Samantha Viva, una catanese sul Monviso «Sito Unesco come l’Etna, ma fruibile»

Pochi giorni fa, il primo Reggimento artiglieria da montagna ha celebrato i 150 anni dalla prima ascesa al Monviso dell’alpinista cuneese Alessandra Boarelli, con una nuova salita in vetta a questa cima detta Re di Pietra. Prossimo ai quattromila, il Monviso è il re delle Alpi Cozie, da cui nasce il Po, e sito naturale Unesco patrimonio dell’umanità transfrontaliero con la Francia, da poco più di un anno. Il paragone naturale con l’Etna viene spontaneo: il Mongibello montagna mediterranea per eccellenza e, da poco più di un anno, anch’esso sito della World Heritage List dell’Unesco. Tanto più curiosi siamo stati, perché a far parte della piccola spedizione militare femminile, in onore alla Boarelli donna, c’era una giornalista catanese: Samantha Viva.

«E’ stato un onore far parte di questa piccola, ma indimenticabile avventura – dice la giornalista. Cinque ragazze artigliere allenate, quattro istruttori, una guida alpina militare e io, neofita di montagna, ma fortemente motivata per provare a vedere il mondo da quella quota, arrivandoci con le mie gambe e poterlo raccontare come opportunità giornalistica».

Cosa ti ha colpito di più?
«La partecipazione di tutti. Siamo partiti da Pian del Re e nel primo tratto, fino ai 2600 metri di quota del Rifugio Quintino Sella, abbiamo incontrato famiglie intere con bambini di sette anni che camminavano col piacere di farlo. C’erano anziani spediti e ringiovaniti, e al rifugio ho incontrato una ragazzina di 12 anni, di ritorno dalla sua prima ascesa in vetta. Era euforica e mi ha contagiato, nel rifugio strapieno di appassionati, dove alcuni di loro quella notte hanno dovuto stendere i sacchi a pelo in cucina. Ecco, mi ha colpito di più forse il senso della pienezza di vivere condiviso nell’immersione nella natura originale».

Paura del pericolo?
«Non eravamo sprovveduti e nemmeno da soli. C’era la guida con noi, che ci ha saputo indicare i tempi della montagna, quando partire per evitare i cambiamenti meteo che avrebbero potuto compromettere la sicurezza del rientro. Nessuna guida professionista porterebbe i propri clienti nella bufera o sotto le esplosioni del cratere dell’Etna. No, non ho mai provato paura».

Etna, appunto. C’è un regolamento del dipartimento della Protezione civile regionale, condiviso da altre istituzioni, che obbliga il prefetto a non rinunciare alle proprie responsabilità,soprattutto quando il vulcano si manifesta per quello che è. Con le effusioni di lava e le esplosioni di materiale vulcanico, è vietato l’accesso alle quote sommitali, anche se accompagnati dalle guide professioniste. Stiamo parlando di un sito Unesco, per definizione patrimonio fruibile dell’umanità, come il Monviso.

«Conosco l’Etna, sono salita più volte in cima e trovo assurdo questo regolamento. Più che esagerato e proibitivo, è certamente poco lungimirante. Perché quest’esperienza mi ha arricchito al punto che adesso devo tornarci e magari provare altre ascese. A star seduti dietro una scrivania, si fa fatica a capire la motivazione di andare in montagna, ma credo adesso di non poterne fare a meno, per il semplice fatto che lì sento la mia vita intensamente appartenere al mondo. Mi è cambiata la prospettiva e questo non si dovrebbe negare a nessuno».

Cosa c’è dentro Samantha Viva, di nuovo?
«La conoscenza del silenzio che porta alla bellezza totale. Si può avere paura di questo?»

L’esercito ha partecipato alla manifestazione promossa dal comitato Wow (Wonderful Outdoor Week) che promuove le attività in montagna, che si chiama 1000 donne sul Monviso e celebra tutte le donne che da maggio a settembre ripeteranno l’impresa della Boarelli. Al momento sul libro, sito in vetta, ci sono circa 80 firme.

[Foto di Luca Bergamasco]


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