Rifiuti, Nicolò Marino attacca il gruppo Catanzaro: “Basta con le discariche”

Finalmente l’assessore regionale all’Energia, Nicolò Marino (nella foto sotto, a destra), esce gli artigli. Probabilmente costretto ad andare dietro ai tentativi, un po’ goffi, di alcuni personaggi vicini all’attuale Governo regionale, che vorrebbero proseguire a fare affari con l’acqua data in ‘pasto’ ai privati, l’assessore Marino si è invece pronunciato, a chiare lettere, contro chi vorrebbe proseguire la gestione dei rifiuti con le solite discariche.

Insomma, finalmente c’è un assessore regionale che non si spaventa a mettersi contro l’Antimafia militante e roboante, fatta più di parole che di fatti concreti, di Confindustria Sicilia. Finalmente c’è un uomo di Governo che, rivolgendosi al vice presidente degli industriali siciliani, Giuseppe Catanzaro, dice quello che questo giornale scrive da quando è in rete: e cioè che in Sicilia non se ne può più delle discariche: che non si può andare avanti in eterno sotterrando l’immondizia: immondizia che, messa sottoterra, inquina terreni e falde.

L’assessore Marino non risparmia critiche anche a Legambiente Sicilia che, in accoppiata con Confindustria Sicilia, vorrebbe continuare all’infinito con le discariche. In Sicilia la raccolta differenziata dei rifiuti interessa una piccolissima frazione della popolazione. Quasi tutti i rifiuti prodotti da una regione di oltre 5 milioni di abitanti finiscono in discarica. Una follia.

Si dovrebbero cercare metodi alternativi. E, pur fra mille difficoltà e contraddizioni, il Governo nazionale sta provando a imprimere una svolta in questo settore. Quanto meno a creare le condizioni per cambiare rotta. Ma c’è chi si oppone.

Ad opporsi, ovviamente, sono coloro i quali guadagnano con le discariche. Tra questi c’è Giuseppe Catanzaro (foto sotto, a sinistra), vice presidente di Confindustria Sicilia, che dopo essersi impossessato di una discarica pubblica – quella di Siculiana (storia ancora tutta la scrivere che la dice lunga sull’idea di Giustizia che va in scena ad Agrigento e dintorni) – fa da anni il bello e il cattivo tempo. Non è il solo. Oltre a quella di Siculiana, nell’Isola, ci sono altre discariche, qualcuna pubblica, altre private.

Insomma, in Sicilia c’è chi guadagna un sacco di soldi su un sistema folle e antistorico di gestione dei rifiuti. Poteri forti che hanno anche provato a bloccare, solo in Sicilia, l’applicazione di una legge nazionale. Sono Confindustria e Legambiente Sicilia.

Duro il commento dell’assessore Marino: “Deve quindi dedursi che le associazioni in parola non prediligano impianti di riciclo, compostaggio, pirolisi e così via, o meglio, non prediligano che, una volta tanto, li si faccia subito, probabilmente innamorati delle ‘vecchie e care discariche’ come quella che il dott. Catanzaro gestisce in quel di Siculiana. Fortunatamente per i siciliani il Parlamento italiano non li ha ascoltati e il decreto legge è stato convertito, ma sempre più mi rendo conto quanto sia difficile in questa terra di Sicilia passare al nuovo ed abbandonare le vecchie logiche laddove si siano configurati centri di interesse economico come quelli esistenti nel settore dei rifiuti”.

Bisognerà capire, a questo punto, se la posizione dell’assessore Marino – come tutti noi ci auguriamo – è quella di tutto il Governo della Regione, con in testa il presidente Crocetta, o se quella dell’assessore è una posizione isolata.

Per la cronaca, va ricordato che Confindustria e Legambiente Sicilia, nell’estate dello scorso anno, in accordo con il Governo regionale retto all’epoca da Raffaele Lombardo, siglarono a Roma, con l’allora Governo Monti, un bizzarro Piano di gestione dei rifiuti che prevedeva, tra le altre cose, il ritorno ai termovalorizzatori (che lo stesso Governo Lombardo e gli ambientalisti siciliani avevano nei quattro anni precedenti avversato) e la combustione dei rifiuti nei forni delle cementerie siciliane.

Questo giornale – all’inizio in solitudine – fece notare la contraddizione degli ambientalisti siciliani, o presunti tali, che per anni, giustamente, si erano opposti ai quattro termovalorizzatori che il Governo di Totò Cuffaro avrebbe voluto realizzare in Sicilia, per poi convertirsi, in quattro e quattr’otto, alla combustione dei rifiuti nei forni delle cementerie!

Il nostro giornale fece notare un ‘piccolo’ particolare: e cioè che i progetti per i quattro termovalorizzatori prevedevano l’installazione di particolari filtri che avrebbero abbattuto le emissioni di fumi velenosi: filtri giustamente contestati dagli ambientalisti, perché non esistono filtri in grado di fermare la diffusione nell’aria di veleni, soprattutto là dove i rifiuti vengono bruciati senza una selezione a monte.

Da qui la contraddizione degli ambientalisti siciliani: dicevano, giustamente, “no” ai termovalorizzatori, anche se muniti di filtri (che, lo ribadiamo, non servono a nulla se si brucia la plastica), mentre si dichiaravano d’accordo per bruciare gli stessi rifiuti nei forni delle cementerie prive di filtri!

Per fortuna la follia dei rifiuti siciliani da bruciare nei forni delle cementerie è stata bloccata dalla protesta delle popolazioni locali e da alcune forze politiche. Ma se fosse dipeso da Confindustria Sicilia, dal Governo Lombardo e da Legambiente l’operazione sarebbe andata in porto.

Nei primi anni del 2000 si temeva che nei quattro termovalorizzatori finissero tutti i rifiuti, visto che in Sicilia non esiste la raccolta differenziata e il riciclo. Timori assolutamente fondati. Tant’è vero che, ancora oggi, nella nostra Isola, come già ricordato, nel 90 per cento e oltre dei casi, non c’è né raccolta differenziata, né riciclo dei rifiuti. Se i quattro termovalorizzatori previsti per la Sicilia fossero stati realizzati, a quest’ora si brucerebbe la plastica.

“Le parole sono pietre” diceva Carlo Levi. E le parole dell’assessore Marino sono macigni. E segnano un punto di rottura anche all’interno del Governo di Rosario C rocetta. Dove prendono finalmente forma le contraddizioni tra chi vuole realmente cambiare la Sicilia e chi, invece – come Confindustria Sicilia, come Legambiente e come il senatore Giuseppe Lumia (da sempre alleato di ferro di Confindustria Sicilia) – vorrebbe “cambiare tutto per non cambiare niente”.

Segnaliamo che, anche sull’acqua, l’assessore Marino ha iniziato a prendere le distanze dai fautori della gestione idrica privata, avviando un’indagine sugli intrighi – che il nostro giornale denuncia puntualmente da quando è in rete – che caratterizzano la gestione privata dell’acqua in Sicilia.

Ci permettiamo di ricordare che, alla base del dissesto finanziario dei Comuni siciliani ci sono, non a caso, la follia della gestione idrica affidata ai privati e, soprattutto, l’indebitamento degli stessi Comuni con i titolari di alcune discariche private (a cominciare da quella di Siculiana). Aggiungiamo che se la discarica di Siculiana fosse rimasta pubblica, tanti Comuni sarebbero oggi indebitati con una struttura pubblica e non con un provato (le due condizioni non sono la stessa cosa!).

Forse è arrivato il momento di cominciare a fare chiarezza su questi aspetti.

 


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