Santa Filomena, la via gourmet di Catania «Aprire qui è più conveniente che altrove»

Sono spuntati uno dopo l’altro e hanno colonizzato un’intera stradina del centro storico di Catania. In via Santa Filomena quasi ogni saracinesca è un ristorante, dietro quasi ogni porta c’è una cucina. E, pure, di buon livello: menù gourmet che parlano di prodotti a marchio Slow food, pizze fantasiose, panini che fanno il salto di qualità e diventano esperienze culinarie (per esempio quelli di Fud, inventati dallo chef Andrea Graziano), carpacci di pesce freschissimo e aperitivi a base di frutti di mare. Da ieri a domani 26 settembre, al cibo si sommeranno la moda e l’arte, nella prima edizione di Street fashion & food, una festa dedicata alla vivace traversa di via Umberto. Che negli ultimi anni ha mostrato tutto il suo potenziale: «È la location perfetta», dicono, all’unisono, i ristoratori, che promuovono la manifestazione.

Emanuela Panke, per esempio, è una dei due soci del Caffè Curtigghiu, al numero 43, aperto a giugno 2013: «Commercialmente, via Santa Filomena è un posto molto valido», afferma la donna, che da Roma è emigrata a Catania per iniziare la sua esperienza da gestore di un ristorante. Pur avendo un passato da esperta di enogastronomia: «Lavoro da tanti anni nel settore della viticultura, ho vissuto in Francia, mi sono occupata di internazionalizzazione delle aziende vitivinicole, per tre anni sono stata direttrice del Gambero rosso a Palermo e Catania», racconta. Una vita in giro per il mondo, e poi la decisione: «Venivo spesso in Sicilia per lavoro e pensavo che fosse il posto più bello del mondo. Tra un lavoro e l’altro ci passavo sempre più tempo, finché ho deciso di fare il grande passo e trasferirmi». Eppure il nome del suo locale, Caffè Curtigghiu, non lasciava immaginare che a metterlo in piedi fosse stato qualcuno di non autoctono: «Venendo da una città grande come la Capitale – sostiene Panke – La cosa che mi ha colpita di Catania è stata come tutti sapessero tutto e parlassero di tutti, il curtigghiu, appunto». «In questa città non si esce per cenare fuori, si esce per vedersi – commenta la titolare – È un’uscita ludica e via Santa Filomena è la summa di questo modo di fare tutto catanese, ovviamente i menù devono adattarsi, mantenendo il rispetto pieno delle materie prime». Per esempio: «Quando abbiamo aperto facevamo la pasta in casa, gli agnolotti freschi, ma commercialmente dovevo offrire almeno un hamburger. Questa settimana, per esempio, offriamo un hot-dog fatto apposta per noi da un macellaio di fiducia».

Chi offre qualcosa di completamente diverso è Fabio Bisicchia, proprietario di Al Capone ‘mbriaco fishbar, il nuovo arrivato della via. «Abbiamo aperto il 31 luglio, avevo voglia di rimettermi in gioco dopo aver creato e gestito altri locali in città», dichiara. La scelta di optare per il civico 20 della via gourmet di Catania è stata quasi obbligata: «È un polo enogastronomico non indifferente». Che può contare, oltre che sul traffico dei catanesi, anche sul via vai di turisti, che garantiscono un flusso costante di visitatori anche d’estate, quando la città si svuota in favore delle località costiere della riviera dei Ciclopi. «Il concetto che c’è alla base del nostro fishbar è la cena di pesce rivisitata – spiega Bisicchia – Meno impegnativa e sicuramente più economica». «Con certi prodotti bisogna stare molto attenti, siamo in contatto con presidi locali Slow food e introdurremo presto delle novità nel menù». Tra le quali un aperitivo a base di frutti di mare e finger food di pesce, che partirà tra qualche settimana supportato dall’american bar all’interno del ristorante. «Offriremo affumicati e carpacci, ma anche crudi leggeri, per andare incontro alle richieste dei nostri clienti», conclude l’uomo.

«Qui è sempre frequentatissimo, più di sera che di giorno», dice Ignazio Musumeci, responsabile di Blanc à manger, in via Santa Filomena 55. La prima sede del locale, però, era via Martino Cilestri: «Ci siamo trasferiti qui due anni fa, era più conveniente in termini commerciali e di posizionamento». La cucina, poi, ha fatto il resto: «Offriamo il nostro menù, cucina internazionale con influenze francesi, e poi prepariamo i nostri dolci. Se non facessimo quello che piace a noi, che senso avrebbe?», si domanda. E gli 80 posti a sedere gremiti nel fine settimana gli danno ragione.


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