Premetto. Io sono per il ponte sullo Stretto. Non credo che gli uccelli vadano a sbatterci contro (è una delle obiezioni degli ecologisti antiponte) perché anche gli uccelli hanno lo sterzo. Adesso, pare, che i lavori non possano iniziare perché mancano i test antisismici e antivento, o che ci sono ma sono vecchi e vanno aggiornati. Qualcuno ha risposto: «Non c’è bisogno di rifare i test, il ponte è elastico». Bene, benissimo. Ma la cosa, di questo ponte elastico, mi preoccupa un pochino. Perché, come noto, qui al sud, noi, c’abbiamo come una passione per le scaffe. Noi, quando vediamo una scaffa, una buca nell’asfalto, non la ripariamo proprio subito subito. Noi, sulla scaffa ci ragioniamo. Non solo sappiamo dove sono, ma è anche un’occasione per vantarcene con gli amici: «Attento che dopo quella curva c’è una scaffa». Calcoliamo l’esatta velocità con cui affrontare le varie tipologie di scaffe: ci sono scaffe che devi rallentare e ci sono scaffe che devi accelerare.
Ecco, adesso, Dio non voglia, ma metti che ti appare una scaffa sul ponte elastico. Voglio dire: magari uno piglia il ponte per andare, che ne so, a Reggio Calabria, prende una scaffa sul ponte elastico, abbola, passa davanti agli uccelli che si distraggono alla vista di una macchina volante e sbattono sui piloni e quello poi atterra, che ne so, in Toscana e per andare a Reggio Calabria deve farsi tutta la strada indietro. (Se pensate che stia esagerando, io una volta ho preso una scaffa al 2000 con una Charleston due cavalli 4 e mi sono ritrovato parcheggiato davanti all’edicola di via Leucatia, e il 2000, zona Due obelischi, manco è elastico). In ogni caso, voglio dare un consiglio a Salvini. Se si vuole mettere coi siciliani si perde dalla casa. Burocrazia, problemi, problemoni, studi da rifare (ogni studio da rifare sono soldi), calendari da ricalendarizzare (ci vuole il ricalendarizzatore, altri soldi), insomma qui vogliamo i soldi del ponte ma senza ponte, non perché non ci piaccia il ponte, è perché i soldi ci piacciono, lavorare un po’ meno. Il mio consiglio è: appalti tutto ai giapponesi.
Quelli isolani sono, come noi, hanno i vulcani come noi e sono zona sismica come noi. Hanno anche il vento. Mangiano il pesce crudo come noi che ci ammucchiamo l’insalata di masculini. E anche noi abbiamo il nostro sushi, solo che lo friggiamo e lo chiamiamo arancino. I giapponesi ti montano il ponte in un paio di settimane. E si può anche stare tranquilli con le eventuali infiltrazioni mafiose: quelli hanno la Yakuza, con la katana e le mitragliette, e vedi che un accordo tra loro lo trovano. E soprattutto fanno i ponti antiscaffe. Perché io mi sono letto tutti gli studi di fattibilità. E nessuno, qui, ha pensato alle scaffe.
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