L’Ars salva Antonello Cracolici. Con 13 voti favorevoli, 50 contrari e 7 astenuti si è chiuso il lungo dibattito d’aula sulla mozione di censura all’assessore regionale all’Agricoltura, condannato in primo grado dai magistrati contabili per alcune spese riferite alla scorsa legislatura, quando Cracolici era a capo del gruppo Pd a Palazzo dei Normanni.
«Oggi si celebra l’attaccamento alla poltrona», ha detto il deputato pentastellato Giorgio Ciaccio (primo firmatario della mozione), intervenendo in aula. «Ci sono dei magistrati – ha sottolineato Ciaccio – che hanno smontato la sua difesa e l’hanno condannata. Una persona condannata da parte di un’istituzione può rappresentarne un’altra? C’è chi tende a sminuire, chi dice che è una condanna in primo grado, ma qui c’è una questione etica da valutare: i rappresentanti devono onorare in maniera onesta le istituzioni e non ledere la loro immagine». L’atto di accusa di Ciaccio è poi proseguito snocciolando i numeri che la Corte dei Conti ha messo nero su bianco nella sentenza: «Leggo che lei ha speso 49mila euro per regali, gratifiche, brindisi. Ho letto di 180mila euro per due contratti di leasing per due auto blu. Ho letto di 5mila euro per celebrare la giunta Lombardo. Nella sentenza si legge ancora di contributi al partito».
Secca la replica della capogruppo Pd, Alice Anselmo, secondo cui il Movimento 5 Stelle soffrirebbe di una «sindrome da mozione: ne ha presentate in continuazione contro il governo e i suoi assessori probabilmente per un bisogno di visibilità che serve a tentare di coprire le loro carenze parlamentari. Ci sono regole certe nel nostro sistema legislativo che stabiliscono se e quando un amministratore può mantenere il proprio ruolo, o meno: basta questo – ha concluso Anselmo – per rispedire al mittente le accuse strumentali del Movimento 5 Stelle».
Insomma, «una barbarie inaccettabile» secondo il governatore Crocetta, intervenuto in difesa del suo assessore. «Diversa – ha sottolineato il primo inquilino di palazzo d’Orleans – era la posizione dell’assessore Sgarlata, che qualcuno ha tirato in causa. Lì la questione era politica, ai miei assessori chiedo sobrietà». Infine Cracolici, che nella sua arringa difensiva ha sottolineato come la sua colpa sia stata «quella di avere fatto il capogruppo del mio partito, è divenuta una responsabilità di danno erariale. Non una delle spese a me contestate dalla Corte dei conti è riferibile alle mie spese personali, non una delle spese sostenute dal Pd è stata fatta al di fuori delle regole».
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