‘Se non giochi la partita, è sicuro che perderai’

Qualche anno fa, nella sua casa di Formia, durante una delle nostre chiacchierate, mi lamentai con Vittorio del presente. Dissi, più o meno, che mi sembrava di vivere in un’epoca senza valori e idee forti, un’epoca in cui le giovani generazioni facevano fatica a sognare, a elaborare un progetto, a credere in qualcosa, a sviluppare un pensiero critico, a integrarsi in una società caratterizzata da un inquietante senso di precarietà e impoverita sotto vari punti di vista, non soltanto materiali. Vittorio mi ascoltò con grande attenzione, sembrò dare segnali di assenso, poi improvvisamente mi chiese: “Pensi davvero che oggi per un giovane non ci siano alternative?”. “Mi pare che ce ne siano poche”, risposi, “i giovani sembrano inseriti in un percorso di vita quasi predeterminato, che forse scelgono in minima parte”.

Vittorio riprese a parlare: “Non credo che tu immagini cosa significhi sentirsi veramente isolati e privi della possibilità di scegliere. Oggi le difficoltà sono tante ma in politica, per esempio, un governo guidato da Prodi e uno guidato da Berlusconi si differenziano per moltissime cose. Se non stai con la destra, sai di avere al tuo fianco milioni di persone che condividono la tua posizione, possono votare liberamente, parlare, scrivere, manifestare, associarsi, occuparsi di cultura, di arte e di tante altre cose. Non sei da solo, non puoi sentirti veramente isolato dal mondo e nel mondo”. L’Italia di Vittorio era un’altra: “Quando ero giovane, qui c’era davvero un pensiero unico, non esisteva la possibilità di godere di diritti che oggi vengono dati per scontati e che sono tali perché acquisiti dopo anni di lotte durissime e, per molte persone, fatali. Io a 24 anni fui incarcerato dal fascismo perché ero impegnato a lottare per la libertà. Sono rimasto in galera per otto anni e mezzo, condividendo uno spazio di pochi metri solo con i miei compagni di cella sono stato sottoposto a un regime carcerario speciale, senza poter comunicare direttamente con l’esterno se non con lettere sottoposte alla censura, leggendo e studiando il più possibile, non avendo quasi alcun diritto, né alcuna certezza sul futuro mio e degli altri. Vuoi paragonare questa condizione a quella che oggi vive un ragazzo in Italia, libero di frequentare chi desidera, di manifestare il suo dissenso, un ragazzo che vive in democrazia e può cercare una sua strada? Tu vivi nell’epoca di Berlusconi e Prodi. Io ho vissuto la mia giovinezza all’epoca di Mussolini, Hitler e Stalin. Cosa è meglio?”.

Rimasi un attimo in silenzio, come potevo dargli torto? Provai a controbattere. “Sì, il futuro non lo potevate immaginare per quello che sarebbe effettivamente stato ma lo sognavate, poi avete costruito qualcosa di enorme, significa che c’era molto da fare, che comunque riuscivate a immaginare un altro mondo possibile. Oggi quanti giovani sognano per davvero?” Mi rispose più o meno così: “Bisogna sognare anche oggi perché c’è sempre un’altra possibilità e si può inseguirla. Se non si prova a fare, a mettersi in gioco, come ci si può lamentare di ciò che non va? Se non giochi la partita, è sicuro che perderai. L’alternativa è tra un mondo di fallimenti e uno di possibilità. Se non si lotta, le opportunità si perdono sempre. Io sono vecchio e non ho da insegnare ai giovani, ognuno vive nel proprio tempo e conosce la propria dimensione. Ma sono convinto che anche oggi i giovani possano lottare per acquisire coscienza, spazi, diritti. Non bisogna essere pigri, né aver paura. Il passato lo conosciamo e non lo dobbiamo rimpiangere, bisogna pensare al futuro, darsi un futuro. Mi dispiace solo che io, vista la mia età, questo futuro non lo vedrò e non saprò come andrà a finire”.

In queste parole, io credo, c’è molto dello splendido atteggiamento che Vittorio aveva nei confronti della vita: entusiasmo, attenzione e rispetto per gli altri, curiosità, grinta, ottimismo, senso critico, coraggio. Una volta, a chi gli ricordò di essere stato un perseguitato dal regime fascista, rispose: “Forse c’è un equivoco. Sono stato io un persecutore del fascismo, tanto che mi hanno dovuto rinchiudere in galera. Non è successo il contrario”. Era molto ironico e, soprattutto, auto-ironico. Qualche mese fa, nonostante sentisse poco e vedesse quasi niente, a un certo punto interruppe una profonda riflessione di natura politica e disse a me e a sua moglie Sesa: “Non trovate che sia in una forma smagliante? Sono stupefatto di come sono lucido”. Spesso gli bastava una frase per inquadrare una persona o una situazione. Un’altra volta, parlando di un leader politico della sua stessa area, mi disse: “Sì, è furbo, è molto furbo, anzi si sente il più furbo di tutti. Ma la furbizia ottunde l’intelligenza”. Talvolta era spiazzante, non solo per gli avversari politici ma per i suoi compagni di lotta, per gli amici più cari e per i suoi stessi parenti. Esprimeva una sorta di cultura del dubbio, ricercava di continuo strade alternative, metteva spesso in discussione le certezze acquisite quasi per evitare di essere sorpreso da una realtà in continua e rapida evoluzione. Non aveva certamente paura di dire cose “scomode”. Produsse molti allievi senza fondare alcuna scuola e senza avere la pretesa di essere un maestro.   

