le organizzazioni, dagli attivisti e dai cittadini che stanno sostenendo la causa del giovane. Solo due giorni fa si è svolta l’udienza del ricorso contro la sua espulsione davanti al Giudice di pace del tribunale di Palermo, che si pronuncerà nei prossimi giorni. «Soltanto un giudice con gli occhi bendati non si accorgerebbe che quel decreto di espulsione è illegittimo», ha commentato l’avvocata Ilenia Grottadaurea, che difende il ragazzo.
Contro il decreto di espulsione, innescato dopo la denuncia da parte dell’Università per l’episodio accaduto alla mensa dello studentato Santi Romano e la sospensione da parte dell’Ersu della borsa di studio, si sono pronunciati apertamente anche il Comune di Palermo, i Cobas, il Centro Astalli e i circoli Arci. «Confondere la sua fragilità e il suo bisogno di cure con un tentativo di allarme è il messaggio più sbagliato», ha ribadito anche Fausto Melluso di Arci Porco Rosso in occasione del compleanno del Moltivolti di Ballarò, luogo frequentato anche da S. «Mandarlo indietro – ha aggiunto – dove lui non ha nulla significa fare il gioco di un mondo che si è incattivito». Intanto, tutti i cittadini che stanno seguendo la vicenda continuano a lanciare appelli perché venga garantito il diritto alla salute del ragazzo, disposto a riprendere qui a Palermo il suo percorso di cure.