Ventiquattro ore prima dell'incendio che ha distrutto venti mezzi della ditta della nettezza urbana, veniva arrestato Roberto Russo, ufficialmente custode della rimessa devastata ma in realtà molto più in vista nella ditta: coordinatore degli operatori ecologici, spesso era lui a intrattenere rapporti per conto dell'azienda con il Comune di Giarre. Viene accusato dalla Procura di associazione mafiosa e di appartenere al clan dei Cursoti. Nel frattempo un nuovo atto intimidatorio ha colpito l'Aimeri a Maletto
Rifiuti, un’altra intimidazione contro Aimeri A Maletto tagliate le gomme a 35 mezzi
A due giorni di distanza dallincendio che a Giarre ha devastato il deposito dellAimeri, la ditta che si occupa di nettezza urbana nei 14 Comuni dellAto 1, arriva un altro inquietante segnale, stavolta da Maletto dove ieri notte 35 mezzi della ditta con sede a Rozzano (Mi) sono stati trovati con le gomme tagliate. La situazione così anziché chiarirsi si fa ancora più intricata. Intanto, però, si registrano alcuni punti fermi.
Non ci sono più dubbi sulla natura dolosa del rogo di Giarre, i carabinieri hanno trovato le taniche di benzina vuote a poca distanza dalla rimessa di via Firenze, nella frazione di Macchia, e la Procura della Repubblica di Catania ha aperto uninchiesta. Titolare del fascicolo è il sostituto procuratore Salvatore Faro.
Secondo particolare: fino a qualche giorno fa, il deposito dove sono andati distrutti i venti mezzi era sorvegliato da un custode, Roberto Russo. Nella notte tra lunedì e martedì Russo viene arrestato insieme ad altre venti persone dalla squadra mobile di Catania, con laccusa di associazione mafiosa e il sospetto di essere un affiliato ad uno dei clan più pericolosi della città etnea, quello dei Cursoti, in fase di riorganizzazione. La Procura ritiene che il gruppo criminale avesse una formazione che operava tra Giarre, Fiumefreddo e Piedimonte Etneo, guidata da Alfio Tancona, pure lui tra i venti arrestati.
Mercoledì notte, quarantotto ore dopo larresto di Russo, qualcuno dà fuoco al deposito rimasto incustodito. Infine, 24 ore dopo, un altro atto intimidatorio colpisce ancora lAimeri. Questa volta a Maletto dove vengono tranciate le valvole dei pneumatici di 35 mezzi per la raccolta dei rifiuti.
«L’amarezza di ieri ha commentato Francesco Rubbino, presidente dellAto Joniambiente oggi si è trasformata in indignazione. Quello che noi dobbiamo fare, insieme alla Aimeri ambiente, cui rivolgiamo ulteriormente tutta la solidarietà possibile, è mitigare i disagi che questi attentati hanno provocato ai cittadini». Ieri, nel frattempo, è ripresa parzialmente la raccolta dei rifiuti nei Comuni di Giarre, Riposto e Mascali, grazie allarrivo di alcuni mezzi da Trapani, dove lAimeri ha il quartier generale siciliano.
Lazienda milanese già nel 2006, allinizio dellattività di raccolta nei Comuni dellAto Ct 1, aveva subito alcuni atti intimidatori. Quindi era seguito un periodo di apparente calma, infine negli ultimi mesi la nuova escalation di violenze. Due giorni fa in unintervista a La Sicilia, il presidente dellAimeri Giovanni Roggero garantiva di non aver mai subito minacce, e senza citare il nome di Roberto Russo, spiegava che «per legge, quando subentriamo ad un’altra ditta nel servizio, siamo tenuti ad assorbire il personale». In realtà Russo non era un semplice dipendente, ma svolgeva il ruolo di coordinatore allinterno dellAimeri. Era lui che presenziava ai vertici operativi con il Comune di Giarre, in rappresentanza della società milanese, e che sedeva a volte accanto al presidente dellAimeri. Incontri di cui si trova ancora traccia sul web. Non lultimo arrivato dunque.
Emergono a questo punto alcune domande: quando è stato assunto Roberto Russo e da chi? Come è arrivato a ricoprire il ruolo di coordinatore degli operatori ecologici? LAimeri ha subito pressioni? Avremmo voluto rivolgere queste domande ai vertici della società, al presidente Roggero e al responsabile per la Sicilia, Orazio Colimberti (ex dirigente dellAmia, la municipalizzata dei rifiuti a Palermo), che tuttavia per tutta la giornata di ieri sono risultati irreperibili.
[Foto di Paolo Costa]