Santa Elisabetta, scritta intimidatoria contro il sindaco Gueli: «La quarta volta, effetto del lavorare in frontiera»

«Chi parla.. bum bum.. sisi sindaco» e poi il disegno di una pistola fumante. Il tratto – e la grammatica- sono infantili, ma il messaggio chiarissimo. Così ignoti hanno intimidito Domenico Gueli, sindaco di Santa Elisabetta, comune dell’agrigentino dal passato caldissimo in tema di mafia. La scritta, realizzata con una bomboletta nera su uno spazio elettorale in piazza San Carlo, nel centro del paese, è stata individuata e segnalata al primo cittadino, il quale ha presentato denuncia ai carabinieri. I militari stanno adesso vagliando tutte le possibilità, dalla bravata al vero atto intimidatorio.

Del resto la situazione a Santa Elisabetta è da tempo delicata. «Si tratta del quarto gesto intimidatorio o vandalico in due anni, ovvero dal giorno della mia elezione – spiega il primo cittadino a MeridioNews -. Quindici giorni fa è stato danneggiato il Comune, per quanto i carabinieri pare abbiano ricollegato l’atto ad altre vicende». Gueli spiega di non aver comunque idea della possibile genesi del gesto, pur ammettendo le difficoltà dell’attività giornaliera di sindaco. «Ogni giorno – continua – ci confrontiamo un po’ tutti con le criticità che nascono dal lavorare in frontiera, come siamo noi tutti, amministratori dell’emergenza. Sono sereno rispetto al mio operato, anche se è evidente che fatti di questo tipo lasciano l’amaro in bocca».

Il primo cittadino aggiunge poi di essere stato già contattato dal prefetto di Agrigento Nicola Diomede il quale, nei mesi scorsi, aveva convocato i sindaci della provincia nell’ambito di alcuni incontri dedicati alla sicurezza dei primi cittadini. Al termine dei lavori era stato realizzato un report chiamato Amministratori sotto tiro, che era stato inviato al ministro dell’Interno Angelino Alfano.


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