Il regista Luca Luchini porta sul grande schermo La donna della mia vita, una commedia leggera che si regge sul ruolo di una tipica madre italica, iperprotettiva e un po manipolatrice. Step1 lha visto per voi
Se il film lo gira la mamma
A tirare le fila della storia dell’ultimo film di Luca Luchini, La donna della mia vita, è mamma Alba, personaggio principale della commedia, ma anche della vita dei suoi due figli. Giorgio è un ginecologo affermato, che si prende più cura, e non solo professionalmente, delle sue clienti che della moglie ripetutamente tradita, mentre Leonardino è il figlio buono e sensibile che a trentun’anni corre ancora tra le braccia di mamma e tenta il suicidio per amore.
Alba, interpretata da Stefania Sandrelli, dirige la vita dei figli e del marito, influenzandone perfino il carattere con l’aiuto delle menzogne e in nome di quello che lei crede sia meglio per tutti. A mettere in moto la commedia, basata su equivoci e segreti, è l’arrivo di Sara, interpretata da Valentina Lodovini, nuova fidanzata di Leonardo (Luca Argentero) ed ex-amante di Giorgio (Alessandro Gassman). Il vero motore della storia e la vera donna della loro vita, però, è come nella migliore tradizione italiana la mamma.
La Sandrelli non delude nel ruolo di madre protettiva che adatta alle sue esigenze la verità. Bella la scena in cui, con occhi lucidi e voce rotta, riesce a negare la verità mentre la racconta. Il film, nato su un soggetto di Cristina Comencini, si regge sul suo personaggio: con lei comincia e finisce la pellicola. Con una finta registica, all’inizio sembra parli, quasi come farebbe il regista, allo spettatore e alla fine al giovane nipote, facendo supporre che sarà regista anche della sua vita.
I giovani interpreti maschili non danno il meglio. Luca Argentero, esageratamente impacciato nella parte del sensibile sfigato tanto da sembrare caricaturale, risulta improbabile anche nel repentino cambio di rotta in playboy bugiardo e traditore. Gassman interpreta bene il ruolo dello sciupafemmine, ma è poco credibile in quello di redento innamorato. Troppo netti i cambiamenti, troppo superficiali le motivazioni psicologiche. Il risultato è una commedia leggera che fa sorridere, ma non è da escludere che possa comunque portare lo spettatore a riflettere su ricordi, nostalgie e rabbie non risolte, dati i suoi argomenti fatti invece proprio di sfumature e complicazioni, quali l’amore e il destino.