Nella lista presentata nel collegio palermitano, il partito ha inserito il nome di Onofrio Figuccia specificando che lo si potrà votare anche chiamandolo con il nome del deputato transitato nell'Udc di Lorenzo Cesa. Il caso è un po' diverso rispetto a quelli di Sammartino e Barbagallo che cercano di ovviare all'ignoranza di alcuni
Regionali, la polpetta avvelenata di Miccichè a Figuccia In Forza Italia viene candidato un Onofrio detto Vincenzo
«Onofrio detto Vincenzo». Più che un secondo nome o un nomignolo, una polpetta avvelenata. È quella che Gianfranco Miccichè avrebbe preparato per Vincenzo Figuccia, deputato uscente e candidato oggi nella lista dell’Udc, dopo l’uscita da Forza Italia.
A farci caso due giorni fa erano stati in molti. Nell’elenco dei nomi presentati dal partito di Silvio Berlusconi al collegio di Palermo ne spiccava uno, quello di Onofrio Figuccia. Messo in dodicesima posizione, per votare l’aspirante deputato i palermitani potranno scrivere il suo nome, chiamandolo Onofrio ma anche Vincenzo. Forza Italia, infatti, ha previsto la dicitura «detto Vincenzo» nella compilazione dei moduli consegnati alla Corte d’appello. Ciò di fatto renderà valide le preferenze di quegli elettori meno aggiornati sulle beghe politiche che, all’interno della cabina, vorranno votare il vero Vincenzo Figuccia, convinti di trovarlo ancora in Forza Italia.
In questo caso, quindi, non si sarebbe soltanto davanti a un escamotage per rischiare di perdere voti a causa dell’ignoranza di chi non sa come scrivere correttamente il nome del proprio candidato – si pensi agli esempi di Luca Rosario Luigi, Sammartino detto “San Martino”, detto “Martino” e detto “Di Martino o dell’assessore uscente Anthony Barbagallo detto Entoni – ma di una trovata per attirare a sé i voti di chi ha abbandonato il partito.
«Non ho bisogno né di sosia né di omonimie – si legge in una nota di Figuccia -. Forse una controfigura la cerca in Forza Italia proprio Gianfranco Miccichè che certamente non ha candidato un suo clone ma proprio se stesso, con i suoi quasi venticinque anni di politica che poco e niente hanno giovato alla Sicilia».
Il rapporto tra Miccichè e Figuccia è andato deteriorandosi nelle settimane che hanno portato alla decisione del centrodestra di candidare alla presidenza Nello Musumeci. Quest’ultimo, in un primo tempo osteggiato dal commissario forzista, aveva trovato sostegno in Figuccia, che aveva sfruttato l’indecisione dentro Forza Italia – dove per settimane è rimasta in ballo la candidatura a governatore di Gaetano Armao – per lanciare un attacco al rivale. «Micciché faccia un bagno di umiltà. Altrimenti Berlusconi ce lo tolga definitivamente dalle strade della politica siciliana», aveva detto Figuccia ad agosto, nel corso di una conferenza stampa disertata dallo stesso responsabile di Forza Italia.
Da allora di tempo ne è passato e Figuccia – che cinque anni fu eletto con l’Mpa per poi entrare nel partito di Berlusconi – ha abbracciato Lorenzo Cesa nella speranza di riunire quanti più democratici possibili sotto lo scudo crociato. Per il prossimo mese, tuttavia, lui e Miccichè rimarranno alleati. Anche se a separarli ulteriormente adesso c’è anche un Onofrio.