Lo storico esponente politico della sinistra siciliana, già assessore regionale al Bilancio, si sofferma sulla proposta degli inceneritori rispolverata dal governo Crocetta. E sull'esercizio provvisorio afferma: «Quello che è avvenuto è assurdo. Lo hanno trasformato in una mini-finanziaria. Ma non si può fare»
Rifiuti, la Regione rispolvera gli inceneritori Piro: «Troppe cose strane, contraddizione comica»
«Non capisco perché un consigliere comunale di Palermo debba intascare un’indennità maggiore di un consigliere comunale di Milano. Mi rendo conto che rivedendo il numero e le indennità dei consiglieri comunali non si risolveranno i problemi finanziari della Regione. Però un segnale, da parte della politica, va dato». Così parla Franco Piro, esponente storico della sinistra siciliana. In questo momento, uno degli argomenti più gettonati è rappresentato dai tagli annunciati dall’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, ai consiglieri comunali. A Piro poniamo una domanda: non pensa che questi tagli a carico di consiglieri comunali, assessori comunali e sindaci allontanino ulteriormente i cittadini dalla politica? «La gente, nel nostro Paese, si allontana dalla politica perché la politica non riesce più a dare risposte. Le indennità dei consiglieri comunali c’entrano poco. Il rischio che stiamo correndo è enorme. Perché poi, quando si crea un vuoto nella politica, qualcuno lo va a riempire. Questo, sia chiaro, è un fatto generale. Quanto ai consiglieri comunali – continua – mi debbono spiegare perché riuniscono le commissioni consiliari quattro-cinque volte alla settimana. Penso che certe furbizie debbano finire».
Piro è stato anche deputato di Sala d’Ercole e assessore regionale al Bilancio. In un’intervista di qualche tempo fa, quando la Corte Costituzionale ha ridimensionato il ruolo dell’ufficio del Commissario dello Stato per la Regione siciliana, ci ha detto che questa storia sarebbe finita con un patteggiamento tra governo nazionale e governo regionale, scavalcando la legge. Che è, poi, quello che è successo con la legge sull’esercizio provvisorio: una legge «strana», perché l’esercizio provvisorio, per definizione, autorizza, per un periodo limitato di tempo, il ricorso al Bilancio in dodicesimi. Invece con la recente legge di esercizio provvisorio si autorizzano nuove spese. «In effetti quello che è avvenuto è assurdo – dice Franco Piro -. Hanno trasformato l’esercizio provvisorio in una mini-finanziaria. E questo non si può fare. Ma c’è dell’altro».
Hanno trasformato l’esercizio provvisorio in una mini-finanziaria. E questo non si può fare
Cosa?
«Ad esempio, non ho capito la presenza, all’interno della legge sull’esercizio provvisorio, degli accantonamenti negativi e positivi. Penso all’operazione prevista a valere sul Fondo di sviluppo e coesione. Anche questa è una forzatura che non sta né in cielo, né in terra. Negli anni passati l’hanno fatto con la sanità. Ma lo scenario era diverso».
Si riferisce ai Fondi per le aree sottoutilizzate (Fas) che la Regione siciliana, negli anni passati, ha utilizzato per coprire le spese della sanità?
«Per l’appunto. Ma allora c’era un accordo con lo Stato. Oggi l’accordo non c’è. Oggi si dice che certe spese potranno essere autorizzate solo se si realizzerà l’entrata di circa un miliardo e 112 milioni di euro. Mi chiedo: perché inserire questa forma di accantonamento nell’esercizio provvisorio? E la stessa cosa vale per l’accantonamento negativo di un miliardo e 700 milioni di euro circa: che c’entra con l’esercizio provvisorio?».
Che cosa si dovrebbe fare per evitare l’approvazione di certe leggi, che diventano tali solo perché patteggiate con Roma?
«Penso a un accordo tra governo regionale e ufficio del Commissario dello Stato. Quest’ultimo dovrebbe proporre l’impugnativa. Poi penso a un ufficio dell’Ars per la verifica delle leggi. Quindi una verifica del profilo finanziario dei disegni di legge. A Roma se un disegno di legge non è munito di relazione tecnica sulla copertura finanziaria non va in aula».
Sui rifiuti il governo Crocetta ha rispolverato i termovalorizzatori di Totò Cuffaro.
«Non sono termovalorizzatori ma semplici inceneritori. I termovalorizzatori debbono recuperare almeno il 50 per cento di energia. E per recuperare il 50 per cento di energia bisogna bruciare combustibili e altro».
Allora perché la politica e gli uffici dell’assessorato alle Energie e Rifiuti li chiamano termovalorizzatori?
«Nel caso della politica forse non conoscono la normativa. La burocrazia, invece, fa finta di non conoscere la normativa. Ma anche in questo caso c’è dell’altro».
Ovvero?
«C’è una contraddizione quasi comica. Dicono che in Sicilia c’è l’emergenza rifiuti e la vogliono affrontare con gli inceneritori. Facendo finta di non sapere che per realizzare un inceneritore, con tutte le autorizzazioni legittime che occorrono, passerebbero almeno tre anni».
È forse un modo per fare business con gli inceneritori?
«Questo io non l’ho detto. Però ci sono troppe cose strane attorno ai rifiuti. Nella mia città, ad esempio, da quattro giorni non si raccolgono i rifiuti. Parlo di Termini Imerese. Da noi si fa la raccolta differenziata. Ma è tutto bloccato».
Perché?
«Il Piano d’ambito è pronto. Ma manca una firma».
A noi hanno detto che anche a Termini Imerese vorrebbero realizzare un bell’affare con un inceneritore.
«Purtroppo ne ho sentito parlare pure io».
Non è che la firma al Piano d’ambito nella sua città non viene apposta per creare l’emergenza e realizzare l’inceneritore a Pirolisi?
«Purtroppo lo comincio a pensare anche io».