Il Consiglio dei ministri ha disposto lo scioglimento dell'ente dopo aver ottenuto il parere favorevole anche del presidente della Regione Rosario Crocetta. L'istruttoria, seguita dal prefetto di Ragusa, si è chiusa il mese scorso. Un iter partito dopo le indagini a carico dell'ex primo cittadino Franco Susino
Scicli, sciolto il Comune per mafia Rinviate le elezioni previste per maggio
Il Comune di Scicli, in provincia di Ragusa, è stato sciolto per infiltrazioni mafiose e le elezioni previste per la fine di maggio sono state rinviate. È la decisione presa dal Consiglio dei ministri che ha ottenuto anche il parere favorevole del presidente della Regione, Rosario Crocetta. A marzo il prefetto ragusano Annunziato Vardè aveva chiuso l’istruttoria, partita dopo le indagini – con l’accusa di concorso esterno per associazione mafiosa – a carico dell’ex sindaco Franco Susino.
«Gli ispettori del ministero dell’Interno hanno rilevato che una parte della macchina amministrativa del Comune risponde a infiltrazioni mafiose, altre anomali sono state riscontrate nella gestione dei rifiuti con proroghe senza gare e con elementi mafiosi che hanno imposto assunzioni e lavori», ha spiegato Crocetta. La decisione di bloccare la campagna elettorale è stata presa perché «c’era il pericolo di continuità con l’amministrazione precedente», ha precisato il governatore.
Il primo cittadino sciclitano si è dimesso a dicembre, dopo le crescenti pressioni politiche giunte a seguito degli elementi raccolti dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania nei suoi confronti. Secondo i magistrati, infatti, sul Comune si sarebbero concentrati i presunti interessi del clan mafioso Cappello di Catania. Nel settembre 2013 sono stati arrestati cinque netturbini, accusati di essere affiliati alla famiglia mafiosa etnea. Dopo qualche mese, nel luglio 2014, nei confronti di Franco Susino è stato spiccato un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa.
Nel corso del suo interrogatorio Franco Susino si è dichiarato estraneo ai fatti, rigettando le accuse relative ai presunti contatti con Franco Mormina, ritenuto capo di un’organizzazione dedita a estorsioni, truffe, violenze private e furto aggravato.