Scavone (Mpa): “Renzi ignora il Sud nonostante le ‘raccomandazioni’ di Napolitano”

Nulla di buono in vista per il Mezzogiorno d’Italia con il Governo nazionale guidato da Matteo Renzi.  Per il nuovo Premier, come per i suoi predecessori, la questione meridionale non è nell’agenda politica. Nonostante ‘le raccomandazioni’ del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

La denuncia arriva dal Senatore del Mpa, Antonio Scavone, ieri ospite all’Ars, di una tavola rotonda organizzata dall’associazione Sicilia Open Gov dal titolo ‘Per la Sicilia’ che è andata in scena nella splendida cornice della Sala Rossa del Palazzo Reale (sede, appunto, dell’Assemblea regionale siciliana)

“Siamo rimasti scioccati dal comportamento di Renzi- ha raccontato l’esponente di Palazzo Madama-prima delle sue dichiarazioni programmatiche, pronunciate in Parlamento durante il suo insediamento, lo avevamo incontrato e lo avevamo sollecitato a riservare la dovuta attenzione alle condizioni in cui versa il Sud Italia. Lui- aggiunge Scavone- ci ha detto che sul tema si era soffermato anche Napolitano, che avevamo incontrato il giorno prima, e che sicuramente il suo Governo avrebbe invertito la rotta. Peccato che non ha mantenuto la parola. In Aula, infatti, nel suo discorso non c’è stato nessun riferimento alla questione. Siamo rimasti senza parole”.

La denuncia di Scavone sembra trovare un fondamento anche nei numeri, snoccialati da Gaetano Armao, Presidente di Sicilia Open Gov, che, tra le altre cose, ha parlato del Fas, Fondo per le aree sottoutilizzate, che adesso si chiama Fondo per lo Sviluppo e la Coesione: “Il Governo nazionale ha previsto 54 miliardi di euro per il Fondo da ora fino al 2021. Se poi però andiamo a verificare quanto ha stanziato, siamo al ridicolo. Per il 2014, infatti, nel Bilancio ci sono solo 50 milioni di euro”.

La  tavola rotonda di ieri all’Ars, cui hanno preso parte molti deputati  regionali del Mpa, è stata anche l’occasione per riparlare dell’annosa questione della mancata applicazione dello Statuto Siciliano. Con particolare riferimento all’articolo 37 e alla fiscalità di vantaggio, diritti negati alla Sicilia:

“Se l’Italia non è in grado, come non è, di assicurare la progressiva riduzione del divario attraverso il riconoscimento della fiscalità di vantaggio, del diritto della Sicilia ad incassare l’ingente gettito delle accise sui carburanti e delle prerogative fiscali, mediante un piano di effettiva perequazione infrastrutturale, nonché attraverso la piena ed evolutiva attuazione dello Statuto, a partire dall’Alta Corte, occorre prenderne atto ed avviare il percorso di autodeterminazione della Sicilia” ha detto Armao.

Che ha puntato il dito contro l’attuale Governo siciliano, reo di avere abbandonato la trattativa con Roma su questi temi: “L’unica Regione che ha abbandonato il tavolo, unilateralmente,  è stata la Sicilia” ha sottolineato.  Un Governo siciliano, che con un assessore regionale all’Economia inviato da Roma (il dimissionario Luca Bianchi), non ha mai impugnato dinnanzi alla Corte Costituzionale provvedimenti che violano lo Statuto.

Molto esplicito anche il coordinatore regionale del Mpa, Rino Piscitello: “Lo Stato italiano ha sterilizzato l’Autonomia, con la collaborazione delle classi dirigenti siciliane. Bisognerebbe ricordare che l’Autonomia è stata concessa alla Sicilia per eludere il separatismo e che si fonda su un patto con lo Stato. Un patto che è stato tradito da Roma. Allora, o si riscrive, o neanche noi siamo tenuti a rispettarlo”.

La battaglia è durissima però. I relatori della tavola rotonda hanno sottolineato come a livello europeo, e quindi italiano, ci sia la tendenza a ridimensionare il regionalismo. I poteri finanziari che dettano regole nell’Ue non vogliono ostacoli ai loro piani.

“Anche il Presidente Raffaele Lombardo è una vittima di questo sistema nemico della democrazia e delle regioni- ha detto il Senatore Scavone- è stato l’unico governatore che ha riportato in vita i temi dell’Autonomia e ha pagato a caro prezzo il suo impegno”.

A cosa si riferisce?

“L’avere bloccato il grande affare del secolo, quello dei termovalorizzatori in Sicilia- ha detto a LinkSicilia- è stata una battaglia autonomista. Grandi imprese nazionali e internazionali, che attualmente sono nel mirino di inchieste, come ha raccontato il Sole 24 ore, avevano deciso di fare della Sicilia la più grande pattumiera d’Europa. Lombardo li ha fermati, e ora paga per questo”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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