La corte d'appello di Catania hanno condannato Diego Calì, detto Dino, perché ritenuto l'ideatore dell'uccisione di Salvatore Calì, freddato all'uscita dal proprio negozio la sera del 27 dicembre 2008. Si tratta del secondo processo, dopo che la corte di cassazione aveva annullato la prima sentenza
San Cataldo, 20 anni al mandante dell’omicidio Calì Fece uccide cugino per controllare le pompe funebri
Voleva acquisire il monopolio nel settore delle onoranze funebri a San Cataldo, in provincia di Caltanissetta. Per riuscirci era disposto a tutto, anche ordinare l’uccisione del cugino. A stabilirlo sono stati i giudici della corte d’appello di Catania, che hanno condannato il 64enne Diego Calì, detto Dino, a 20 anni di reclusione. Calì è stato ritenuto il mandante dell’omicidio di Salvatore Calì, assassinato la sera del 27 dicembre 2008, mentre usciva dal negozio di pompe funebri di cui era titolare.
La vittima, considerata il capomafia del centro del Nisseno, sarebbe stata eliminata per favorire l’ascesa del cugino nel settore. Calì era stato già condannato in secondo grado, ma la sentenza era stata annullata dalla corte di cassazione, che aveva disposto un nuovo processo. Svoltosi non più a Caltanissetta, ma a Catania. Calì era stato arrestato nel gennaio 2011 con l’accusa di essere il mandante del delitto, dopo che due anni prima era stato raggiunto da una misura di custodia cautelare per associazione mafiosa. L’uomo, nei mesi successivi all’omicidio, insieme ad altri avrebbe intimidito i familiari della vittima, con l’obiettivo – secondo i carabinieri che si sono occupati delle indagini – di far desistere i parenti dalla volontà di ricercare gli autori dell’assassinio. In quell’occasione numerosi colpi di fucile erano stati sparati contro un’auto.
Un’altra condanna è arrivata nei confronti di Salvatore Lombardo, 39enne di Marianopoli. L’uomo dovrà scontare una pena a quattro anni e otto mesi, perché ritenuto un componente della cosca mafiosa che a fine anni Duemila si stava formando tra San Cataldo e Sommatino.