«Punteremo su dissalatori mobili e su un nuovo sistema per il riutilizzo delle acque reflue». Parole dell’ormai ex assessore regionale all’Agricoltura Luca Sammartino, che così rispondeva agli interventi durante la prima delle tante sedute dell’Ars passate alla vana ricerca di dare vita a una mozione per aiutare il comparto agricolo e contrastare la siccità che […]
Siccità, la soluzione (tardiva) dei dissalatori e le occasioni perse
«Punteremo su dissalatori mobili e su un nuovo sistema per il riutilizzo delle acque reflue». Parole dell’ormai ex assessore regionale all’Agricoltura Luca Sammartino, che così rispondeva agli interventi durante la prima delle tante sedute dell’Ars passate alla vana ricerca di dare vita a una mozione per aiutare il comparto agricolo e contrastare la siccità che mai come quest’anno ha messo in crisi la Sicilia. Cambiato – giocoforza – l’assessore, non cambia però l’intenzione della Regione, che ha già messo in campo uno stanziamento che dovrà servire – tra le altre cose – a sistemare i dissalatori fissi già esistenti e acquistarne altri mobili.
Quella della desalinizzazione dell’acqua di mare sembra essere la panacea di tutti i mali per i palazzi della politica siciliana. Da parte di maggioranza e opposizione si sprecano le istanze: dall’interrogazione parlamentare presentata dal deputato del Movimento 5 stelle Giorgio Cambiano, mai arrivata in Aula, che aveva l’obiettivo di spronare il governo verso l’utilizzo dei dissalatori; all’interpellanza di Giorgio Assenza, Fratelli d’Italia. «C’è questa misura del governo che dovrebbe essere intanto immediata – dice a MeridioNews il deputato – Vale la pena investire su dispositivi di ultima generazione, per il resto c’è un progetto molto più ampio, ma ci vorrà tempo. Di altro so che c’è un incontro a Roma in questi giorni per vedere anche di coordinare degli interventi con il governo nazionale per venire incontro a questa situazione». E nella capitale Renato Schifani dovrebbe trovare la strada spianata, visto che da più ministeri si era sponsorizzata la corsa agli impianti di desalinizzazione.
In realtà la soluzione dei dissalatori, che pure offre garanzie, basta guardare gli effetti a Dubai e in Arabia Saudita, dove tuttavia la quantità di impianti di desalinizzazione non può essere paragonabile a quella italiana, potrebbe essere non risolutiva e arriva comunque in un momento tardivo. Anzitutto per la condizione in cui versano le condutture siciliane, che andrebbero revisionate tutte e in molti casi sostituite. E qui pesa come non mai l’occasione persa con il Pnrr, con il primo sonoro schiaffo subito dall’allora governo Musumeci, che si è visto bocciare senza possibilità di appello tutti e 61 i progetti presentati dai consorzi di bonifica – la cui riforma, è bene ricordare, langue in attesa di approdare in Aula, ma nonostante le emergenze ciò non accadrà se non dopo le elezioni europee -.
E a proposito di Pnrr, i dissalatori non sono neanche rientrati nella programmazione della Regione, tanto per sottolineare come non si sia stati in grado di prevedere una stagione così pesante da un punto di vista climatico. Previsione che di contro è riuscita – per citare un caso – alla Puglia, che con i soldi del Pnrr sta costruendo un megaimpianto di desalinizzazione a Taranto, che sarà pronto nel 2026.