Salvare i boschi? Volando è possibile

Scrivo in qualità di Presidente della F.I.V.L., Federazione Italiana di Volo Libero, che rappresenta oltre 5000 piloti di deltaplano e di parapendio attivi in Italia. Quest’estate le tragiche notizie di incendi, appiccati, soprattutto per opera di sciagurati piromani in meravigliose regioni del nostro Paese, hanno purtroppo monopolizzato la cronaca. Vorrei segnalarvi un’opera silenziosa, ma estremamente importante, svolta dai “nostri” piloti a favore della prevenzione degli incendi.

Lo spunto trae origine da una osservazione svolta da parte del club di volo libero di Tocco Da Casauria, nelle vicinanze di Pescara. I piloti dello stesso hanno osservato che il comprensorio di monte Morrone, ove si svolge una costante e continuativa attività di volo libero, è sostanzialmente l’unico territorio nel quale non sono scoppiati incendi rilevanti. Il Morrone, che raggiunge i 2060 metri, è una lunga dorsale montuosa che fa parte della catena del Gran Sasso e ne è divisa dal corso del fiume Pescara. Si tratta di un territorio per molti aspetti ancora selvaggio, ricoperto da fitte faggete e raggiungibile solo tramite sentieri escursionistici.

Il fatto che detto territorio sia stato risparmiato dagli incendi non sembra un caso. La FIVL ha efficacemente verificato che i luoghi di volo maggiormente frequentati dai “visitatori del cielo” in deltaplano e parapendio sono stai risparmiati dagli incendi.

La ragione è presto detta. I piloti di deltaplano e parapendio volano a bassa velocità ed a quote relativamente poco elevate in zone per lo più montuose ed impervie. Lo fanno senza motore, silenziosi, perfettamente integrati con l’ambiente naturale che li circonda. Ciò permette loro di svolgere una vera e propria azione collaterale di “pattugliamento” del territorio: un’osservazione dello stesso da una posizione privilegiata ed “unica”.

Noi piloti siamo abituati a scorgere anche il segnale di fumo del più lontano comignolo per capire quale sia la direzione e l’intensità del vento al suolo, nelle varie zone di volo. Siamo i primi ad accorgerci di un focolaio in vaste zone poco popolate. Nel contempo, il nostro modo di volare ci permette di soffermarci sui dettagli del territorio e di mettere a fuoco (ovviamente dal punto di vista visivo), porzioni di territorio altrimenti non visibili.

Nel contempo, questo “pattugliamento” rappresenta un notevole deterrente per i malintenzionati che potrebbero essere individuati da un mezzo silenzioso che si muove sopra le loro teste.

Non si tratta solo di una forma di prevenzione passiva. I membri del Volo Libero Tocco, per esempio, hanno avvistato in volo importanti focolai sulla Maiella e sono stati i primi a segnalarli alle autorità preposte: la tempestività dell’intervento ha evitato il peggio. Si può quindi affermare che il volo libero, oltre ad essere una meravigliosa esperienza di comunione con le forze della natura, si svolge in simbiosi con il territorio.

Pertanto, nello specifico, costituisce un valido fattore di prevenzione e protezioni contro gli incendi. In generale, un mezzo di tutela del territorio.

Tenevo a segnalarLe quanto sopra affinché le persone e le autorità possano, anche attraverso questo scritto, comprendere che i vololiberisti non sono personaggi estremi che possono essere conosciuti dalla cronaca solo ed esclusivamente in caso di incidenti o di exploit sportivi. Si tratta, per lo più, persone serie, preparate, con la testa sulle spalle che amano la natura, pronti a collaborare per la difesa dell’ambiente che frequentano con responsabilità e che con altrettanta responsabilità mirano a difendere.

Avv. Luca Basso – Presidente della Federazione Italiana di Volo Libero


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