Il leader della Lega Nord tra Catania e la città dello Stretto ha parlato del ponte - «devono decidere i siciliani, per me l'autonomia è questa» -, molto di immigrazione - «le prefetture vanno eliminate» - e delle alleanze politiche in vista delle prossime elezioni: «Noi vogliamo guardare avanti e conto che Berlusconi sia con noi»
Salvini nell’Isola: «Sicilia discarica di clandestini» Chiude le porte a Cuffaro. Proteste a Messina
Ha parlato e sparato a zero sul ponte, sulla presenza dei migranti in Sicilia definendo l’Isola «la loro discarica» e ha ribadito come ritenga che le Prefetture e l’Onu siano enti inutili. Non è andato per il sottile Matteo Salvini durante il suo tour in Sicilia: da Catania a Messina.
Il ponte sullo Stretto? «Devono decidere i siciliani – ha detto a nella città dello Stretto -. Per me autonomia è questa. Per il Sud ci vogliono infrastrutture innanzitutto. Se dovessi intervenire, punterei prima sulle ferrovie, vorrei che chi viaggia in treno in Sicilia non debba metterci dieci ore per poter andare da Trapani a Ragusa e poi parliamo di tutto il resto». Ha fatto tappa alla caserma Gasparro dove dovrebbe sorgere un hotspot (un centro di identificazione per migranti) e qui le sue affermazioni sono state dure: «La Sicilia potrebbe essere la capitale mondiale del turismo invece che la discarica di clandestini che qualcuno sta organizzando – ha affermato -. Qui si deve puntare su turismo, agricoltura, pesca, commercio, industria». E anche nelle altre tappe a Catania ha ribadito la sua ferma opposizione all’accoglienza ai migranti :«La Sicilia è vittima di un’invasione senza precedenti».
Il due giugno «chiederemo agli italiani di festeggiare la Repubblica fermandosi per qualche minuto ognuno nella sua città, nel suo negozio perché rischiamo di lasciare ai nostri figli una guerra civile. Dobbiamo fermarli prima che sia troppo tardi». Per Salvini l’accoglienza ai migranti è solo «un business. Questo è schiavismo. Il problema non è metterne un po’ a Messina o un po’ a Milano: non deve più sbarcare alcun invasore perché rischiamo di portarci la guerra in casa. Dove c’è un amministratore della Lega non si darà alcun permesso e dove siamo all’opposizione venderemo cara la pelle. Diffido i prefetti a continuare a fare gli affitta camere per conto degli invasori. Con sette milioni di italiani in condizioni di povertà l’accoglienza possibile è zero».
Ad aspettarlo a Messina al Palacultura, dove ha incontrato i giornalisti, gli studenti indipendenti dell’ateneo peloritano in sit-in di protesta. «Non possiamo permettere a uno speculatore di questo genere, specializzato nello sfruttare le angosce e le paure dei ceti sociali impoveriti per trarne vantaggi elettorali, di venire a fare qui il suo solito teatrino», sostengono. «Messina non dimentica le frasi offensive contro noi meridionali», hanno ribadito spiegando anche che il loro no all’hotspot «è motivato dalla richiesta di una forma di accoglienza vera e dignitosa per chi già ne ha passate tante, e che adesso avrebbe solo bisogno di una casa».
A Catania Salvini ha definito le prefetture «un ente inutile da chiudere: la prima cosa che faremo quando torneremo al governo sarà cancellarle e restituire pieni poteri ai sindaci». E sul riconoscimento dell’Unesco per la pace alla sindaca di Lampedusa Giusy Nicolini ha affermato «è un premio all’ipocrisia. A Lampedusa ho conosciuto donne che per diventare madri hanno dovuto spendere 15mila euro perché per loro la sanità dell’isola non c’è». E sempre a Catania ha definito «l’Onu un altro carrozzone inutile» al quale, se «io fossi al governo contribuirei con zero euro perché è tanto fumo e poco arrosto».
Durante il suo tour elettorale ha parlato anche di possibili alleanze: «In Sicilia non guardiamo indietro, se qualcuno pensa che il futuro nella Regione passi da Cuffaro ha sbagliato. Noi vogliamo guardare avanti anche a Roma e Berlusconi conto che sia con noi. Siamo disponibili a confrontarci su tutto. Per il momento ci sono le amministrative e noi abbiamo candidati ottimi in diverse città, come Palermo, Genova, Padova, Como, a L’Aquila. Poi parleremo delle politiche. Una cosa è certa: io con il Partito democratico non ho e non avrò mai a che fare».