La società che gestisce il Servizio di Pronto Soccorso in Sicilia non dovrebbe avere problemi economici e finanziari. Alla base delle dimissioni, annunciate nei giorni scorsi ai Consiglio di gestione e al Governo regionale, sembra ci sia il tentativo di riforma dell'organizzazione interna dell'azienda bocciata dall'Amministrazione regionale.
Seus, si dimette il direttore generale Angelo Aliquò Dietro c’è il «no» della Regione al nuovo statuto
Angelo Aliquò ha lasciato la direzione della Seus, la società regionale che gestisce in Servizio 118. Le dimissioni, annunciate qualche giorno fa in una lettera al Consiglio di gestione (inviata anche agli assessori regionali alla Salute, Lucia Borsellino, e all’Economia, Alessandro Baccei) sono state formalizzate oggi.
A quanto si dice, il direttore, anzi, l’ex direttore della Seus non ha condiviso la bocciatura, da parte della Regione siciliana, della proposta di modifica dello statuto della società che, lo ricordiamo, fa capo per il 53 per cento all’Amministrazione regionale e per il restante 47 per cento alle Aziende sanitarie provinciali (Asp) della Sicilia.
Aliquò, a quanto si dice, avrebbe deciso di mollare la gestione della società per incomprensioni con l’Amministrazione regionale. Dal gennaio di quest’anno, infatti, sono state revocate le cosiddette progressioni intermedie, ovvero i capi settore che dovrebbero rapportarsi con la direzione per gestire un’azienda che opera con circa 3 mila e 300 dipendenti. L’assenza di una riforma dell’organizzazione del lavoro avrebbe reso troppo macchinosa la gestione della società.
Contrariamente ad altre società regionali, che oggi versano in crisi, la Seus non presenta particolari problemi di gestione. Nei mesi scorsi si era parlato di contratti di solidarietà. Un tentativo del Governo regionale di risparmiare anche sul Servizio di Pronto Soccorso. Operazione sventata, perché non c’era alcun motivo per risparmiare in questo settore della sanità siciliana.
Altre polemiche sono sorte per l’annuncio di licenziamento di personale con condanne passate in giudicato. Sono state inviate 89 lettere di contestazione. Ma non si hanno ancora notizie.