Alberto Scuderi è uno dei tanti dipendenti dell'ex Provincia aretusea che da mesi si trova a dover fare i conti con il mancato trasferimento dello stipendio. Ritardi legati ai conti in rosso dell'ente, su cui l'Ars si sarebbe potuta pronunciare nei giorni scorsi, finendo però per rinviare la discussione a dopo le ferie
Siracusa, Libero Consorzio in piena crisi finanziaria Lavoratore scrive ai politici e indice sciopero fame
A pochi giorni dalla decisione dei deputati dell’Ars di attendere settembre per le variazioni al bilancio della Regione, arrivano le prime dure reazioni da parte di chi avrebbe beneficiato di una politica più produttiva. Nonostante sia difficile dire se Alberto Scuderi, dipendente del Libero consorzio di Siracusa, abbia deciso di indire lo sciopero della fame prima del rinvio della seduta di sala d’Ercole, quel che è certo è che non gli avrà fatto piacere sapere che i politici regionali si accingono ad andare in ferie dopo aver rinviato la soluzione – comunque temporanea – della problematica relativa al ritardo nel pagamento degli stipendi.
E così Scuderi ha deciso di scrivere una lettera indirizzata alle istituzioni nazionali e regionali, per porre l’attenzione sulle difficoltà vissute dai dipendenti dell’ente intermedio aretuseo. Libero consorzio – fino a poco tempo fa Provincia – segnato da uno squilibrio finanziario di circa 19 milioni di euro, con mutui accesi per 90 milioni e, più in generale, una serie di debiti che sembrano aver segnato il futuro dell’ente. A risentire di tale situazione sono i lavoratori, che si trovano da diversi mesi senza stipendi. «I tecnici e i dipendenti non sanno che farsene degli annunci e dei rimpalli di responsabilità – si legge nella lettera – utili solo ad allungare l’agonia».
Il lavoratore poi pone l’attenzione sull’alternanza negli ultimi anni delle figure che hanno retto l’ex Provincia. «A cosa sono serviti in questi anni una decina di commissari e il direttore generale?», chiede Scuderi, che poi rivendica i servizi al cittadino che l’ente ha assicurato alla cittadinanza. Un riferimento poi ai problemi reali vissuti dalle famiglie degli impiegati. «Ricevere lo stipendio in ritardo condiziona la vita dell’intera famiglia stritolata per le inadempienze fiscali e creditizie. Se alle famiglie non viene concessa una cattiva gestione delle proprie finanze – attacca il lavoratore – perché concederla agli amministratori?».
Da qui la decisione di passare alle vie di fatto, con uno sciopero della fame estremo che inizierà il 22 e dovrebbe concludersi il 27 agosto. Il giorno che un tempo era atteso con la certezza di ricevere lo stipendio, e che invece oggi significa poco o nulla.