Il piano del presidente dell'Ars: «Riproporre le larghe intese nazionali del modello Draghi per il bene della Sicilia». Ma nessuno, dall'M5s al Pd, passando per Cento Passi per la Sicilia, sembra avallare l'idea. Senza però avere l'accordo su una contro-proposta
Regionali, intenzioni (ancora incerte) del centrosinistra Dialoghi e fughe, sotto lo sguardo di Miccichè e De Luca
A ridosso delle elezioni amministrative e a un anno dalle Regionali, Gianfranco Miccichè sembra tenere in mano più di un filo di quelle che saranno le future alleanze per l’appuntamento clou del 2022. «Mi esalterei se fosse vero, mi tranquillizzo perché non è vero», risponde alla provocazione il presidente dell’Ars contattato da MeridioNews. Ma, in realtà, Miccichè rischia davvero di diventare colui che detta la linea per il prossimo appuntamento elettorale in Regione. O, almeno, questo fanno presagire le premesse. Che vedono il centrodestra alle prese con le ambizioni dell’attuale governatore Nello Musumeci e il centrosinistra che promette di compattarsi perché solo così sarà possibile evitare un bis degli avversari di sempre. Il proposito del presidente dell’Ars, tra le fila di Forza Italia, è quello di costruire «un modello Draghi siciliano, perché è l’unica strada praticabile – prosegue -, non per mie velleità politiche o posizioni di partito, ma per il bene del Paese». Ma la soluzione non entusiasma tutti. Il punto dolente sarebbe la Lega. «Non capisco il perché – si chiede Micciché – se sono alleati in Parlamento, le larghe intese non possano riproporsi in Sicilia?».
Dal Movimento 5 stelle ai Cento Passi per la Sicilia di Claudio Fava, però, la quadra proposta da Miccichè fa storcere il naso a tutti. Compreso il Partito democratico. Il segretario regionale Anthony Barbagallo, ospite all’assemblea pubblica di Sicilia Vera – il partito autonomista che ha lanciato la candidatura di Cateno De Luca a presidente della Regione e che ha scatenato le ire di Musumeci – ha ribadito che «il dialogo è possibile ma non con chi è, e continua a stare, con Musumeci e con la Lega». Prima ancora è stato Claudio Fava ad avanzare la propria candidatura e a mettere all’angolo le forze di centrosinistra ma, anche in quel caso, il Pd ha rilanciato con la proposta di una candidata donna.
In mezzo ci sono due eventi in cui, sebbene con numeri poco considerevoli, si è riunito tutto il centrosinistra: quello al cortile Platamone di Catania e la festa dell’Unità a Palermo. Con qualche puntata extra, da Miccichè a De Luca: il primo ospitato alla festa dell’Unità palermitana, «una situazione davvero imbarazzante» secondo Antonio Rubino, coordinatore regionale di Left Wing, corrente Dem che fa capo a Matteo Orfini; il secondo che, come ricordato, ha ospitato il segretario regionale del Pd all’assemblea di Sicilia Vera. Di certo ancora qualche tassello deve essere messo al suo posto.
«La mia candidatura è stata messa al centro del dibattito ad aprile a seguito di un ragionamento politico e non autoreferenziale», sottolinea il leader di Cento Passi per la Sicilia. «Fava, che io stimo e apprezzo – replica al nostro giornale la consigliera regionale all’Ars Gianina Ciancio del M5s – ha tutto il diritto di fare questa fuga in avanti, ma deve capire che gli altri partiti hanno un’organizzazione e tempi di decisione diversi dal suo». Ma l’attuale presidente della Commissione regionale antimafia non ci sta. «Rispetto le organizzazioni di tutti, ma il tempo non è una variabile indipendente e poi pazienza se la decisione arriverà fuori tempo massimo – dice convinto Fava -, continuo a pensare che con le spaccature del centrodestra sia questo il momento di costruire un’idea alternativa». Tra le righe, ci sono le primarie. «Nessuno pretende di essere candidato a prescindere – afferma Fava -, se si ritiene necessario un confronto attraverso le primarie sono disponibile, però ci deve essere un candidato la cui scelta non si basi sul genere o sul segno zodiacale», ironizza.
«Siamo il partito più importante del centrosinistra e la casa delle primarie – sostiene Barbagallo a MeridioNews – se gli altri le condivideranno, le faremo». I tempi, eventualmente, però sono ancora da definire. «L’importante – commenta Fava – è che ci si misuri per tempo, i però senza alternative non sono utili alla causa». In merito alle esternazioni di Miccichè che vorrebbe un campo largo in salsa Draghiana, Fava non usa mezzi termini: «Il richiamo è semplicemente ridicolo, perché la maggioranza nazionale si è costituita in un momento di emergenza e attorno a un uomo che non rappresenta nessun tipo di compagine politica».
Una posizione condivisa tanto da Barbagallo quanto da Ciancio che, all’ipotesi di larghe intese sul modello nazionale, oppongono un «no» secco. «Nel centrosinistra c’è un’interlocuzione in atto e dialoghiamo da tempo con loro – dice Ciancio – Bisogna ancora capire tante cose, partendo prima di tutto dai temi che condividiamo e approfondirli punto per punto». Perché, prosegue la deputata regionale, «stiamo facendo l’errore di concentrarci troppo sul Pd. Noi e loro siamo due degli attori principali ma non gli unici». Insomma, per Ciancio, «non c’è solo il Pd». Così come per Barbagallo «il Movimento non fa parte del centrosinistra. Per le Amministrative abbiamo solo avuto l’ambizione di estendere il perimetro al Movimento e il modello è decollato». Escludendo fermamente di potere scendere a patti con il Carroccio siciliano.