Mercoledì scorso, davanti alla sede centrale della CGIL, per dargli l’ultimo saluto c’era tanta gente comune e molti personaggi influenti della storia politica e sindacale di questo Paese, appartenenti a partiti e organizzazioni diverse, delle età più varie, tutti uniti nel ricordo di un uomo a cui piaceva la semplicità ma non la banalità, che non amava la retorica, gli slogan e l’ipocrisia, che disprezzava la violenza e l’arroganza, che sapeva essere molto critico anche con se stesso, che negli anni aveva rivisto con umiltà e onestà intellettuale stagioni complesse della sua vita e aveva discusso la radice di certe scelte radicali compiute in passato (soprattutto negli anni Sessanta e Settanta), un uomo che fino all’ultimo ha progettato scenari nuovi, interni e internazionali, con l’idea di non arrendersi e con il pensiero rivolto sempre ai giovani.

È difficile immaginare quanti di questi giovani, a cui egli pensava costantemente, si ricorderanno di Vittorio Foa, della sua grande ricchezza interiore, delle sue battaglie contro il nazifascismo (in carcere come nel Partito d’Azione durante la Resistenza, con Leo Valiani, Riccardo Lombardi e altri), per la democrazia e la Repubblica laica dai banchi dell’Assemblea Costituente, per promuovere un nuovo socialismo, per estendere i diritti civili, politici e sociali alle donne e agli uomini di tutti i ceti e le classi sociali, contro le discriminazioni razziali, per la tutela dei deboli e degli emarginati, per la valorizzazione della dimensione femminile dentro e fuori dalla fabbrica e dal mondo del lavoro, per la creazione di maggiori spazi di autonomia e partecipazione nella società civile e politica. Ma soprattutto nel sindacato, la CGIL, che talvolta ebbe modo anche di criticare, in cui però si impegnò direttamente per più di vent’anni.

La sua assenza peserà. Ma dipenderà da noi la conservazione e la valorizzazione del suo messaggio, che non è stato solo teorico, è stato soprattutto pratico, concreto. La ricerca di soluzioni credibili e un ripensamento continuo della realtà, per vivere con pienezza e non per farsi vivere la vita addosso: questo per lui era fondamentale. Credo che le sue molte sollecitazioni debbano essere raccolte: non dobbiamo e non possiamo rassegnarci, al contrario dobbiamo e possiamo tutti provare a prendere in mano il nostro destino.
 
 
 
*Andrea Ricciardi, dottore di ricerca in Storia contemporanea, lavora presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Milano. Si occupa prevalentemente di storia politica e collabora da tempo con “Il Ponte” e gli “Annali della Fondazione La Malfa”, del cui comitato scientifico è membro dal 2006. Socio della SISSCO, oltre a vari saggi, ha pubblicato la monografia Leo Valiani. Gli anni della formazione. Tra socialismo, comunismo e rivoluzione democratica (Franco Angeli 2007). È stato autore e curatore, con Giovanni Scirocco, di Per una società diversamente ricca. Scritti in onore di Riccardo Lombardi (Edizioni di Storia e Letteratura 2004). Ha curato il volume autobiografico di Gino Giugni La memoria di un riformista (Il Mulino 2007).


Dalla stessa categoria

Ricevi le notizie di MeridioNews su Whatsapp: iscriviti al canale

I più letti

Inizia una settimana bellissima, la prima dell’estate, quella che prometterà tanto ai segni zodiacali, in particolare ai segni d’acqua Cancro, Scorpione e Pesci; mentre i fuoco Ariete, Leone e Sagittario godono in maniera riflessa di risvolti davvero importanti, che girano intorno alle loro vite; gli aria Gemelli, Bilancia e Acquario sembrano centrare molto su successi […]

Il Cancro è il quarto segno della ruota zodiacale, primo segno d’acqua, rappresenta la fonte da cui beviamo e il prezioso latte materno, che è il primo alimento. Dominato dalla Luna, esprime una fortissima femminilità e una mutevolezza umorale evidente. Soggetto alla Luna, infatti, può mostrare il dolce volto di Selene, quello della cacciatrice Diana […]

Marte è il pianeta dell’azione in astrologia: controlla sangue e muscolatura, reazioni aggressive e lotte per l’autoaffermazione. Dopo il suo lungo passaggio in Leone, che è sembrato abbastanza sereno, ma che si è molto complicato nella sua fase finale, adesso il guerriero tra i pianeti arriva in Vergine, segno della cura e della capacità di […]

Il caso Sinner ha scoperchiato un vaso di Pandora da cui, tra gli altri, sono venuti fuori una quarantina di casi di positività al Clostebol riscontrata negli sportivi negli ultimi anni in Italia. Uno steroide anabolizzante che, pur essendo proibito dalla Wada, risulta presente in numerosi farmaci da banco per la cicatrizzazione delle ferite – […]

Sono passati tre anni da quando un incendio ha distrutto l’impianto di selezione della frazione secca di rifiuti a Grammichele (in provincia di Catania) di proprietà di Kalat Ambiente Srr e gestito in house da Kalat Impianti. «Finalmente il governo regionale ci ha comunicato di avere individuato una soluzione operativa per la ricostruzione e il […]