Stasera gli amici del 27enne, trovato impiccato nella sua abitazione lo scorso 16 febbraio, si sono dati appuntamento al parco Robinson per spingere gli inquirenti ad andare oltre nelle indagini. «Non si sarebbe mai tolto la vita», spiega uno di loro, tra i più intimi, che elenca i punti poco chiari della vicenda
Siracusa, la strana morte del giovane De Simone Ritenuto un suicidio, fiaccolata per chiedere verità
«Facciamoci sentire in silenzio». È questo il motto della fiaccolata organizzata per chiedere verità sulla morte di Angelo De Simone, il giovane 27enne siracusano trovato senza vita, lo scorso 16 febbraio, impiccato nella veranda davanti alla sua abitazione nel quartiere Bosco Minniti di Siracusa. L’appuntamento è per questa sera alle 20 al parco Robinson, proprio di fronte casa sua, con candele, lanterne, foto e striscioni per chiedere che le indagini vadano oltre l’ipotesi di istigazione al suicidio al vaglio degli inquirenti.
Inizialmente si era detto che il giovane avesse deciso di togliersi la vita. Poi la Procura della Repubblica di Siracusa ha aperto un fascicolo d’inchiesta sulla morte di De Simone a carico di ignoti che potrebbe averlo spinto a compiere quel gesto. «Sono tanti i dubbi che, già dal momento del ritrovamento del corpo di Angelo – spiega a Meridionews Davide Ganci, uno degli amici più intimi della vittima – ci hanno fatto pensare che non si trattasse di suicidio: a partire dai lacci usati che non mancano da nessuna delle scarpe che c’erano in casa, o dal tipo di nodo cosiddetto alla marinara, che è difficile da fare considerando che Angelo non sapeva nemmeno allacciarsi bene le scarpe». Davide, che Angelo lo conosceva da più di 17 anni, è certo che non ci sia alcuna motivazione che avrebbe potuto indurre l’amico a compiere un gesto così estremo. «Era un ragazzo pieno di vita e, quando c’era qualche problema, lui lo affrontava sempre con leggerezza, anche a costo di passare per menefreghista. Non si sarebbe mai tolto la vita».
Nessun racconto che avesse fatto presagire una scelta simile, nessun biglietto di addio a spiegarne le cause ed «è assurdo – commenta l’amico – che il padre di un bambino di quattro anni non pensi di lasciare due parole anche solo per il figlio che, fra l’altro, aveva chiamato mezz’ora prima con la promessa che l’indomani avrebbero trascorso insieme l’intera giornata». Angelo De Simone era tifoso del Siracusa calcio e aveva già organizzato, per la domenica successiva, la trasferta per seguire la partita della sua squadra a Reggio Calabria. In quel periodo era disoccupato ma proprio qualche giorno prima aveva ricevuto una proposta da parte di una lavanderia in cui aveva già lavorato.
«Verità per Angelo De Simone» continuano a chiedere, oltre agli amici e ai parenti, anche le oltre 8.200 persone che, nelle ultime due settimane, si sono iscritte al gruppo su Facebook che ha come unica descrizione «Non possiamo più attendere». Il 22 aprile, intanto, si avrà l’esito dell’autopsia dal quale potrebbero emergere maggiori elementi per capire se sul cadavere della vittima ci siano segni di violenza o altre indicazioni – anche di natura tossicologica – utili per accertare le cause della morte del giovane.