Caporalato, proposte anti-sfruttamento avanzate alla politica: «Servono agevolazioni anche per le aziende»

«In Sicilia intere aree agricole e settori produttivi sono sorretti dal lavoro sfruttato». È da questo assunto che nasce la piattaforma Siciliasfruttazero: un elenco di proposte per il contrasto del caporalato elaborato dall’associazione Penelope, da Flai-Cgil Sicilia, Legacoop Sicilia, centro studi Pio La Torre e Rete fattorie sociali. «Non è esaustivo, ma punta a creare condizioni minime di accesso ai diritti e un riequilibrio dei rapporti di forza fra mondo produttivo, assetto istituzionale e lavoratori sfruttati», spiega a MeridioNews il segretario generale della Flai-Cgil Tonino Russo che, con le campagne del sindacato di strada, questo fenomeno in tutta l’Isola ha imparato a conoscerlo bene. Con la lista in mano, i rappresentanti delle diverse realtà, giovedì 6 marzo, presenteranno le loro proposte all’Assemblea regionale siciliana.

Da un codice giallo per le indagini giudiziarie al reddito di emersione, dalle safe house in ogni provincia della Sicilia ai corsi per la costituzione di cooperative. Non solo dal punto di vista dei lavoratori sfruttati, le misure di tutela di Siciliasfruttazero sono pensate anche per le aziende e i datori di lavoro. Lo sfruttamento (non solo in campo agricolo ma anche nel settore dell’edilizia, nella ristorazione, nei servizi alla persona) non è solo una fattispecie di reato, un comportamento del singolo o una scelta eticamente scorretta. È, piuttosto, un elemento strutturale di un certo sistema produttivo che pesa soprattutto sulle lavoratrici e sui lavoratori, in particolare su quelli migranti che partono da situazioni di maggiore vulnerabilità e ricattabilità legata alla precarietà della loro condizione sociale e giuridica. «Urgenti sono misure di tutela perché quelli che denunciano il caporalato – sintetizza Russo – nessuno li fa più lavorare, se restano vivi».

Mouna Mohamed, bracciante agricolo 26enne di origine marocchina, è stato ammazzato nella periferia di Paternò (in provincia di Catania) a febbraio dell’anno scorso. Una lite furiosa nata dalla richiesta del pagamento dei giorni di lavoro, poi l’accoltellamento mortale da parte del suo caporale. Quattro anni prima, nel 2020, era stato il 32enne di origine pakistana Siddique Adnan a essere ucciso a coltellate a Caltanissetta da sette uomini, nel corso di una spedizione punitiva, per essersi fatto portavoce di alcuni braccianti agricoli vittime di caporalato. E poi c’è il mistero del mediatore culturale ivoriano Daouda Diane scomparso da Acate (nel Ragusano) nel luglio del 2022 dopo avere girato e inviato un video in cui si lamentava delle condizioni di lavoro a cui era costretto all’interno di un cementificio.

Ed è anche pensando a loro che Siciliasfruttazero porterà in Regione l’elenco di idee e proposte. Che inizia con l’accesso ai servizi sociali di base per migranti irregolari, così come avviene per le cure sanitarie. «Una misura – spiega il segretario generale della Flai-Cgil Sicilia – per ridurre i rischi di assoggettamento e prevenirne il coinvolgimento in attività illegali». C’è poi l’idea di introdurre un codice giallo: una procedura d’urgenza per le indagini giudiziarie su sfruttamento lavorativo e riduzione in schiavitù per avere tempi certi per il permesso di soggiorno per le vittime. In attesa del quale dovrebbero poter chiedere il reddito di emersione: una quota per un alloggio, nella speranza che in ogni provincia siciliana si attivi almeno una struttura di accoglienza dedicata. Ma anche la creazione di un microcredito per l’acquisto o il noleggio di mezzi di trasporto, sia collettivi che individuali (furgoncini, auto, scooter e biciclette elettriche).

Tra le proposte anti-caporalato c’è anche l’implementazione di corsi di italiano e di lezioni di educazione alla cittadinanza: un orientamento nella burocrazia ma anche nel disbrigo di cose pratiche come compilare un bollettino alle Poste o aprire un conto corrente. Un percorso di accompagnamento, poi, è stato pensato per la costituzione di cooperative da parte di lavoratori emersi da situazioni di sfruttamento e caporalato. E per evitare che accada ancora, tra i punti di Siciliasfruttazero c’è pure un nuovo modo di fare incontrare domanda e offerta di lavoro in modo trasparente, con applicazioni gestite dai centri per l’impiego. Alle aziende che si iscrivono alla rete del lavoro agricolo di qualità o che assumono lavoratori che hanno denunciato lo sfruttamento, la proposta è di assegnare un maggiore punteggio nei bandi pubblici. «Perché per combattere un fenomeno così diffuso e radicato – conclude Russo – bisogna agire su tutti i fronti».


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