Saponara, quattro anni dopo ancora 200 sfollati Gli interventi principali non sono mai partiti

Visto dall’alto il percorso, sembra che la frana abbia mirato proprio la loro casa. Il 22 novembre 2011, dopo giorni di pioggia intensa, un costone della collina sopra Saponara travolse nella loro abitazione Luigi e Giuseppe Valla. Quel giorno nella frazione di Scarcelli perse la vita anche il piccolo Luca Vinci. Domenica è stato il quarto anniversario di quella tragedia, dell’alluvione e delle sue vittime. Una giornata caratterizzata da una profonda tristezza perché ci sono ancora duecento persone sfollate. C’è anche chi ha scelto di non lasciare la propria casa, nonostante un’ordinanza sindacale ne abbia disposto lo sgombero. Si tratta di quanti, a proprio rischio e pericolo, in mancanza di un’alternativa valida, hanno scelto di continuare a vivere nella zona rossa. 

https://www.youtube.com/watch?v=uhxF85jDSNQ
(Il video è stato pubblicato da MeridioNews lo scorso maggio). 

Domenica è stato il giorno del ricordo. Come ogni anno è stata celebrata una messa. L’ha officiata padre Nicola Bertino davanti a poco più di 200 persone. La celebrazione ha alternato la commozione dei familiari delle vittime alla tristezza che ha preso il posto della rabbia in coloro che dopo quattro anni aspettano ancora gli interventi e gli indennizzi promessi. Intanto le case di Luigi e Giuseppe Valla e di Luca Vinci sono diventate nel tempo tombe nel cuore del paese. Qualcuno le ha definite un monumento al dolore. In chiesa c’era anche il sindaco Nicola Venuto che ha cercato di spiegare alla sua comunità a che punto sono i lavori. 

Gli interventi principali non sono mai partiti. In corso ci sono solo gli appalti affidati al Comune. Il quadro delineato dal primo cittadino è ben lontano da quel paese in sicurezza promesso dopo l’ondata di fango. Al momento i cantieri sono aperti nelle contrade Scarcelli e Scuola e lungo il torrente Saponara. Si tratta di lavori per 450mila euro, solo una piccola parte del totale stimato che ammontava a 5 milioni. Gli interventi di messa in sicurezza che sarebbero dovuti cominciare entro la fine di giugno, sono stati rallentati dal complicato iter burocratico. Intanto in duecento sono senza casa. Mentre chi è rimasto nella zona rossa vive nella consapevolezza di non essere al sicuro in casa sua. 


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