Sammartino e gli altri politici accusati di corruzione L’indagine disegna la geografia del consenso elettorale

Un sindaco, consiglieri comunali e di circoscrizione (ex o attuali) e figli di, magari questi ultimi finiti nelle maglie dell’inchiesta per una scheda telefonica usata dal padre (ex assessore provinciale). Nell’indagine, svelata in anteprima da MeridioNews, che coinvolge mister 32mila preferenze, il deputato regionale Luca Sammartino, c’è, nei fatti, una rete politica. Da Militello in Val di Catania a Caltagirone, passando Aci Castello, Misterbianco e Mascalucia, senza dimenticare – ovviamente – la città di Catania. Una tela di relazioni e amicizie personali che, per la procura di Catania, non si limitava a questo. «In qualità di candidato prometteva utilità in cambio del voto promesso (e poi dato)», si legge nell’avviso di chiusura delle indagini. Nove pagine fitte fitte, recapitate a 13 persone.

Oltre a Sammartino, ci sono Carmelo Scandurra (sindaco di Aci Castello), Nino Rizzotto Salamone (assessore alla Cultura di Mascalucia), Giuseppe Musumeci (ex consigliere comunale di Catania, sammartiniano doc), il consigliere comunale di Militello in Val di Catania Salvatore Cannata Galante, l’ex consigliere comunale di Caltagirone e avvocato Alfredo Scozzarella, e rimanendo a Catania il consigliere della seconda circoscrizione Damiano Capuano, l’ex consigliere di circoscrizione Marco Mirici Cappa. E poi c’è il misterbianchese Maurizio Pellegrino, figlio di Orazio, già assessore provinciale a Catania e consigliere comunale di Misterbianco, accusato di avere approfittato dei contatti con il deputato Sammartino per ottenere più celermente la rateizzazione di un debito nei confronti di Riscossione Sicilia. 

I telefoni di alcuni squillano a vuoto ormai da domenica, giorno in cui la notizia è stata diffusa da questa testata. Gli avvocati, intanto, studiano: l’inchiesta è corposa. Ci sono fiumi di parole solo per spiegare la metodologia tecnica che è stata seguita dagli uffici di piazza Verga per raccogliere il materiale. «Quando avremo preso visione degli atti valuteremo il da farsi», afferma secco l’avvocato Carmelo Peluso, che difende l’enfant prodige di Matteo Renzi in Sicilia. Sammartino, dal canto suo, dopo il pacato comunicato stampa inviato domenica pomeriggio, non ha più parlato e ieri non si è presentato a Palazzo dei Normanni. «Sta studiando le carte, nei prossimi giorni tornerà», dice un deputato nei corridoi palermitani che giura di averlo sentito «veramente sereno».

Stessa reazione del sindaco castellese Carmelo Scandurra, ex Alleanza nazionale folgorato dal carismatico Sammartino. Scandurra è stato presidente del Consiglio comunale di Aci Castello prima di diventarne primo cittadino. Alle ultime amministrative ha sbaragliato il campo sostenuto da sette liste, assemblate svuotando il vecchio centrodestra di Filippo Drago. Uomini provenienti dalla Lega e da Forza Italia dentro liste col vestito civico.

«Per me è stato come un fulmine a ciel sereno, dimostrerò la mia estraneità ai fatti che mi vengono contestati», dice Salvatore Cannata Galante, consigliere militellese, di mestiere operatore sanitario alla clinica Humanitas (amministrata dallo zio – il fratello della madre, non il prefetto – di Sammartino), coinvolto assieme al fratello, tutt’e due poco più che trentenni. Con Sammartino, spiega Galante, sono amici da ragazzi. Lui, eletto nella lista civica Militello che vogliamo a sostegno di Giovanni Burtone sindaco, si dice «sereno e fiducioso nel lavoro della magistratura». 

Anche Orazio Pellegrino si dichiara tranquillo sul conto del figlio. «La nostra richiesta di rateizzazione di un debito con la Serit è stata formulata tramite pec», dice. Nessuna scorciatoia, sottolinea, tutto formalizzato via email. Lui non è coinvolto (lo è invece il figlio, appunto), ma la vicenda la sta seguendo da vicino. Anche perché il legame con Sammartino è condiviso. Orazio Pellegrino è stato, oltre che consigliere comunale di Misterbianco, prima consigliere e poi assessore provinciale (alle Infrastrutture e alle Politiche agricole) dal 2004 al 2010 con l’Mpa di Raffaele Lombardo, salvo seguire poi il defunto Lino Leanza, padrino politico di Sammartino.

Discorso a parte va fatto per Salvatore e Damiano Capuano, padre e figlio, indagati entrambi. Il secondo è consigliere della seconda circoscrizione con Diventerà bellissima, coetaneo di Sammartino, operaio di livello 5 della Pubbliservizi, la società della ex provincia di Catania che si occupa di manutenzioni pubbliche. Il voto a Sammartino sarebbe stato promesso (e dato), sottolineano i magistrati, per le elezioni regionali 2017. La contropartita dell’impegno elettorale sarebbe stata una promozione in Pubbliservizi che, però, secondo la difesa non sarebbe avvenuta. Raggiunto da MeridioNews all’interno dell’attività commerciale di famiglia (una gastronomia nei pressi di corso Italia) preferisce non commentare. «Non so neanche come ci sono finito dentro e perché», dice soltanto. A Catania, Capuano è conosciuto per la tragedia che ha coinvolto suo fratello Andrea: morto nel 2007 dopo essere scivolato, con il suo scooter, sulla cera rimasta sull’asfalto di via Etnea cinque giorni dopo la festa di Sant’Agata. Nel 2016, quando venne sfregiato il ricordo del fratello, Damiano Capuano si è scagliato contro l’allora sindaco Enzo Bianco e l’incapacità dell’amministrazione comunale di fare rispettare il divieto di accensione dei cerei

Poco da dire sul mascaluciese Nino Rizzotto: attuale assessore comunale di Mascalucia, già consigliere comunale dal 2013 al 2018 quando fu eletto con una lista civica per poi aderire al progetto Articolo 4 di Sammartino. E ancora prima consigliere dal 2004 al 2009. Al centro del suo caso ci sarebbe stata la promessa di «accelerazione» di una pratica per un trattamento di fine rapporto. Alfredo Scozzarella, stimato avvocato di Caltagirone, si è candidato con l’Italia dei valori alle Regionali del 2012 quando ottenne 450 voti. Venne poi eletto al consiglio comunale di Caltagirone tra le file dell’opposizione che votò la sfiducia e portò alla caduta dell’ex sindaco Nicola Bonanno. Difficile parlare della storia politica di Marco Mirici Cappa, candidato alle elezioni comunali 2018 al consiglio di quartiere catanese nella lista sammartiniana Cambiamento reale ma non eletto. Aveva centrato un seggio, invece, nel 2013, quando gli erano bastate 269 preferenze. Stessa storia per Giuseppe Musumeci, gestore di Caf: eletto al Consiglio comunale di Catania nel 2013 con Articolo 4 (nel 2008 era stato consigliere di circoscrizione nel centrodestra), non è riuscito a ottenere di nuovo un seggio nel 2018 tra le file dei sammartiniani.


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