Arrestati i legali catanesi Sergio e Settimo Daniele Rizzo e il loro consulente Sergio Bizzini. Sospesi tre funzionari della partecipata regionale che avrebbero effettuato centinaia di accessi abusivi in cambio di soldi e utilità. Grazie a loro lo studio degli avvocati ha acquisito il predominio
Rottamazione cartelle, la via veloce con la corruzione Patto illecito tra avvocati e dipendenti di Riscossione
«Il privilegio del nostro studio è la celerità». Un collaboratore dello studio legale Rizzo lo dice al telefono senza mezzi termini. Sta parlando con un’altra persona, non indagata, e ammette «agganci» che riescono «subito a trovare carte, cose…». Sono i primi mesi del 2017 e il 31 marzo scade la possibilità di accedere alla rottamazione delle cartelle esattoriali. Una mano santa per chi non ha saldato il conto con Riscossione Sicilia, la società di riscossione della Regione. In buona sostanza, per i contribuenti morosi vengono eliminati gli importi legati agli interessi e si può, quindi, pagare soltanto la cifra originariamente dovuta. Negli uffici è il caos: file lunghissime, centinaia di persone in attesa agli sportelli e tempi dilatati per ottenere i documenti necessari. Ma tutti quei disservizi, secondo il procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro, «non ci sarebbero stati se la burocrazia avesse fatto il suo dovere».
La burocrazia ha il volto di
tre dipendenti di Riscossione Sicilia che avrebbero messo da parte il loro lavoro, per agevolare i due avvocati Sergio e Settimo Daniele Rizzo, padre e figlio, e il loro consulente Claudio Bizzini, ex dirigente della Serit (poi diventata Riscossione Sicilia) di Catania. È in questo contesto che matura l’operazione Gancio eseguita questa mattina dalla Guardia di finanza di Catania, su delega della procura etnea, su un giro di corruzione e accesso abusivo al sistema informatico della partecipata regionale. I due avvocati e il loro consulente sono finiti agli arresti domiciliari, mentre i tre dipendenti della partecipata regionale sono stati sospesi: si tratta di Rosario Malizia (classe 1965), addetto al settore contabilità versamenti e rendicontazione della sede di Messina; Giovanni Musmeci (classe 1957), responsabile delle procedure cautelari ed esecutive; e Matilde Giordanella (classe 1962), addetta al settore notifiche. Gli ultimi due impiegati nella sede di Catania di Riscossione Sicilia. In totale, in appena quattro mesi di indagine, sarebbero circa un centinaio gli utenti che sarebbero stati agevolati. Oltre ai sei soggetti colpiti da misure cautelari ci sono altri 20 indagati per cui la Procura non ha avanzato richieste.
I tre dipendenti avrebbero ottenuto beni e denaro in cambio dei servizi resi non più al pubblico, bensì allo studio privato di via Aldebaran. «In questo momento di bordello, posso avere le carte in massimo una settimana», dice l’avvocato Settimo Daniele Rizzo, intercettato mentre conversa con un altro cittadino. «Ora che c’è il condono che si chiude al 31 marzo – spiega il legale – ci sono migliaia di persone che vogliono questi estratti di ruolo. Tu fai la richiesta, ma non sai se entro il 31 li avrai». Quindi, più facilmente, basta pagare 50 euro, in media, per avere tutto prima. «Se poi andassero per i cazzi loro alla Serit, invece di 50 gli costerebbe a seconda… In base…».
In cambio delle informazioni con la corsia preferenziale,
i funzionari di Riscossione avrebbero avuto una serie di utilità. Oltre a una somma di denaro che andava dai 15 ai 70 euro per ogni accesso abusivo, gli avvocati avrebbero fornito un aiuto – cinque condizionatori e cinque televisori dal valore di cinquemila euro – per l’apertura di un bed and breakfast di un parente di Malizia, lavoratore degli uffici di Messina. «Io ho i condizionatori – spiega quest’ultimo al telefono – Fortunatamente c’è un padrino mio che ci sta pensando lui a comprarli». Il padrino in questione sarebbe Sergio Rizzo. «La gente che ne sa dei sacrifici che ho fatto per vivere con l’avvocato, a partire a mezzanotte – sosteneva il dipendente Malizia intercettato – Sette anni di sacrifici, andare a mezzanotte, andata e ritorno, di notte, di giorno, con l’acqua, con la neve». La figlia di Musmeci invece avrebbe avuto una mano per svolgere il tirocinio nello studio di un fisioterapista, con uno sconto anche sul monte ore: quattro al giorno anziché sei. I tre avrebbero estratto illegalmente informazioni non solo per i Rizzo ma anche per altri soggetti che si sarebbero rivolti direttamente ai funzionari, consapevoli della possibilità di avere un canale veloce e privilegiato.
Ma se il guadagno illecito per i dipendenti infedeli alla fine sarebbe stato poca cosa,
lo studio dei Rizzo avrebbe invece ottenuto importanti ricavi e una posizione di predominio rispetto agli altri colleghi avvocati. Stando a quanto ricostruito dalla Guardia di finanza, era ormai risaputo che chi si rivolgeva a loro aveva molte più chance di esitare positivamente la pratica. Stamattina i militari hanno perquisito lo studio di Settimo Daniele Rizzo e la casa del padre Sergio. Quest’ultima viene descritta dagli investigatori come «una grande villa in cui un’intera era area adibita a ufficio legale, attività svolta da Sergio Rizzo abusivamente nei confronti del fisco. Abbiamo trovato – prosegue il generale della Guardia di finanza Antonio Nicola Quintavalle – uffici attrezzati come disbrigo pratiche con pc, uno schedario enorme, molte visure estratte dal sistema di Riscossione fino al 2018. Segno che il sistema illecito è andato avanti anche dopo la fine degli approfondimenti di indagine».
A dare avvio alle indagini – coordinate dal sostituto procuratore
Fabio Regolo – è stata una serie di esposti presentati dalla precedente gestione di Riscossione Sicilia, quella guidata dall’avvocato Antonio Fiumefreddo, a cui si sono aggiunte altre segnalazioni da parte di avvocati infastiditi dall’anomala velocità con cui i colleghi dello studio Rizzo riuscivano a esitare le pratiche.