Sicilia, al voto (con il vuoto)

di Francesco Busalacchi

Qualcuno che crede ancora nei valori dell’onore e della dignità avrà pensato che il Pd, dopo le gloriose prove di alleanza con l’Mpa di Raffaele Lombardo e con chi ci stava (che progettualità, che lungimiranza politica!), accompagnasse le proprie esequie e componesse il proprio disfatto corpo (elettorale) nell’oblio e vivesse come superstite a se stesso, sopportando con saggezza il senso di vuoto lasciato dalla propria scomparsa. Sarebbe stata una fine da desiderarsi con animo devoto. E invece, la strada verso la dissoluzione è più lunga e costellata di nuove e mirabolanti acrobazie. (sotto, la Sicilia al voto: metafora, foto tratta da massimoromano.net)

Il grande obbiettivo politico del gatto e della volpe finalmente si svela senza titubanze, senza tatticismi. Ecco tornare come nuova una rivoluzionaria progettualità politica, il milazzismo, l’ultima spiaggia degli uomini spaventati, che nel disperato quanto vano tentativo di restare a galla, abiurano l’anticuffarismo, spaccano il fronte della sinistra, e si alleano con un partito che nelle precedenti elezioni ha superato lo sbarramento del 5% grazie proprio ai voti di Cuffaro, voti che, stando alla sentenza di condanna, sarebbero in buona misura di provenienza mafiosa. Ma, si sa, la politica è l’arte del possibile e il possibile per realizzarsi spesso percorre strade improbabili.

Ai suoi elettori il Pd dovrà chiedere quello che consigliava Indro Montanelli: turarsi il naso e votare Udc. In nome di che cosa? Per raggiungere quale risultato? Semplice, arrivare secondi e conservare il seggio per i cari leader.

E’ un dejà vu, dirà qualcuno. Forse è vero, ma recenti studi hanno dimostrato che il fenomeno è il sintomo di una malattia cerebrale. A questo punto sorge spontanea la domanda: la stupidità è una malattia cerebrale infantile dei militanti e degli elettori di sinistra?

Veniamo al centrodestra. I furbetti del quartierino, i ladri di Pisa, quelli che nella novella trecentesca litigavano di giorno e di notte andavano a rubare insieme. Ecco la parola magica, “insieme”, parola sconosciuta al fronte opposto (da dove si leverà una voce sdegnata per affermare che certe operazioni lì non si fanno). Vediamole dunque queste operazioni che porteranno il centrodestra a vincere.

Essenzialmente una: l’individuazione, dopo le prime schermaglie strumentali, di un candidato accettato quasi da tutto il fronte. Appartiene all’estrema destra, e allora? Sembra una riedizione in doppio petto di Italo Balbo? Meglio, è beneaugurante, forse qualcuno ancora ricorda che la marcia su Roma avvenne un vent’otto ottobre di tanti anni fa e le elezioni in Sicilia si svolgeranno in quella data. Possiamo solo sperare che i seggi elettorali non siano presidiati da camicie nere e avanguardisti.

E la società civile, chiederete? Garantitele di andare ai concerti e all’Opera, di potere restaurare ogni tanto un rudere e di apporvi pubblicamente una targa, di organizzare rumorosi eventi benefici, di pubblicare qualche ristampa anastatica e non disturberà il manovratore, riservandosi la libertà di criticare a prescindere.

E le forze produttive? Garantite loro qualche piccola concessione, possibilmente di natura fiscale, pagategli gli operai con denaro pubblico, fategli firmare con grande strepito qualche protocollo di legalità, dategli qualche poltroncina alla carriera e li avrete fatti felici.

E i sindacati? De mortuis nisi bonum!

E i giovani? Ci sarà posto solo per delfini e lecchini. Gli altri, armatevi e partite.

 


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