«Possiamo diventare una comunità di quartiere?». Da questa domanda è nato un progetto di pratica filosofica in una delle zone di Siracusa più ricche di contraddizioni, la Borgata. Roccaforte del clan Attanasio, che fa sentire ancora la propria egemonia tra spaccio e bische clandestine, il rione è però anche il terreno fertile dove un bene […]
Siracusa, un quartiere prova a diventare comunità con la filosofia: «Niente di più pratico»
«Possiamo diventare una comunità di quartiere?». Da questa domanda è nato un progetto di pratica filosofica in una delle zone di Siracusa più ricche di contraddizioni, la Borgata. Roccaforte del clan Attanasio, che fa sentire ancora la propria egemonia tra spaccio e bische clandestine, il rione è però anche il terreno fertile dove un bene confiscato alla mafia è stato trasformato in accademia sartoriale che forma e impiega detenuti e donne a rischio. Ed è anche un luogo in cui convivono, da anni, diverse comunità straniere: da quella magrebina a quella bengalese e da quella singalese a quella rumena «Siamo partiti proprio dalla multiculturalità del quartiere», spiega a MeridioNews Viviana Cannizzo che alla Borgata vive e lavora come host di una struttura ricettiva e, da qualche anno, si impegna con Metaborgata che ha messo insieme molte associazioni del quartiere.
«Comunità si diventa», chiarisce Cannizzo. Ed è per provare a farlo che nasce il progetto BorgatainpartecipAZIONE che ha al centro FilosoFare alla Borgata. «Spesso si pensa erroneamente che la filosofia sia solo teoria, invece, quando diventa pratica, evita che certi propositi restino campati per aria», spiega al nostro giornale Caterina Italia, facilitatrice di Philosophy for Community (P4C). Una pratica filosofica di comunità che si applica non solo in contesti aziendali ma anche per attività rivolte alla cittadinanza. «L’idea è quella di attivare un movimento culturale con l’obiettivo – aggiunge Italia – di costruire una piccola comunità di ricerca con orientamenti pratici che permettano di trovare soluzioni collettive alle questioni maggiormente avvertite alla Borgata». Dallo sviluppo di un sentimento di rispetto per i beni comuni alla creazione di opportunità di inclusione sociale e culturale, fino al rilancio di attività commerciali e artigianali nel quartiere.
«Ci sta a cuore che venga mantenuta l’anima del quartiere con i bambini che ancora giocano in piazza – sottolinea Cannizzo – ma è importante, per esempio, anche puntare allo sviluppo di un turismo relazionale qui alla Borgata, non come quello di svuotamento di Ortigia». E tutto questo passa dal tentativo dei residenti di diventare consapevoli di essere una comunità. «Il primo passo è saper dialogare, sapersi confrontare in un dibattito costruttivo che faccia arrivare a un punto pratico», spiega Caterina Italia che è insegnante di scuola primaria e vicepresidente del Centro di ricerca sull’indagine filosofica (Crif) in Sicilia. «Si parte da un pretesto, ovvero da uno stimolo – spiega Italia – che può essere uno stralcio di un classico della letteratura o un testo musicale (in questo caso è stato Voglia di comunità del sociologo e filosofo Zygmunt Bauman, ndr)». Da lì, poi, il ruolo della facilitatrice è quello di aiutare la comunità a ragionare e conversare in modo ordinato per arrivare insieme a delle conclusioni che abbiano aspetti pratici. «In sostanza – aggiunge Italia – io dirigo il traffico dei pensieri e tengo il filo per fare in modo che la discussione abbia un senso di marcia e prosegua davvero andando avanti».