In Sicilia il Terzo settore chiede attenzione e per questo si rivolge ai candidati alla presidenza della Regione. A prendere l’iniziativa sono i Centri di servizi per il volontariato presenti a Catania, a Messina e a Palermo. Enti che, per mandato istituzionale, supportano e conoscono da vicino il grande valore che le associazioni e le realtà no-profit svolgono nei territori. A beneficiarne, del loro impegno, sono soprattutto le comunità locali. In Sicilia si tratta di un fenomeno che ha proporzioni rilevanti con circa 2800 enti senza contare le imprese sociali. Un movimento di partecipazione che coinvolge in maniera attiva decine di migliaia di persone che fanno dell’interesse pubblico il loro interesse, collaborando anche con gli enti pubblici. Per questo i Centri di volontariato siciliani indicano alcuni punti da inserire nell’agenda del futuro governo regionale: cogliere appieno i valori e la visione che muovono il Terzo settore.
Non si tratta solo di gente che si attiva per emotività, filantropia o bontà d’animo ma punta soprattutto a trasformare i rapporti sociali per far prevalere gli interessi comuni rispetto a quelli di parte, per cambiare i meccanismi dell’economia e del potere che creano sopraffazione, spreco, mancanza di cura e di protezione, sottosviluppo, solitudine, povertà e abbandono. Dare spazi e possibilità di interlocuzione e verifica ai cittadini. Il Terzo settore può dare una mano agli amministratori nei processi partecipativi di programmazione e di attuazione. I tempi accelerati del PNRR non devono indurre a trascurare questo aspetto. Agevolare e semplificare, in tal senso, i processi di co-programmazione e co-progettazione fra Terzo settore siciliano e amministrazioni pubbliche, ciò in attuazione di quanto sancito dal Codice del Terzo settore e dalla recente giurisprudenza.
Potenziare e supportare la crescita e la qualità del Terzo settore siciliano e, in particolare, del volontariato. Evitare che la prossima amministrazione regionale possa avere la tentazione di procedere per interventi estemporanei, perché così si disperderebbero risorse ed energie preziose. Piuttosto, sono necessarie politiche strutturate di supporto allo sviluppo della cittadinanza consapevole, della solidarietà diffusa, della partecipazione civica attiva.
Valorizzare a fini sociali il grande patrimonio dei beni confiscati alle mafie: contribuendo a snellire le procedure di affidamento al volontariato e alle realtà sociali qualificate; detassando la gestione di questi beni dalle imposte per i servizi degli enti locali; favorendo e incentivando regolamenti comunali e patti di cogestione fra pubblico e privato sociale non profit. Promuovere il volontariato giovanile pure attraverso il riconoscimento delle competenze maturate nell’impegno per gli altri e per la società. Contribuire per la propria parte all’attuazione della Riforma del Terzo settore.
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