«Come si cambia, per un... like». Inizia così un post pubblicato oggi sulla propria pagina Facebook dal sindaco di Palermo che ricorda al ministro quando incitava gli amministratori leghisti a non celebrare le nozze gay. Intanto sullo scontro interviene anche il vicepremier Di Maio
Scontro su dl sicurezza, non si ferma la polemica Orlando: «Porterò la legge davanti al giudice»
«Come si cambia, per un… like». Inizia così un post pubblicato oggi sulla propria pagina Facebook, dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando che ribatte ancora una volta al ministro dell’Interno Matteo Salvini, dopo il botta e risposta di ieri sul dl sicurezza in merito alla questione della disposizione impartita agli uffici per non applicare una parte del decreto. Sulla sua pagina il primo cittadino riporta un’immagine di Salvini che incitava a non celebrare le unioni civili, ricordando quando lui, da leader della Lega, invitava i sindaci del suo partito a non applicare la legge.
«La differenza fra me e Salvini – afferma Orlando – a conferma del fatto che giochiamo su piano differenti e con regole differenti, è che io stesso mi rivolgerò al giudice civile per sollevare la questione della incostituzionalità di una parte del decreto sicurezza.Questo vuol dire rispettare la legge tramite la legge. Non è questione di diritti dei migranti o di porte aperte a tutti, è una questione di diritti umani e civili per tutti, è questione di rispetto della legge costituzionale che è garanzia per tutti i cittadini, italiani e non». Per Orlando, «oggi si comincia coi migranti e domani si prosegue con gli altri. I regimi, tutti i regimi della storia hanno sempre avuto inizio con una legge razziale disumana spacciata per legge sulla sicurezza».
E in un’intervista all’Adnkronos Orlando ha replicato anche all’affermazione del leader della Lega che ieri aveva detto: «Sono curioso di capire se i sindaci rinunceranno anche ai poteri straordinari previsti dal decreto. Immagino che rinunciate anche a tutti i soldi che il decreto aggiunge per le vostre città…». Il primo cittadino in questo caso ha detto di non voler cadere nel «tranello» del ministro e che lo scontro su una parte del decreto non implica il dover rinunciare a fondi stanziati per lo sviluppo della città.
Sullo scontro tra Salvini e Orlando oggi è intervenuto anche l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, che ha bollato l’atto di protesta del sindaco di Palermo e di altri amministratori locali che hanno annunciato di voler seguire il suo esempio, come una strategia da campagna elettorale. In particolare Di Maio parla di «sindaci che si devono sentire un po’ di sinistra facendo questa cosa; ma se vuoi sentirti di sinistra metti mano ai diritti sociali di questo paese, quelli che la sinistra ha distrutto in questi anni: pensate come stanno messi male».