La deputata di Diventerà Bellissima Giusy Savarino parla di legge «necessaria per non perdere i fondi del Pnrr». Critico il Forum per l'acqua e i beni comuni, che ha chiesto di essere ascoltato la prossima settimana
Acqua, all’Ars inizia lavoro sulla riforma del settore Polemica sul testo: «Vuole coprire flop Siciliacque»
Procede spedito il cammino verso il voto dell’Alua della riforma destinata a rivoluzionare gli Ato idrici con la creazione di un Ambito unico regionale, che governerà la gestione delle acque su tutto il territorio regionale. «Abbiamo avviato le audizioni, ascoltato tutti i presidenti degli Ato, da cui sono arrivati suggerimenti senz’altro utili – dice a MeridioNews Giusy Savarino, deputata di Diventerà Bellissima, il partito del presidente Nello Musumeci – Si tratta di un disegno di legge che vuole colmare alcune lacune normative sulle acque e mettere la Sicilia in condizione di accedere ai fondi del Pnrr destinati a reti e servizio idrico, perché al momento rischiamo di non avere parametri necessari».
Il testo della riforma non cancellerà tuttavia gli Ato, ma li trasformerà in subambiti territoriali. «In questo modo – continua la deputata – alcune progettazioni e alcune prescrizioni nazionali potranno essere eseguite direttamente dall’ambito regionale, con un coordinamento unico. Anche se in quest’ultimo periodo gli Ato si stanno mettendo in pari, anche grazie ai commissari inviati dal presidente Musumeci, c’è ancora una situazione di colpevole ritardo». Ultimate le audizioni dei presidenti, la prossima settimana sarà dato spazio alle audizioni delle associazioni di categoria e dei comitati, tra questi anche il Forum siciliano dei movimenti per l’Acqua e i beni comuni, dal primo momento critico nei confronti della rivoluzione del servizio concepita dal governo Musumeci.
«La nostra valutazione resta ancora estremamente negativa – commenta Antonella Leto, rappresentante del Forum – Riteniamo che i nostri sospetti siano rafforzati: il governo ha atteso giugno, la seconda sentenza del Cga in cui si diceva con estrema nettezza che Siciliacque (uno dei più grandi gestori del servizio di fornitura idrica all’ingrosso in Sicilia, società partecipata al 25 per cento dalla Regione e per il 75 per cento in mano a privati, ndr) viene interdetta dalla possibilità di stabilire le tariffe. La Regione si trova così nelle condizioni di fare un disegno di legge cercando di fare quadrare il cerchio attraverso l’Ato unico, nel quale la convenzione di gestione quarantennale di Siciliacque, transita direttamente all’autorità idrica siciliana». La nuova riforma andrà a modificare la legge vigente, la 19 del 2015, eliminando alcuni punti che per gli attivisti sono salienti, come quelli contenuti nell’articolo uno del testo, che prevede che la fornitura dell’acqua in Sicilia non abbia finalità di lucro.
«Da almeno dieci anni chiediamo che venga applicata la legge 19 – continua Leto – Musumeci tenta di avocare a sé, in un unico organismo partecipato da appena due sindaci per ambito territoriale, tutta la gestione del servizio idrico. Abbiamo fatto tante domande in questi anni, per sapere come sono stati usati i 580 milioni di euro stanziati, come sono stati concessi gli appalti e molto altro, ma gli atti sono stati negati sia a noi che alla commissione regionale Antimafia». Risposte negate non solo dal governo in carica, ma anche da quello precedente, guidato da Rosario Crocetta.
Per il Forum, si tratta di un «colpo di spugna al processo democratico più ampio e partecipato che la Sicilia abbia mai visto sull’acqua pubblica, quello che ha dato vita alla legge 19, figlia della proposta di legge di iniziativa popolare dei consigli comunali, promossa nel 2010 da noi insieme a 135 Comuni, rappresentanti della maggioranza assoluta dei cittadini – sottolinea Leto – Un elemento di una gravità inaudita. Ci appelleremo a tutti e se è possibile anche alla magistratura, per capire – conclude – se è possibile avere risposte alle nostre domande».