La manifestazione punta il dito contro la mancata volontà di Federdistribuzione di firmare il contratto nazionale e della Distribuzione cooperativa e Confesercenti di rinnovare quello scaduto a dicembre 2013. Un disagio che solo per il centro palermitano riguarda 350 dipendenti mentre in tutta la Regione circa 20 mila
Sciopero del commercio, in 300 davanti La Torre Sindacati: «Basti tagli solo sulla pelle dei lavoratori»
Sit in di protesta stamane davanti l’ingresso del centro commerciale La Torre, a Palermo, per tutelare i lavoratori dal mancato rinnovo del contratto nazionale nell’ambito della grande distribuzione. A colpi di fischietto circa 300 tra commessi e dipendenti, armati di coperchi di pentole, hanno bloccato l’accesso principale per tutta la mattinata, provocando lunghe code in prossimità dell’ipermercato. La manifestazione, organizzata da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, punta il dito contro la mancata volontà di Federdistribuzione di firmare il contratto nazionale e della Distribuzione cooperativa e Confesercenti di rinnovare quello scaduto a dicembre 2013. Un disagio che solo al centro La Torre riguarda 350 dipendenti mentre in tutta la Regione circa 20 mila.
«Il nuovo contratto che Confesercenti e Distribuzione cooperativa hanno proposto è inaccettabile – ha detto Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs Sicilia – perché prevede condizioni peggiori per i dipendenti sotto il profilo economico e normativo. La Distribuzione cooperativa, addirittura, vorrebbe differenziare trattamenti tra Nord e Sud». Al momento, infatti, le grandi imprese aderenti a Confesercenti e Distribuzione cooperativa non vogliono riconoscere gli aumenti contrattuali quelle aderenti a Confcommercio, dal marzo di quest’anno, riconoscono condizioni migliori dal punto di vista salariale creando così un divario fra i lavoratori all’interno dello stesso settore.
In tutto questo, i grandi gruppi, anche quelli a livello internazionale come Auchan, Carrefour, Zara, Leroy Merlin, Zara, Rinascente, giocano al ribasso. «Da due anni – ha proseguito – siamo seduti al tavolo con la loro associazione datoriale Federdistribuzione ma non possiamo accettare le condizioni svantaggiose proposte. Dopo lo sciopero di oggi ci aspettiamo che si riparta con i tavoli negoziali e, se non si dovessero registrare inversioni di tendenza, andremo avanti con le proteste e non escludiamo azioni legali per far valere i diritti dei lavoratori. La Uiltucs – ha concluslo – ha presentato numerosi ricorsi per decreti ingiuntivi per far riconoscere aumenti salariali ai lavoratori discriminati con esito positivo».