Intervista all'assessore regionale all'Energia, a un anno dal suo insediamento in viale Campania. Il nuovo piano per la gestione dei rifiuti? «Sbloccando quello che abbiamo già sotto il naso - dice - gli impianti nell’Isola sarebbero più che sufficienti»
Rifiuti, depuratori e discariche: parla Pierobon «In Regione comandano i burocrati non i politici»
«Aiutatemi a continuare a essere un folle». La citazione di don Benedetto Sapienza campeggia nella stanza al nono piano del palazzo di vetro di viale Campania. Lì, a cercare di mettere ordine nel complesso sistema dei rifiuti in Sicilia (ma anche delle acque reflue, degli impianti di depurazione, dell’energia, delle miniere) si trova l’assessore regionale all’Energia, Alberto Pierobon. Il «tecnico di alto profilo» venuto dal Veneto per riorganizzare il dicastero più scomodo dell’intera macchina amministrativa regionale. Ufficialmente in quota Udc all’interno della giunta Pierobon, a giorni, spegnerà la prima candelina dal suo insediamento. Ci tiene a sottolineare la sua trasversalità rispetto alle forze politiche, «anche perché – afferma – per risollevare questo settore serve senso di responsabilità da parte di tutti».
Al momento del suo insediamento, qual era il settore maggiormente in crisi?
«Sinceramente pensavo i rifiuti, in realtà era un disastro dappertutto».
Spesso si è detto che uno dei problemi di questo assessorato sia quello di avere un unico dipartimento per cui, per andare dietro alle emergenze dei rifiuti, si sarebbero tralasciati i temi dell’acqua e della depurazione.
«Certamente dividere gli uffici aiuterebbe, ma sarebbe riduttivo attribuire i ritardi accumulati negli anni a un aspetto comunque secondario. Questo palazzo era da riorganizzare, ben al di là della richiesta di un secondo dipartimento, che pure sarebbe utile».
Da dove è partita questa riorganizzazione?
«Non esagero nel dire che è ripartita dall’abc. Dall’organizzazione della portineria, dalla tracciabilità degli ingressi nell’assessorato, dal fare in modo che nessuno si sentisse autorizzato a entrare in queste stanze a qualunque ora del giorno. O della notte».
Nonostante la Sicilia continui a pagare multe all’Ue sia sul fronte della depurazione che dei rifiuti, i due ambiti ancora non decollano. Perché?
«È la burocrazia il vero problema. Spesso passano anche anni per concludere un iter autorizzativo, ottenere una procedura Via è un calvario. Così diventa tutto difficile»
A distanza di un anno dal suo insediamento possiamo dire che la Sicilia ha (quasi) un piano di gestione dei rifiuti.
«Proprio qualche giorno fa, abbiamo presentato la check list al ministero. Dopo l’ok da Roma bisognerà attendere quello di Bruxelles, ma siamo fiduciosi. È un piano snello, essenziale, a cui ho lavorato a lungo e che auspico possa davvero mettere ordine nel caos».
Caos legato alla differenziata che non decollava, ma anche agli impianti.
«Per essere più precisi, la Regione fino a un anno fa non sapeva quali e quanti fossero tutti gli impianti presenti nel territorio regionale».
E oggi?
«Oggi non soltanto lo sappiamo, ma sappiamo anche che tra impianti pubblici, impianti che nell’arco di due anni si possono mettere in funzione e autorizzazioni viaggianti, l’offerta supera già la domanda».
Autorizzazioni viaggianti?
«Sì, intendo pratiche già presentate e che sono rimaste imbrigliate in uno dei tanti anelli concatenati della burocrazia. Sbloccando quello che abbiamo già sotto il naso, gli impianti nell’Isola sarebbero più che sufficienti»
Intanto la differenziata, lentamente, aumenta.
«Quantitativamente sì, qualitativamente non ci siamo ancora. Forse nei piccoli Comuni va un po’ meglio, ma nelle grandi città è decisamente migliorabile, soprattutto la frazione umida».
Grandi città in cui, tra l’altro, la raccolta differenziata non decolla. Che idea si è fatto? Difficoltà logistiche o scarsa volontà politica.
«Io credo che nelle grandi città esista la coesistenza di più problemi, non riconducibili a un solo responsabile. Sarebbe semplicistico».
E la Sicilia non è certo terra incline alle semplificazioni.
«No. Però, credo che dovreste indignarvi di più, quello sì».
Anche perché in questo contesto, i privati…
«Io la chiamo prateria. La gestione dei rifiuti in Sicilia è stata una prateria in cui i privati si muovevano quasi in maniera anarchica».
Chi ha consentito questa anarchia?
«No, non pensate alla politica. Anche lì, sarebbe guardare al dito e non alla luna. La politica qui conta poco. In Sicilia comanda la burocrazia».