Rifiuti, verso le penalità per i Comuni inadempienti M5s contro Musumeci, ma aveva avuto stessa idea

Dopo i premi ai virtuosi, le penalità a chi non ha raggiunto le soglie minime previste dalla legge, restandone peraltro nella stragrande maggioranza dei casi lontanissimo. È questa la strada che il governo Musumeci è intenzionato a intraprendere nell’ambito del tentativo di fare crescere la raccolta differenziata in Sicilia.

La volontà verrà descritta, questa mattina, durante un incontro in assessorato, a cui sono chiamati a partecipare i sindaci delle Città metropolitane, i commissari dei Liberi consorzi e soprattutto i gestori delle discariche attive nell’isola. La comunicazione è partita dal dipartimento di viale Campania il 31 dicembre ed è finita anche sui tavoli di tutti i primi cittadini, i principali interessati, considerato che il costo della gestione dei rifiuti ricade sui Comuni e, di conseguenza, sui cittadini. All’ordine del giorno ci saranno due temi: l’ecotassa – altrimenti conosciuta come tributo speciale per il deposito in discarica – e l’addizionale del 20 per cento sui conferimenti negli stessi siti. 

Pur nascendo entrambe per spingere i territori a innalzare la differenziata, si tratta di imposte con storie diverse. La prima è stata introdotta con una legge nel 1995 e prevede che i gestori dei siti di stoccaggio, che poi a loro volta si rivalgono sui Comuni, paghino ogni anno una somma. Il 90 per cento dell’importo va alla Regione, che è tenuta a usarne una parte per attività di recupero di materie prime e per bonifiche, e il resto alle ex Province. La seconda, invece, è disciplinata dal decreto 152/2006, conosciuto come codice dell’ambiente: il legislatore, in questo caso, prescrive che ai Comuni che non hanno raggiunto il 65 per cento entro il 2012 «è applicata un’addizionale del 20 per cento al tributo di conferimento dei rifiuti in discarica». Mentre per quest’ultima in Sicilia si tratterebbe di un debutto, l’ecotassa è in vigore da anni, con cifre che si aggirano tra i sei e i dodici euro a tonnellata

Ad anticipare il tema nei giorni scorsi è stato il Movimento 5 stelle, con una nota in cui accusa Musumeci di volere fare ricadere sui sindaci le inefficienze della Regione. «Se i livelli di differenziata in Sicilia sono mediamente ridicoli, la colpa non è certo dei cittadini, che finirebbero per pagare con un aumento delle tariffe le colpe del governo regionale che non è riuscito a mettere in campo idonee strategie per incentivare la differenziata», si legge nel comunicato a firma dei componenti pentastellati della commissione Ambiente dell’Ars. Un attacco che tira in ballo anche le difficoltà di molti Comuni a riscuotere la Tari e il relativo rischio che, a fronte di servizi scadenti, un aumento possa disincentivare ulteriormente il pagamento del tributo.

Una posizione che, tuttavia, sembra cambiata nel giro di pochi anni. Durante l’era Crocetta, era il 2016, l’Ars approvò infatti un disegno di legge proposta dalla maggioranza che modificava l’ecotassa. Il ddl per larghi tratti ricalcava un testo legislativo ideato dal deputato Giampiero Trizzino, tra i firmatari della nota contro Musumeci. Quella legge, l’anno successivo, fu cassata dalla Consulta che ravvisò una serie di profili di incostituzionalità. Tra i vari commi ce n’era uno, su cui i giudici non obiettarono nulla, che prevedeva l’applicazione dell’aliquota oggi contestata. Lo stesso era presente anche nel ddl di Trizzino. «Noi non siamo contro l’idea che un Comune che non faccia il proprio dovere debba pagare l’addizionale – precisa Trizzino a MeridioNews -. La questione però è che al momento il sistema di gestione, su cui questo governo ha responsabilità, non consentirebbe di gestire una differenziata al 65 per cento. Mancano gli impianti e senza quelli non si possono raggiungere risultati importanti. Ecco – conclude il deputato regionale – non vorremmo che la questione addizionale sposti l’attenzione dal centro alle periferie, facendo ricadere tutte le colpe sui Comuni».


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