Sanità, concorsi per primari bloccati da due anni Ora il governo Crocetta abolisce 500 posti di lavoro

Tagli alla sanità pubblica siciliana: il Governo di Rosario Crocetta ha già deciso o l’ultima parola spetterà all’assemblea regionale siciliana? Se dobbiamo essere sinceri, non l’abbiamo capito. Perché la bozza sui nuovi tagli alla sanità pubblica della nostra Isola – già disastrata – vengono dati per certi con la nuova rete ospedaliera. Ed è normale: con Renzi al governo del Paese – e quindi con la copertura del Pd – si può fare tutto. Quindi tagli alle unità complesse: non più 1.162, ma 918. Tra primari e assistenti salteranno almeno 500 posti. In compenso si sbloccheranno i concorsi (così dicono).

La bozza della nuova rete ospedaliera della Sicilia spiega perché, da due anni, centinaia di reparti sono stati tenuti senza primari. Si diceva che i concorsi sarebbero stati sbloccati con la nuova rete ospedaliera. Ma adesso – con la bozza della nuova rete ospedaliera – non si sbloccano i concorsi per primari: si aboliscono i primariati e gli assistenti. Già il servizio sanitario siciliano pubblico è carente: con l’approvazione di questa nuova rete ospedaliera peggiorerà, perché i medici che hanno anzianità e professionalità per accedere ai primariati sono stati gabbati. E lavoreranno con l’amarezza alle stelle. Già da due anni l’assenza di primari ha creato enormi disagi negli ospedali e agli utenti. Adesso il disagio si stabilizza abolendo primari e assistenti.

Quello che potrebbe succedere – ammesso che la Commissione Sanità dell’Ars approvi questa bozza – è incredibile. Tagli ai reparti di Cardiologia, Chirurgia generale e vascolare, Oculistica, Ematologia, Medicina generale, Nefrologia, Ortopedia e Traumatologia, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria, Psichiatria, Oncologia, Terapia intensiva, Urologia, Pneumologia. Vediamo se indoviniamo: medici che lavorano da anni e che – appunto dopo tanti anni – hanno diritto a un avanzamento di carriera (e quindi di stipendio) vengono bloccati con l’eliminazione di 500 posti tra primariati e assistenti. Ci chiediamo e chiediamo: che diranno i sindacati dei medici di questa rimodulazione della rete ospedaliera? Saranno d’accordo?

Ovviamente, a pagare non saranno solo i medici pubblici: sennò che riforma sarebbe? Anche i cittadini siciliani – che ancora oggi pagano l’Irpef a massimi livelli (per non parlare delle imprese che pagano l’Irap ai massimi livelli) proprio per le spese sanitarie – dovranno pagare un prezzo in termini di peggioramento dei servizi. Come si sostanzierà questo peggioramento ancora non l’abbiamo sufficientemente chiaro, anche se l’immaginiamo. Qui il gioco si fa raffinato. E per illustralo ai nostri lettori nel dettaglio aspettiamo che la commissione Sanità dell’Assemblea regionale siciliana esamini il testo. Perché a nostro avviso potremmo assistere a una presa in giro sul modello della medicina del territorio.

Ricordate il Governo di Raffaele Lombardo con l’assessore alla Sanità Massimo Russo? Tagliavano servizi sanitari pubblici e ci dicevano: tranquilli, questi tagli li facciamo perché stiamo istituendo la medicina nel territorio: i Pta (Punti territoriali di assistenza) e i Pte (Punti territoriali di emergenza). Risultato: i tagli sono stati effettuati, alcuni Pta e Pte si cominciano a vedere solo adesso, ma sono pochi e funzionano male non per responsabilità del personale, ma per carenza di addetti e di risorse finanziarie. Dopo aver terremotato la sanità siciliana per quattro anni si profila una nuova tosatura targata Rosario Crocetta-Lucia Borsellino? Vedremo.

Stando a quello che abbiamo capito il gioco dovrebbe essere il seguente: chiusura di posti letto per acuti da sostituire con posti letto per i lungodegenti. Il tutto dovrebbe essere in stile Lombardo-Russo: prima taglieranno i posti-letto per acuti e poi – ma quando? – arriveranno i posti-letto per lungo-degenti. Stando a quello che abbiamo capito noi, l’impianto di questa riforma è fortemente palermocentrico: pochi tagli a Palermo e molti tagli a Catania e soprattutto a Messina. Se non abbiamo capito male, si prevedono tagli per il San Raffaele di Cefalù e nuovi posti letto all’Ismett di Palermo (e ti pareva!). 

In una riforma targata Crocetta non potevano mancare le sceneggiate. Ne sono previste tante. E vanno sotto il nome di Ospedali riuniti. Si tratta, per semplificare, di una presa in giro verso i cittadini che, sulla carta, non vedranno chiudere i piccoli ospedali, che resteranno aperti associati l’uno con l’altro in ogni provincia. Ad Agrigento, Canicattì si unirà a Licata, Sciacca con Ribera; Caltanissetta con San Cataldo e Mussomeli, Gela con Niscemi e Mazzarino; nel Catanese, Acireale continuerà l’avventura con l’ospedale fantasma di Giarre, Biancavilla si unirà con Bronte e Paternò, Caltagirone con Militello; Enna andrà con Piazza Armerina, Nicosia con Leonforte; nel Palermitano l’ospedale di Partinico- si unirà a quello di Corleone, Termini Imerese con l’ospedale di Petralia, l’Ingrassia con Villa delle Ginestre (ma cosa hanno in comune queste due strutture sanitarie?); nel Ragusano l’ospedale di Vittoria andrà in coppia con quello di Comiso , mentre l’ospedale di Modica si unirà a quello di Scicli.

Vediamo se siamo bravi a indovinare quello che succederà. Avete presente la storia di quei tre ognuno dei quali sapeva fare una sola cosa? Uno sapeva leggere, il secondo sapeva scrivere e al terzo piaceva stare con le persone colte. La stessa cosa succederà con i pomposi Ospedali riuniti: uno farà una cosa, l’altro ne farà un’altra, il terzo un’altra ancora. Morale: terranno aperti tutti i piccoli ospedali per dare la sensazione agli abitanti dei piccoli centri che l’ospedale non ha chiuso. I politici locali potranno così farsi belli con gli elettori, gabbandoli. In molti casi i servizi che questi piccoli ospedali potranno assicurare saranno pochi e scadenti, non per responsabilità di medici, infermieri e, in generale, del personale, ma perché li lasceranno con pochi addetti e senza soldi.

Stiamo esagerando? Chi vivrà, vedrà.


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