I residenti di Paternò e Belpasso hanno manifestato davanti al palazzo di giustizia di Catania. Lo scopo, chiedere al procuratore Giovanni Salvi di esaminare i due esposti sullo stop imposto ai cantieri per la messa in sicurezza del Santissimo Salvatore e sulla chiusura del punto nascita. «Vogliamo che la procura faccia chiarezza soprattutto per tutelare i cittadini»
Sit-in al tribunale per l’ospedale di Paternò «La procura indaghi sul blocco dei lavori»
La chiusura del punto nascita dell’ospedale di Paternò e il blocco dei lavori per la messa in sicurezza del corpo centrale dell’edificio del Santissimo Salvatore sono state alla base del sit-in svoltosi al tribunale di Catania, e promosso dal comitato Pro ospedale che da tempo lotta per non vedere depotenziato una struttura sanitaria in grado di venire incontro alla esigenze di oltre 150mila abitanti, residenti nel Comune del Catanese e in quelli vicini. Oltre un centinaio i partecipanti alla manifestazione, tra rappresentanti di associazioni di volontariato, di società sportive, ma anche esponenti del mondo sanitario. Obiettivo dell’evento, sensibilizzare la magistratura affinché tenga conto dei due esposti protocollati dal Comitato per fare luce su alcune anomalie relative al blocco dei lavori e chiusura del reparto di ostetricia e ginecologica. Intanto il Tar ha rigettato la richiesta di sospensione della chiusura avanzata dal Comune di Paternò. Che ha annunciato di voler ricorrere al Cga.
Presenti il coordinatore regionale del Tribunale dei diritti del malato Luigi Anile, il sindaco di Belpasso Carlo Caputo, accompagnato dal suo vice Giuseppe Zitelli, la presidente del consiglio comunale di Paternò Laura Bottino e alcuni consiglieri comunali della città normanna. «Il Santissimo Salvatore non è solo l’ospedale di Paternò ma anche di Belpasso – ha esordito Caputo – A quella struttura ci tengo davvero, soprattutto perché è un ospedale fondamentale per il comprensorio. Se c’è un buon coordinamento tra i sindaci della nostra zona può produrre delle risposte concrete per i cittadini; se invece – ha concluso Caputo – non si dovesse effettuare una battaglia politica comune forte, allora tutto diventa timido».
Anche la presidente Laura Bottino ha ribadito la sua lotta, assieme al resto del consiglio, per il mantenimento e potenziamento del nosocomio paternese: «Siamo qui come abbiamo fatto nei mesi scorsi per difendere il presidio ospedaliero – ha dichiarato – importante per la salute dei nostri cittadini e della intera provincia. Voglio specificare a scanso di equivoci che non siamo qui per protestare contro la procura, ma siamo qui per chiedere un aiuto anche alla magistratura, perché possa porre l’attenzione su fatti poco chiari, mi riferisco al blocco dei lavori. La nostra lotta va contro l’Asp – ha concluso Bottino – e l’assessorato regionale alla sanità per come ha gestito la tematica ospedale Paternò». Il presidente Bottino ha inoltre annunciato di aver parlato con Pippo Digiacomo, presidente commissione sanità all’Assemblea regionale siciliana, al quale ha chiesto uno specifico incontro.
Per Orazio Lopis, uno dei componenti del Comitato pro ospedale, la manifestazione è da inquadrare «in una azione di sostegno alla magistratura e alla quale ci siamo rivolti presentando due esposti. Ancora ritengo inconcepibile la questione dei lavori, partiti e poi bloccati dopo una settimana. Un fatto che ha portato alla diminuzione dei posti letto con gravi conseguenza per la salute dei cittadini. Vogliamo che la procura faccia chiarezza soprattutto per tutelare i cittadini». Grazia Scavo, presidente dell’associazione Città viva, ha evidenziato «il fallimento totale della politica e dell’assessore Lucia Borsellino, perché ha semplicemente tradito la nostra città e le nostre aspettative, ha deluso tutti noi. In modo assolutamente pacifico siamo qui per confidare nel lavoro della magistratura».
Una delegazione del comitato, composta da Gianfranco Romano e Orazio Lopis, grazie soprattutto alla mediazione degli uomini della Digos e dei carabinieri, è stata ricevuta dal procuratore capo Giovanni Salvi. Un incontro di circa dieci minuti ritenuto molto positivo: «Abbiamo esposto al procuratore Salvi le nostre motivazioni e le battaglie che ci hanno condotto qui – ha affermato Gianfranco Romano – Salvi si è dimostrato disponibile a porre la massima attenzione sull’ospedale di Paternò, già da subito; d’altronde il procuratore era a conoscenza della vicenda ospedale».
Nei giorni scorsi il senatore del Nuovo centrodestra Salvo Torrisi si è recato presso la caserma dei carabinieri della compagnia di Paternò per presentare un esposto alla forze dell’ordine per fare chiarezza sul perché della chiusura del punto nascita, in quanto, a detta del parlamentare, «vi sarebbero delle irregolarità, e sul perché i lavori sono stati bloccati, finanziati a suo tempo per dieci milioni di euro. Lavori iniziati e subito stoppati dopo una settimana dal loro avvio perchè il progetto era sbagliato». Sulla problematica del punto nascita «i dati statistici ci danno torto, ma se invece facciamo un ragionamento che abbiamo sviluppato sostenendo che nella programmazione, bisogna guardare alle potenzialità che del territorio – ha affermato Salvo Torrisi – l’Asp deve interrogarsi perché sulla carta i numeri sarebbero a favore dato che mediamente nel distretto abbiamo 900 nascite, ma in concreto abbiamo numeri bassi. Le responsabilità vanno cercate in chi ha mandato le partorienti a Catania, del perché è mancato il contatto tra i medici ospedalieri e le altre strutture pubbliche del territorio, come il consultorio; accertare responsabilità penali, come interessi privati. Personalmente ho sempre denunciato tutto ed adesso l’ho fatto anche rivolgendomi alle forze dell’ordine». In precedenza il senatore Torrisi aveva denunciato il tutto attraverso una interrogazione parlamentare. «La politica non si può sostituire ad aspetti sostanzialmente tecnici – ha concluso Torrisi – appartiene all’organizzazione medica questo tipo di attività».