I cancelli dell'area archeologica delle Terme greco-romane nel territorio di Aci Catena sono sbarrati per lavori. Incendi e lungaggini burocratiche hanno ritardato la nuova operatività. «Cantiere di nuovo all'opera», assicura il direttore a MeridioNews
S. Venera al pozzo, sito ancora chiuso e minacciato da roghi «Attesa pulizia dei terreni. La riapertura? Speriamo nel 2023»
Tra poche ore Aci Catena saprà chi sarà il nuovo sindaco che dovrà guidare la comunità. Durante la campagna elettorale – in cui non sono mancati i consueti annunci e le ipotesi su nuovi piani per il futuro del territorio – è stata toccata anche la tematica del sito archeologico delle Terme romane di Santa Venera al Pozzo. L’area, che conserva i ruderi dell’antico complesso termale nato nel periodo tardo greco e fiorito durante l’età imperiale, sorge all’interno della Valle delle Aci, zona sottoposta a vincoli paesaggistici. Dal 2019 fa parte del Parco archeologico e paesaggistico di Catania. La competenza, dunque, spetta alla Regione, ma il Comune di Aci Catena, su cui ricadono le Terme, può interagire con gli enti interessati per avanzare iniziative sulla promozione e tutela del sito. Insieme all’antica chiesetta di Santa Venera al Pozzo, risalente al XII secolo, il sito, oltre all’importanza sul piano storico e archeologico, è indicato come potenziale attrazione turistica. Un luogo da preservare se non fosse, però, che i cancelli delle Terme sono sbarrati dal 2019. Il motivo della chiusura è legato ai lavori di ristrutturazione dell’antiquarium, nei cui locali erano conservati i reperti di epoca antica (trasferiti momentaneamente al Polo archeologico di Catania in attesa che le opere siano completate). Inoltre è previsto il completamento di un teatro in pietra.
Con le alte temperature, nelle scorse settimane si è verificato un vasto incendio che ha colpito l’area verde e le sterpaglie. Un pericolo in più per un sito sensibile. A provare a rassicurare sulla riapertura e sulla tutela delle Terme è Lorenzo Guzzardi, archeologo e direttore del Parco archeologico di Leontinoi, dallo scorso aprile è stato nominato direttore ad interim del Parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle delle Aci. «Stiamo facendo di tutto affinché le Terme di Santa Venera al Pozzo riaprano – afferma Guzzardi a MeridioNews – Ci sono stati dei problemi con i finanziamenti che hanno avuto una sospensione temporanea. Adesso abbiamo riconsegnato i lavori alla stessa ditta. Contiamo di riaprire il sito per la prossima stagione estiva». Da quanto affermato dal commissario i motivi dei blocchi dei finanziamenti hanno riguardato semplici questioni burocratiche e non legate a eventuali problemi al cantiere.
A preoccupare maggiormente Guzzardi adesso è il rischio di incendi. «L’area ha bisogno della scerbatura, così da evitare che si verifichino incendi come quello avvenuto qualche giorno fa. A fornire il servizio è il personale della Forestale. Contiamo che le operazioni vengano svolte entro giugno – prosegue – Non sappiamo la natura delle fiamme, ma so che in quella zona nel tempo si sono verificati altri episodi simili». Gli interventi per la valorizzazione del sito sono iniziati oltre dieci anni fa e hanno beneficiato di due finanziamenti provenienti da fondi europei per lo sviluppo regionale (Po Fesr): uno relativo ai progetti degli anni 2007 e 2013 e un altro rientrante nel piano 2014 e 2020. Sulla riqualificazione delle terme sono stati proposti diversi progetti. I lavori in cantiere negli ultimi anni hanno avuto uno stop dovuto al Covid-19. A febbraio 2021, Gioconda Lamagna, ex direttrice del sito, aveva affermato a questo giornale che i lavori alle Terme romane sarebbero stati completati entro la scorsa estate. Ma, dopo un anno, gli interventi sono ancora da ultimare. «Abbiamo predisposto un nuovo Pvr (Piano valutazione dei rischi) – aggiunge l’archeologo – Inoltre ci siamo occupati direttamente di piccoli lavoretti come la manutenzione ai tubi dell’acqua e per garantire funzionalità del personale. All’antiquarium dovrà essere completata la ristrutturazione, si dovranno ripristinare i sistemi d’allarme e poi fare ritornare i reperti nei locali. Nel teatro in pietra, invece, devono essere realizzati i servizi igienici».
Sul fronte dei lavori e le relative lungaggini, un documento regionale del 2018 prevedeva un finanziamento per lavori da completare entro 365 giorni dall’affidamento. In questi anni non sono mancate le critiche al progetto, che avevano fatto notare come il teatro potrebbe non essere conforme al contesto paesaggistico. Ma a questa testata, l’architetto Giuseppe Sciacca, l’esperto che ha seguito i lavori, aveva fugato ogni dubbio. Altro problema del sito, su cui si concentra Guzzardi è poi quello della guardiania. Il personale che dovrebbe occuparsi di sorvegliare i luoghi attualmente è ridotto. I custodi possono garantire una sorveglianza soltanto nelle ore mattutine. «Purtroppo la questione del personale riguarda buona parte deii siti archeologici in Sicilia. Noi stiamo facendo del nostro meglio per far sì che un sito così importante e oggetto di diversi scavi archeologici notevoli riapra al pubblico – conclude Guzzardi – Vogliamo riportare all’interno non soltanto l’attenzione degli studiosi, ma renderlo fruibile a turisti e studenti».