Presentato a Catania il nuovo film di Pasquale Scimeca. Si ispira alla novella di Verga, ma pensa ai minori che oggi sono vittime dello sfruttamento. Come i piccoli minatori del Potosì, cui sarà devoluta parte dellincasso - 'Rosso Malpelo', dai banchi alla vita vera di Benedetta Motta
Rosso Malpelo? È cronaca dei nostri giorni
«“Rosso Malpelo” è un film di denuncia sociale nei confronti di chiunque, ancora oggi, sfrutta nel mondo il lavoro minorile». Queste le parole del regista Pasquale Scimeca che lunedì scorso è stato ospite della libreria Cavallotto di Catania, per presentare la pellicola che esce nelle sale cinematografiche della citta.
Si tratta di una storia siciliana dell’Ottocento – il film è stato girato nel parco di Grottacalda-Floristella, oggi sede di un parco minerario – che però potrebbe essere ambientata nel presente di molti Paesi del mondo; nella realta di tutti i bambini costretti a lavorare in condizioni del tutto simili alla schiavitù. La pellicola è parte di un progetto più ampio, curato dal Ministero della Solidarietà sociale, che ha l’obiettivo concreto di aiutare migliaia di bambini boliviani che ogni giorno, come Malpelo, si trovano a soffrire e a volte anche a morire, lavorando in condizioni disumane.
Il film è stato proiettato in anteprima agli inizi di gennaio e non è stato subito distribuito nelle sale. La sua visione, infatti, è stata destinata ai ragazzi delle scuole. Questa settimana sarà proiettato per la prima volta a Catania, presso il cinema Alfieri. Prima dell’incontro in libreria, Scimeca ha presentato la pellicola anche ai ragazzi del carcere minorile. «Il film, anche se tratto da una novella ottocentesca, risulta essere molto attuale – ha affermato il regista –. Ci sono ancora tantissimi bambini del mondo che vengono sfruttati nelle miniere e la produzione, a tal proposito, ha deciso di devolvere l’incasso a favore di un progetto da realizzare in Bolivia, dove ci sono alcune miniere in cui ancora lavorano dei bambini in condizioni disumane».
Più in particolare, l’iniziativa è rivolta ai piccoli di Atocha e Cotagaita, due comuni boliviani del Potosì, regione mineraria tra le più depresse. Qui vengono ancora sfruttati molti minori, che fanno parte di quell’esercito di un milione di bambini e adolescenti minatori di cui parlano le denunce dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Gli utili del film, – grazie anche al contributo degli attori e della troupe, che hanno accettato di essere pagati al minimo sindacale – garantiranno, attraverso un conto aperto presso la Banca Etica, scuola e cibo ai piccoli lavoratori dei due comuni.
Alla conferenza dello scorso lunedì sono intervenuti, oltre al regista, l’attrice Lucia Sardo ed il critico e storico del cinema Sebastiano Gesù. Con loro è stata approfondita la tematica affrontata dalla pellicola ed è stato presentato un progetto che coinvolge le scuole della provincia di Catania. Per un’intera settimana, infatti, diverse scolaresche avranno l’opportunità di assistere alla proiezione, grazie alla collaborazione di Multisala Planet e delle Librerie Cavallotto.
«La cultura nutre anche l’anima. Non è possibile ignorare fenomeni così disumani, soprattutto quando si tratta di tutelare i minori – ha affermato Anna Cavallotto, responsabile della libreria insieme alla sorella ed alla madre –. Negli anni ci siamo impegnati nella promozione di manifestazioni, incontri culturali ed animazione che coinvolgessero i bambini e i giovani di ogni età. Da donne, da imprenditrici, riteniamo che investire nella loro cultura, nella loro tutela e crescita sia un valore aggiunto unico per l’evoluzione della nostra società».