Poco prima della mezzanotte di ieri è arrivato il sì del Consiglio comunale al bilancio consuntivo dell'anno passato. Oltre a chi ha scelto per approvare il documento, in quattro hanno votato no e due si sono astenuti. Manlio Messina e Sebastiano Arcidiacono, intanto, annunciano ricorsi per sostenere l'illegittimità della votazione
Rendiconto 2016, approvato con 16 voti favorevoli L’assessore al Bilancio: «Un atto di responsabilità»
Sedici sì, quattro no e due astenuti. E così il Consiglio comunale, poco prima della mezzanotte di ieri, ha votato il Rendiconto 2016. Con un parere dei revisori dei conti arrivato oltre metà luglio e la richiesta della procedura d’urgenza sollecitata dall’assessore al Bilancio Salvatore Andò per garantire i finanziamenti ministeriali a Palazzo degli elefanti. Milioni di euro necessari per pagare stipendi dei dipendenti e servizi, e il cui arrivo era vincolato all’approvazione del bilancio consuntivo dell’anno trascorso. «Vi chiedo un atto di responsabilità politica», dice Andò all’inizio della serata. Cominciata con quasi mezz’ora di ritardo, tra le proteste dei consiglieri presenti e l’ironia di chi contava i posti a sedere occupati. Già martedì era venuto a mancare il numero legale e ieri, in aula, c’era qualche dipendente comunale. Una pressione neanche troppo lieve, evocata con la convocazione d’urgenza: «I mancati trasferimenti impedirebbero i pagamenti del mese di luglio», sottolineava il componente della giunta guidata dal sindaco Enzo Bianco.
«La mancanza dei tempi necessari impedisce la votazione dell’atto», tuona il vicepresidente vicario del senato cittadino Sebastiano Arcidiacono (gruppo misto). «Forse, a questo punto – continua – sarebbe bene proporre di abolire direttamente il Consiglio comunale, visto che alcuni colleghi vogliono votare per fede. Io mi rivolgerò a un’autorità terza». Con la fretta degli ultimi giorni, lo studio del documento – dicono molti degli eletti – è stato impossibile. «Ma c’è il parere favorevole dei revisori dei conti», replicano altri nei corridoi. In aula, però, i toni non sono troppo accesi. «Boccio e boccerò, perché la mia è una presa di posizione politica», annuncia Sebastiano Anastasi (Grande Catania, all’opposizione). Ad alzare la voce è pure Manlio Messina, che interviene in aula dopo che già, nelle scorse ore, aveva precisato l’intenzione di fare ricorso al Tribunale amministrativo regionale contro l’eventuale approvazione della delibera. «La responsabilità è solo del sindaco Bianco, dell’assessore al Bilancio e di tutta la sua giunta che esercitano pressioni per nascondere le irregolarità dei conti comunali», ha detto il capogruppo di Fratelli d’Italia.
In mezzo a chi si arrabbia c’è chi sorride. «In principio era stato il contratto di servizio Multiservizi», inizia Niccolò Notarbartolo (Pd). E, dai loro scranni, gli assessori Andò e Rosario D’Agata prevedono un lungo intervento. «In quella circostanza ci era stato detto che avevamo sulle spalle gli stipendi di centinaia di padri di famiglia. Poi la stessa cosa col contratto Sostare: ancora centinaia di padri di famiglia. Adesso abbiamo sulle spalle quattromila dipendenti comunali, tutti padri di famiglia. Prendo atto che bastano i dipendenti del Comune e quelli delle partecipate a risolvere il problema demografico in città». Dall’altra parte dell’aula, a correggere il tiro interviene il consigliere di Catania Futura Carmelo Coppolino: «Bastano loro e Catalano», dice. Il riferimento è alla numerosa famiglia di Giuseppe Catalano (Articolo 4). Ridono in molti, giunta compresa. Anche Enzo Parisi, presidente della commissione Bilancio, seduto nei pressi di Coppolino, prova a giocarsi la carta della simpatia: «Volevo annunciare che sono il fautore della sottoscrizione per mandare sindaco e giunta a Lourdes», afferma. Alcuni si guardano perplessi. La seduta va avanti per un’altra ora, ma l’esito è scontato. «Il Consiglio approva» è la formula di rito, nonostante tutto.